Una centrale eversiva scoperta a Rieti (è fascista: ha collegamenti con le Br?) di Giuseppe Fedi

Una centrale eversiva scoperta a Rieti (è fascista: ha collegamenti con le Br?) Arrestato, con altri due, anche un amico del latitante Freda Una centrale eversiva scoperta a Rieti (è fascista: ha collegamenti con le Br?) Fra i documenti sequestrati c'è un programma di azioni «contro il sistema» da compiere insieme con i gruppi di estrema sinistra - In carcere Mutti, Allodi e Neri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RIETI — E' stata individuata una centrale eversiva con una vasta rete di diramazioni in tutta Italia. Per ora sono in carcere tre persone, due prese a Parma, una terza in provincia di Rieti (una quarta viene ricercata), mai altri arresti sono previsti nei prossimi giorni. Su tutta l'operazione, diretta dalla procura del capoluogo sabino, è calata una coltre di silenzio. Si parla di una organizzazione neo-nazista che cercava alleanze con le Br. L'attenzione degli inquirenti è accentrata su Claudio Mutti. 23 anni, di Parma. Professore, esperto di lingue, amico di Franco Freda. coinvolto a suo tempo nell'inchiesta sulla strage di piazza Fontana, sospettato di appartenere al disciolto Ordine Nuovo, si è trovato nei guai anche per la bomba sul treno Itali- cus. ma in istruttoria è stato assolto. Espulso dal msi nel '74. da allora si è dato molto da fare per creare comitati come quello per l'«Amicizia con la Libia». Mutti. oltre che di associazione sovversiva e ricostruzione del disciolto partito fascista, deve rispondere anche di favoreggiamento nei confronti del latitante Franco Freda. del quale era curatore di affari editoriali. Ieri il professor Mutti è stato interrogato nel carcere di «Santa Scolastica» dal sostituto procuratore Giovanni Canzio. Tre ore di colloquio, durante le quali al Mutti è stata rivolta una serie di contestazioni soprattutto di carattere ideologico, rinviando la continuazione dell'interrogatorio ai prossimi giorni. Usciti dalla casa circondariale, sia il magistrato che gli avvocati difensori. Costantino Cambi e Piero Moscati, hanno tenuto la bocca chiusa. Canzio si è appellato al segreto istruttorio e al vincolo si sono attenuti anche i due legali. Stamane verrà ascoltato Leonardo Allodi, 23 anni, di Parma, studente nella facoltà di scienze politiche dell'università di Bologna. E' il secondo degli arrestati e deve rispondere d'associazione sovversiva e ricostituzione del disciolto partito fascista. Maurizio Neri. 26 anni, operaio, è già stato sentito dagli inquirenti. Ex paracadutista, fanatico dell'ultradestra, è stato lui a dare il via all'inchiesta. Tre settimane fa i carabinieri che indagavano su alcune scritte ingiuriose trovate sul monumento ai partigiani sul Monte Tancia, perquisirono la sua abitazione a Salisano Sabino. L'operazione dette frutti insperati. Nella casa di Neri fu trovato una specie di archivio: agendine con numeri telefonici, nomi di persone con accanto una sigla, una sorta di manuale su come tracciare le scritte murali, manifesti del comitato «Italia-Islam», bobine registrate delle riunioni che la cellula eversiva ha tenuto a partire dalla fine dello scorso anno Alla procura della Repubiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiin blica di Rieti sono convinti di trovarsi di fronte ad una organizzazione molto ramificata, il cui programma si può riassumere in quattro stadi: il primo era quello relativo alla creazione di cellule: il secondo riguardava la realizzazione di gruppi eversivi di diversa matrice ideologica di destra e di sinistra: il terzo l'infiltrazione in movimenti che lottano comunque contro il sistema, come i Comitati ideologici che combattono le centrali nucleari: il quarto, infine, prevedeva il passaggio ad azioni di guerriglia e di terrorismo, con attentati e rapimenti. Gli inquirenti sospettano collegamenti fra la centrale eversiva di cui ancora non si conosce con esattezza il nome (su alcuni appunti trovati nell'abitazione di Maurizio Neri si parlava di «Unità rivoluzionaria». -Fronte unito rivoluzionario» e «Unità di popolo», n.d.r.) con i recenti attentati al Campidoglio e davanti a Regina Coeli. I sospetti trovano riscontro nel fatto che il linguaggio usato nelle riunioni cui si riferiscono le bobine rinvenute in casa di Neri è simile a quello apparso nei comunicati con cui il «Movimento popolare rivoluzionario» ha rivendicato i due attentati di Roma; ma fino ad ora non esistono prove precise per collegare l'organizzazione cui apparteneva Neri a questi due episodi. Giuseppe Fedi