Anche difficoltà col pc spagnolo mettono in crisi l'eurocomunismo di Alberto Rapisarda
Anche difficoltà col pc spagnolo mettono in crisi l'eurocomunismo L'idea di Berlinguer sembra definitivamente arenata Anche difficoltà col pc spagnolo mettono in crisi l'eurocomunismo ROMA — Ci sono volute le elezioni europee per fare incontrare i segretari dei tre partiti «eurocomunisti». Berlinguer, Carrillo (Spagna) e Marchais (Francia). Il segretario del pei e quello del pcf avevano in realtà avuto incontri recenti, ma quelli con Santiago Carrillo, segretario del partito comunista spagnolo, risalivano a un anno fa. Da allora, malgrado le smentite ripetute ancora ieri su l'Unità da Cervetti, la politica «eurocomunista» lanciata da Berlinguer ha dato l'impressione di arenarsi contro misteriose difficoltà. Ora, i capi dei maggiori partiti comunisti europei si scambiano visite per tenere comizi nei rispettivi Paesi. Oggi Berlinguer parla allo stadio di Marsiglia assieme a Marchais e lunedì i due tengono un comizio in piazza San Carlo a Torino. Con Carrillo, Berlinguer sarà in due comizi in Italia, dì cui l'ultimo è il più importante, il tradizionale «supercomizio» del pei in piazza San Giovanni a Roma a conclusione della campagna elettorale italiana il 1 ' giugno. Non ci saranno invece comizi del segretario del pei in Spa¬ gna perché quel Paese non appartiene alla Comunità economica europea. Si dice che proprio la richiesta della Spagna di entrare nella Cee (sostenuta da Carrillo), abbia creato difficoltà nei rapporti con i comunisti francesi, che invece sono so- stanzialmente contrari. La presenza contemporanea di Carrillo e Marchais in Italia poteva essere un'occasione per un incontro a tre che non si verificava da tanto tempo. Ma, stando al programma ufficiale, non è previsto un comizio con i segretari dei tre partiti comunisti, anche se sarebbe stato indubbiamente uno «spettacolo» elettorale di grande richiamo. Le difficoltà dei rapporti con il pc spagnolo rischiano di ridurre l'«eurocomunismo» a un semplice rapporto a due Berlinguer-Marchais, i quali sono tuttavia alla testa di partiti molto distanti tra loro. Ma non è certo un dato recente lo stato di letargo in cui è caduta l'idea di creare un grande movimento comunista europeo unitario. Già un anno fa il rapido declino delle fortune di Sergio Segre, capo dell'ufficio internazionale del pei, e convinto assertore dell'.eurocomunismo». indicò una linea di tendenza. Oggi Sergio Segre, che era stato il «ministro degli Esteri» del partito, non viene più ripresentato candidato per la Camera dei deputati e viene messo in lista per le Europee al ventesimo posto nella circoscrizione dell'Italia Nord-occidentale e al penultimo posto in quella centrale. Che cosa aveva combinato Segre da procurarsi una cosi fulminante sfortuna politica? Un anno fa, con una intervista e con interventi su Rinascita aveva chiesto senza giri di parole la riforma del «centralismo democratico» del pei. La sua tesi era che, volendo compiere un salto di qualità per dare corpo alla dichiarazione di principio posta alla base dell'eurocomunismo, bisognava liberalizzare completamente la vita interna del partito, fatto salvo il rifiuto del «frazionismo». Gegre, che era deputato da due legislature e si occupava dal 1962 degli affari esteri del pei (allora era vice), fu gradualmente esautorato dal suo incarico. Non comparve più accanto a Berlinguer nei viaggi all'estero, non fu più mandato in missione all'estero. Saliva nel frattempo l'astro del vice di Segre, Antonio Rubbi. deputato eletto nella passata legislatura e ripresentato ora nella lista per la Camera in Emilia. Alberto Rapisarda
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