Perché sarà l'Europa a dire di Aldo Rizzo

Perché sarà l'Europa a dire Perché sarà l'Europa a dire (Segue dalla 1 ' pagina) italiano è sempre stato più spesso e credibile di quello francese anche perché si è intrecciato o coniugato con l'europeismo. La «via europea» al socialismo di Berlinguer è più concreta in quanto accetta di essere un'area di confronto con le forze democratiche europee occidentali, mentre insieme si edifica o si prova a edificare un'Europa unita. Detto questo, resta il problema che poi, a Strasburgo, i comunisti italiani dovranno convivere proprio con quelli francesi, 'in un eurogruppo che non avrà certo il pregio dell'omogeneità (non è nata, comunque, una federazione dei partiti comunisti della Comunità, le sole «federazioni» restano quelle socialista, de e liberaldemocratica). Pei e pcf sono di gran lunga le principali forze comuniste e anzi praticamente le sole rappresentate nel Parlamento comunitario: e a differenza del pei. il pcf, che già ha resistito finché ha potuto all'elezione diretta del Parlamento, è contro l'allargamento della Comunità a Grecia, Spagna e Portogallo, è contro ogni ipotesi di ampliamento dei poteri dell'assemblea popolare, e cosi via. Quando l'allargamento, nonostante il pcf, si farà, il pei potrà contare sull'alleanza col partito comunista spagnolo: ma il pcf avrà dalla sua la pattuglia neostalinista dei comunisti portoghesi. Quale potrà essere il risultato di tutti questi condizionamenti reciproci e quale sarà intanto quello della convivenza fra italiani e francesi? Già ora lo stesso europeismo del pei non è senza ombre. C'è la questione delle elezioni anticipate italiane, che certo i comunisti hanno voluto e hanno comunque oggettivamente provocato più di ogni altro partito. Su questa deci¬ sione grava il sospetto di essere stata presa soprattutto, o anche, per impedire un confronto europeo inevitabilmente sfavorevole al pei, e tendenzialmente favorevole al psi. nel bel mezzo di una critica legislatura italiana, prima di un nuovo voto nazionale: anclie se ciò comprometteva o riduceva l'importanza per noi del primo voto popolare europeo. E poi c'è la questione dell'adesione italiana allo Sme. la prima importante scadenza europea da quando il pei era nella maggioranza, che i comunisti sostanzialmente elusero, schierandosi per un rinvio: anclie se, bisogna dire, un tale atteggiamento aveva certe sue motivazioni, e non fu mai presentato come un rifiuto di principio. Tuttavia l'impegno con cui il pei affronta ora la prova elettorale europea, avendo ottenuto che non si svolgesse prima di quella italiana, è molto serio. Fra i candidati a Strasburgo vi sono alcuni dei maggiori leader del partito, compreso Berlinguer. Il programma, approvato dal XV Congresso, è ampio e articolato e, tutto sommato, anche moderato e realistico. Come dice Amendola, «non si tratta oggi di creare un'Europa socialista, ma di porre le basi di una democrazia europea, condizione di ogni possibile trasformazione in senso socialista». Gli obiettivi indicati sono una programmazione democratica su scala europea, un ampliamento dei poteri del Parlamento, la creazione di «un nuovo potere plurinazionale nell'ambito della Comunità» (plurinazionale, a rigore, è diverso da sovrannazionale, ma non è il caso di sottilizzare, per il momento). E resta, fino a prova contraria, la scelta strategica di per sé, di concorrere al processo d'integrazione europea. Que sta scelta dovrebbe (potrebbe) farsi sentire in due direzioni fondamentali. Una è quella della realtà politica europeo-occidentale. Vale a dire che il pei si troverà sempre più immerso in un confronto concreto, sulle cose concrete, da cui poi risalire ai principi, con le grandi correnti democratiche di questa parte del mondo, prima fra tutte quella socialista. Il partito di Berlinguer non rinuncia all'ambizione di trasferire su scala europea la «politica delle più larghe intese- e in sostanza il compro messo storico: ma è un'ambizione destinata a scontrarsi con la realtà politica e numerica del Parlamento comunitario. Certe scelte prima o poi s'imporranno, in un senso o in un altro. La seconda direzione in cui dovrebbe farsi sentire l'opzione strategica europea del pei è quella dei rapporti con l'Urss. Sappiamo che questi sono impostati in termini generali e generici di autonomia e dindipendenza, che però non escludono, non hanno escluso finora, convergenze specifiche sui principali temi del conten* zioso Est-Ovest. La decisione di accettare e di partecipare attivamente all'edificazione di un'entità politica europeo-occidentale è la sola, vera eccezione. Potenzialmente essa inette il pei in rotta di collisione con gli interessi di fondo dell 'Unione Sovietica. Le implicazioni di questa grande opzione strategica saranno confermate dai fatti? Nessuno può dirlo; ma nessuno può escludere che esse esistano. Diciamo allora che è da questo punto di vista, più che da ogni altro, che si potrà valutare nei prossimi mesi e nei prossimi anni l'evoluzione oggettiva del comunismo italiano, la sua disponibilità reale a trasformazioni profonde. Non è l'ultimo aspetto — per noi, per il nostro sistema politico a tutfoggi bloccato — dell'importanza della prospettiva europea che si apre il 10 giugno. Anzi è uno dei primi, o il primo- Aldo Rizzo

Persone citate: Amendola, Berlinguer

Luoghi citati: Europa, Grecia, Portogallo, Spagna, Strasburgo, Unione Sovietica, Urss