Chirurgo ricercato per le Br a Genova di Remo Lugli

Chirurgo ricercato per le Br a Genova Chirurgo ricercato per le Br a Genova È il prof. Sergio Adamoli, figlio dell'ex senatore pei: sarebbe suo un piano di pronto soccorso per terroristi trovato in via Gradoli a Roma - Ieri un altro arresto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — L'operazione antiterrorismo, che aveva preso l'avvio nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana con il blitz degli uomini del generale Dalla Chiesa va completandosi. Si sono conosciuti i nomi dei due latitanti per i quali i magistrati genovesi avevano spiccato mandato di cattura assieme a quelli per gli altri tredici presunti brigatisti poi'arrestati. Uno di questi due è stato tratto in arresto ieri mattina, all'uscita dall'Italcantieri di Sestri Ponente dove lavorava. E' Lorenzo La Paglia, 27 anni, fratello di Paolo, infermiere, già in carcere da giovedì. n secondo è quel «nome grosso» di cui si sussurrava: il prof. Sergio Adamoli. 45 anni, chirurgo dell'ospedale San Martino, specializzato in chirurgia toracica, figlio dell'ex senatore comunista Celasio defunto nel 1978. Adamoli è latitante dal febbraio scorso da quando il suo nome figurò per la prima volta in un rapporto della Digos. A Genova erano stati smarriti da brigatisti distratti due borselli e una borsa. Le indagini avevano permesso di stabilire che su alcuni documenti contenuti in questi borselli la calligrafia era di Adamoli. Ma non solo: nel covo di via Gradoli, a Roma, s'era trovato un progetto di pronto soccorso di emergenza, ovviamente clandestino, per terroristi feriti, e se ne era data la paternità al professor Adamoli. Egli era quindi stato indiziato di reato, ma prima che glielo si potesse contestare era scomparso. Sempre nella giornata di ieri è stato tramutato in arresto il fermo di Vincenza Siccardi, 30 anni, legata sentimentalmente a Gianfranco Faina, docente della Facoltà di lettere, ideologo di «Azione rivoluzionaria». La Siccardi aveva già scontato due anni di carcere perché sorpresa, qui a Genova, mentre trasportava una bomba. Anche per la donna, come per il La Paglia e l'Adamoli. l'imputazione è quella solita di partecipazione a banda armata, •organizsa zione autodefinitasi brigate rosse' (non di costituzione: quindi non sarebbero api, ma gregari). Un consigliere dell'ufficio Istruzione ci diceva ieri: «Non enfatizziamo l'operazione in corso, ma non sminuiamola neppure. Abbiamo agito su fatti e su cose concrete, non perseguiamo nessuno per questioni ideologiche-. Oggi, finalmente, dovrebbe venire da Palazzo di Giustizia una parola ufficiale sulle reali dimensioni dell'inchiesta. Ci sono ora in carcere 18 persone e ieri, per quanto si è saputo, sono partite 19 comunicazioni giudiziarie a persone nelle cui abitazioni in questi giorni erano state effettuate perquisizioni. Tre dei diciotto arrestati, Enrico Chiossone, Andrea Tassi, Claudio Bonamici, hanno una imputazione diversa, che riguarda soltanto il possesso di armi o di esplosivo e quindi la loro posizione sarà stralciata dall'istruttoria principale. In casa Bonamici, ad esempio, è stata trovata cheddite, un esplosivo dello stesso tipo che fece saltare in aria il 4 agosto '77 due terroristi a To-; lino, il cileno Marin Pinones e Aldo Di Napoli, e che servi per compiere, pure a Torino, il 18 settembre '77, l'attentato a La Stampa. Due azioni legate all'organizzazione «Azione rivoluzionaria» di cui Faina era il leader nazionale. Siamo stati, ieri, alla facoltà di Lettere, in via Balbi 4, per raccogliere qualche impressione sui fatti di questi giorni. A Lettere, come s'è detto, apparteneva il prof. Gianfranco Faina, che insegnava storia dei partiti politici e che è latitante da un anno e mezzo; e apparteneva Enrico Fenzi, docente di letteratura italiana che è fra gli ultimi arrestati, assieme a Luigi Grasso, allievo di Faina e assiduo frequentatore della sede universitaria anche dopo la laurea, nel gruppo degli estremisti di sinistra. I muri dell'atrio sono fitti di scritte a spray, a pennarello, che s'intrecciano, si sovrappongono. E c'è anche, sul retro di un cartellone porta-manifesti, un grande disegno raffigurante un terrorista che spara a un poliziotto. Si avverte tra i docenti molto stupore per gli arresti. Dice il prof. Giovanni Rebora, comunista, docente di Storia agraria medievale: • Fenzi non ha mai manifestato posizioni violente. Lui un pistolero? Io non gli avrei nemmeno affidato un uovo per paura che lo lasciasse cadere.. Di Faina dice: .Comesi fa a capire se la gente ha una doppia vita? Io non ho mai da¬ tdgfcl$uqlecIanicmn tò importanza alle scalmane degli universitari. C'era un gruppetto intorno a lui; ma la faccenda era tra il serio e il fa-, ceto. Le cose se le dicevano tra] loro. Anche tutte le scritte che'' $i vedono qui sono opera di, una quarantina di persone su quattromila iscritti.. Il prof. Carlo Angelino, Filosofia della religione: .Fenzi e Faina non erano dei più accesi il primo stava lavorando. Intensamente per concorrere' ad una cattedra; il secondo non nascondeva le proprie idee estremiste, una posizione che aveva maturata ancor prima -del '68, e che comunque non significa terrorismo». Altri professori si dichiarano non in grado di dare giudizi sui colleghi sospettati perché non li conoscono a sufficienza, però ci tengono a contrastare l'immagine che si sta offrendo della facoltà di Lettere come quella di una centrale di terrorismo. .Due insegnanti coinvolti non devono condizionare tutto il corpo che è di centocinquanta. E' una piccola frangia, una politicizzazione che più. o meno è anche nelle altre facoltà». Remo Lugli

Luoghi citati: Genova, Roma, Torino