La politica agricola della Cee non rafforza le piccole imprese

La politica agricola della Cee non rafforza le piccole imprese A colloquio con Giuseppe Maspoli, presidente dell'Esap La politica agricola della Cee non rafforza le piccole imprese «Il sistema dei prezzi minimi arricchisce soltanto quelle grandi» TORINO — Il Trattato di Roma, con il quale venne istituita la Comunità Europea, stabiliva tra i suoi princìpi fondamentali la difesa del reddito degli agricoltori, ma anche la tutela dei consumatori (sono 260 milioni, diventeranno più di 300 con l'estensione della Cee a Grecia. Spagna. Portogallo), con pressi equi all'interno della Comunità. Tutto ciò è avvenuto? Lo chiediamo al prof. Giuseppe Maspoli, presidente dell'Esap (Ente sviluppo agricolo Piemonte), docente universitario, esperto in programmazione e candidato alle elezioni europee nelle liste del partito socialista. "La Cee ha molti meriti, però, impostata com'è oggi, si limita soprattutto a spostare risorse dai ceti più poveri dei consumatori alle categorie più ricche degli agricoltori». — Cioè, i cittadini, acquistando carne, latte, zucchero, sovvenzionano le aziende agricole più moderne? «Praticamente è così. La politioa agricola comune non è riuscita a risolvere i problemi di fondo dell'agricoltura. Con il sistema dei "prezzi minimi garantiti"si resta a livello di sopravvivenza per le piccole imprese agricole, mentre quelle più grosse e meglio organizzate si arricchiscono!'. (Il prezzo minimo garantito è calcolato in base ai costi di produzione delle piccole aziende, n.d.r.). — Nel nostro Paese, poi. la situazione è particolarmente sfavorevole. «Nelle zone dove dominano le piccole imprese, come appunto in Italia, questo tipo di politica non fa nulla per trattenere i giovani nelle campagne o per ridurre le superfici incolte». — In quali altri modi viene danneggiato il consumatore, in nome d'una falsa difesa dell'agricoltura? «Con la difesa dei prezzi interni Cee, che si mantengono artificiosamente più elevati di quelli internazionali. Ciò avviene imponendo dei prelievi (cioè dazi) sulle merci agricole provenienti da Paesi terzi; queste tasse, che a volte fanno anche raddoppiare i prezzi, le paga naturalmente il consumatore. E si tratta di imposte sommamente inique, perché indirette, cioè pagate in egual rnisura dal povero e dal ricco». — Eie distruzioìii di frutta? «E' un aspetto ripugnante del sistema. Quando i prezzi scendono sotto un certo livello, interviene l'Aima (Azienda di Stato per i mercati agricoli) in Italia — e negli altri Paesi organismi analoghi —, ritira i prodotti pagando agli agricoltori il prezzo convenuto, e poi distrugge. Tutto ciò, al fine di mantenere prezzi elevati». — Che cosa si potrebbe fare per ovviare a questo sistema? «Il consumatore dovrebbe pagare in proporzione al proprio reddito, per sostenere l'agricoltura, e non sui prezzi dei prodotti alimentari. Inoltre, la semplice difesa dei prezzi non è sufficiente: bisogna riformare le strutture agricole, per mettere l'agricoltura in condizione di produrre a costi inferiori: questo è il vero punto da risolvere e rappresenta anche l'interesse del consumatore». — Finora abbiamo visto le colpe della Cee. E quelle dei nostri governi? «Sono enormi. In Italia è sempre mancata una politica economica per l'agricoltura: ci sono state solo politiche sociali e assistenziali, giuste, ma insufficienti perché è stato trascurato il problema più importante, cioè quello economico». — Che cosa significa «politica economica per l'agricoltura»? «Ad esempio, migliore organizzazione di mercato tra i produttori agricoli. Prendiamo come riferimento la campagna promozionale dei pompelmi, fatta dagli israeliani. (Il pompelmo disseta, fa dimagrire, eccetera). Le nostre arance non sono da meno, e la Cee ci ha anche assicurato dei fondi (60 lire il chilo) per far pubblicità ai nostri agrumi. Ma non si è fatto nulla, i soldi non sono stati utilizzati e quando le arance non si vendono vengono gettate sotto le ruspe». Livio Burato

Persone citate: Giuseppe Maspoli, Livio Burato

Luoghi citati: Grecia, Italia, Piemonte, Portogallo, Roma, Spagna, Torino