Radiografia americana del 3 giugno

Radiografia americana del 3 giugno Congresso a Harvard Radiografia americana del 3 giugno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — n sistema politico italiano è articolato e solido, e ha garantito all'Italia oltre trent'anni di stabilità e progresso sociale ed economico. Esso è in grado di resistere alla violenza terrorìstica e — al di là dell'esito delle imminenti elezioni — di risolvere i problemi nazionali. Gli Stati Uniti guardano al voto del 3 giugno con fiducia: il loro governo, pur conservando certe pregiudiziali sul pei, si attiene a una linea di «attenzione ma non interferenza» e gli italo-americani, che le condividono, non si mobiliteranno in una •crociata anticomunista». Una serie di chiarimenti è tuttavia necessaria, in Italia, negli Stati Uniti e nei rapporti tra i due Paesi. Senza di essa, ci sarebbe a medio termine un'involuzione sia del sistema politico italiano, sia dell'atteggiamento degli Stati. Uniti verso di esso. Cosi comincia l'analisi dell'Italia alla vigilia elettorale compiuta dai più illustri storici e politologi Usa, tra cui il docente di scienze politiche dell'Università di Yale, Joseph Lapalombara, e quello dell'Università di Harvard, Peter Lange, alla conferenza di sabato e domenica scorsi a Cambridge. Organizzata dall'Istituto di cultura italiano di New York, 'dal «Centre of European Sturi ies» di Harvard, e dal comitato Lauro De Bosis, la conferenza, accentrata sulla nostra cultura negli Stati Uniti, ha dedicato una delle sue tre sessioni alla storia e alla politica, attirando al Roscoe Pound Building i più illustri esperti americani, dallo studioso della Resistenza Charles Delzell a quello dei mass media William Porter. Vi hanno partecipato, fra gli altri, l'ambasciatore a Washington Pansa Cedronio, l'economista canadese John Cohen, il direttore della Treccani Cappelletti e il dantista Della Terza. In Italia —prosegue l'analisi — l'onere dei chiarimenti ricade soprattutto sulla de e sul pei; negli Stati Uniti sul governo e sugli italo-americani. La de deve analizzare seriamente i come e i perché dei successi comunisti in un Paese che è la settima potenza industriale del mondo e ha istituzioni socialmente molto avanzate, trarne le logiche deduzioni e riformarsi all'interno. Il pei deve riuscire a tradurre in termini dì masse e di politica concreta, specialmente estera, le sue dichiarazioni per ora solo verbali di democrazia e aderenza alla Cee e alla Nato. E' un compito urgente, perché la ritirata dei comunisti francesi verso le posizioni sovietiche fa temere della sorte dell'eurocomunismo e dell'autonomia e originalità del pei. Qualora ciò avvenisse, alla formula del compromesso storico, che si presta a equivoci, potrebbe essere sostituita quella dell'alternanza, secondo la prassi delle democrazie parlamentari. Negli Stati Uniti, occorre che il governo abbandoni le posizioni di antagonismo al pei, proprie della diplomazia americana da Dulles a Kissinger, e di sostegno acrìtico della de, dovute all'importanza strategica dell'Italia e al confronto dei blocchi. Esso deve elaborare una politica razionale nell'eventualità di un ingresso comunista nel governo, eventualità per ora lontana. Gli italo-americani possono contribuire a questo processo, qualunque sia il risultato delle elezioni, anche europee, abbandonando lo stereotipo del sistema politico italiano come corrotto e mafioso. Ma ciò sarà possibile solo se l'Italia, e i suoi partiti, a cominciare dall'«oscillante» psi, insisteranno per una migliore conoscenza del nostro Paese e una più Ennio Cai-etto (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Dulles, Ennio Cai-etto, John Cohen, Joseph Lapalombara, Kissinger, Lauro De Bosis, Peter Lange, Roscoe Pound, Washington Pansa Cedronio, William Porter