Arrestato un «boss» missino milanese lo sospettano di un tentato sequestro
Arrestato un «boss» missino milanese lo sospettano di un tentato sequestro Insieme con quattro complici, uno era vestito da carabiniere Arrestato un «boss» missino milanese lo sospettano di un tentato sequestro È Gianluca Radice che fu tra gli esponenti della «Milano nera» - Il gruppo era davanti ad un'agenzia su un'auto rubata sulla quale sono state trovate 2 pistole e un paio di manette MILANO — Due settimane fa la scoperta di un rapito tenuto segregato a Cinisello Balsamo, in casa della famiglia Puma, più volte trascinata sulle pagine dei giornali dalle imprese squadristiche dei figli; l'altro ieri l'arresto di Gianluigi Radice, 34 anni, già «boss» della Milano nera con cariche di riguardo anche nel msi. mentre, secondo la polizia, sta studiando il sequestro di un giovane industriale: due prove, se ve ne fosse ancora bisogno, del legame che unisce malavita comune e estrema destra. Questa volta però nella rete non è caduto un pesce piccolo, un picchiatore da mandare allo sbaraglio e poi «mollare», ma un uomo che per anni è stato uno dei punti di riferimento del neofascismo milanese. Con lui sono sotto accu¬ sa quattro pregiudicati comuni con un passato giudicato «interessante»: nei loro curriculum vi sono sospetti di partecipazione al sequestro del «re del caffé» Segafredo, di concorso alla rapina del treno postale Milano-Roma, e di aggregazione alla «banda della Comasina», un gruppo di disperati dell'estrema periferia milanese di cui, allora, faceva parte anche Renato Vallanzasca, il bandito che tutti conoscono, anche lui in contatto con reversione nera, come i rapporti con Concutelli hanno dimostrato. I cinque amici, quando la polizia li ha fermati, hanno negato tutto. Hanno sostenuto, con bella presenza di spirito, di trovarsi sul posto per caso, di essere in attesa di un passaggio (la tangenziale è vicina), di voler vendere occhia¬ li da sole ai passanti. Ma non avevano la merce. Avevano invece, nascoste sotto il sedile di una «126» rubata, due pistole con relative munizioni, un paio di manette e due calze da donna con dei fori. Se a questo materiale si aggiunge il fatto che uno dei cinque indossava una divisa da carabiniere, che Radiceaveva una carta della zona e che il gruppo si trovava «car sualmente» davanti a un'agenzia di pubblicità frequentata regolarmente da un giovane industriale, è piuttosto ovvio che alla polizia sia venuto il sospeto di trovarsi davanti a una banda che stava definendo gli ultimi particolari in vista di un sequestro di persona. A sconvolgere i loro piani è stato un agente in servizio presso la squadra mobile, la cui attenzione è stata attratta dai capelli un po' troppo lunghi di un giovane vestito da carabiniere. Il particolare e il fatto che l'uomo tenesse il berretto sotto il braccio anziché in testa, come prescrive il regolamento, hanno destato i sospetti del poliziotto. Il «carabiniere» ha preso posto su una «Citroen» dalla quale sono scesi in quattro; una volta a bordo si è spogliato indossando abiti civili e riponendo l'uniforme in un pacco. Ce n'era abbastanza per giustificare un controllo. Via radio, alla centrale, è stata fornita la targa della «126». risultata subito rubata. Tutti gli elementi suggerivano l'opportunità di un fermo, che poi si è tramutato in arresto. Restano dei dubbi su chi potesse essere la vittima designata. L'agenzia di pubblicità davanti a cui sostava il gruppetto è meta di parecchi visitatori piuttosto noti; recentemente vi sono andati per lavoro il presidente del Milan Felice Colombo, Catherine Spaak e l'asso del volante Jody Sheckter messo sotto con* tratto dalla «Brooklyn». società che produce una nota gomma da masticare. La polizia ritiene però che ad interessare la banda fosse Giorgio Perfetti. 32 anni, uno dei proprietari di quell'azienda. Erede di una notevole fortuna, appartiene ad una famiglia che ha già conosciuto l'angoscia di uri sequestro, quando Egidio Perfetti, zio di Giorgio, venne tenuto in ostaggio per dieci giorni e rilasciato solo dopo il pagamento di 2 miliardi. Da allora Giorgio viaggia su una vettura corazzata. Di gran lunga il personaggio più importante del quintetto di arrestati è Gianluigi Radice, più noto come «Gianni». Prima di defilarsi, ha ricoperto nel msi cariche di rilievo e ha anche avuto «l'onore» di venire citato da Almirante. Dal '63 in poi è stato coinvolto in decine di episodi di violenza. Una delle ultime imprese è del '72. quando, dopo l'uccisione dell'agente di p.s. Antonio Marino con una bomba a mano, riesce a salvarsi da gravi accuse dopo avere fatto i nomi di Vittorio Loi e Maurizio Murelli. m. f.
Luoghi citati: Cinisello Balsamo, Milano, Roma
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