Le intese con gli imprenditori influenzano il voto a Genova?

Le intese con gli imprenditori influenzano il voto a Genova? ELEZIONI ITALIA Scontro aperto fra de e pei Le intese con gli imprenditori influenzano il voto a Genova? Le giunte di sinistra hanno concluso accordi «storici» con Garrone e con i . Costa - Qualche incertezza sulla conferma del successo comunista del '76 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Anche a Genova il punto interrogativo più importante riguarda i due partiti maggiori. Nel 1975 e nel 1976 si erano affrontati in un vero e proprio duello, risoltosi col successo del pei. Successo di proporzioni «emiliane» se a Genova i comunisti erano arrivati al 41 per cento (60% nel Savonese) conquistando la posizione di partito più forte in assoluto. I democristiani avevano allora tenuto, guadagnando un punto (dal 33,5 al 34,4 rispetto alle politiche del '72), e riprendendo fiato dopo la punizione subita il 15 giugno 1975. Erano rimasti stritolati i partiti minori. I liberali, che a Genova avevano ottenuto grandi vittorie nella loro storia, non riuscirono nel '76 a mandare un solo deputato alla Camera. Mal nota nel resto del paese, caratterizzata da una scarsa dinamica dell'elettorato numericamente quasi stazionario e sempre più impinguato da piccolo-borghesi (gli addetti ai servizi prevalgono di gran lunga sugli operai), pensionati (la popolazione invecchia fortemente), piccoli commercianti, Genova si direbbe a prima vista avara di sorprese elettorali. Tutto sembra scontato, entro limiti modesti di incertezza dovuta a situazioni contingenti. Potrebbe pesare, però, il giudizio dei cittadini sull'operato della giunta di sinistra che nel 1975, dopo una lunga crisi comunale, interruppe con un sindaco socialista. Cerofolini (tuttora in carica), il predomonio democristiano iniziato nel 1951. Se il giudizio negativo sull'era democristiana lasciava pochi dubbi, tanto da facilitare localmente il successo politico del pei nel 1976, quello sui quattro anni di esperienza pci-psi può dirsi tuttora aperto con effetti non facilmente prevedibili sull'elettorato. I comunisti puntano soprattutto sull'immagine nuova di una città in netta ripresa, nel segno dell'efficienza (contribuisce anche l'Università, tranquilla e relativamente operosa), di una sinistra capace di programmare e di governare offrendo certezze agli imprenditori, con i quali discutere e trattare non più come nemici ma come controparte sul piano della correttezza. Gli imprenditori ricambiano, mostrando quasi di preferire l'amministrazione pci-psi a quelle democristiane. Un clima da idillio. Non dirò che industriali e armatori genovesi si preparino a votare comunista, ma certamente qualcosa è cambiato, se alcuni episodi vengono concordemente celebrati, respingendo con sdegno e ironia ogni tentativo critico. Primo episodio: trattative e accordo col petroliere Garrone. Accordo definito «di importama storica- da una parte e dall'altra. In sintesi ricordiamo di che si tratta. Nel 1973 Riccardo Garrone (personaggio di primo piano nell'inchiesta sullo scandalo del petrolio promossa dal pretore Sansa) si era impegnato a smantellare la raffineria della Valpolcevera entro il 1980. I partiti di sinistra continuarono a battersi per l'allontanamento della raffineria, denunciando l'inquinamento e i pericoli per le popolazioni della valle, all'interno di Sampierdarena. Poi, nel 1978, il capovolgimento delle posizioni seguito dall'accordo nel marzo scorso. La raffineria Garrone rimane fino al 1990. In cambio il petroliere rileva una piccola azienda già dei Costa, la «Verrina» (90 operai), impegnandosi a creare un nuovo stabilimento con 200 addetti. Il'Comune acquista da Garrone 14 ettari di terreno in Valpolcevera, pagandoli ben 6 miliardi e mezzo, per destinarli a nuovi insediamenti con un migliaio di posti di lavoro previsti. Un successo? Per chi? Secondo episodio genovese di un certo rilievo. La famiglia Costa propone al Comune di costruire un grande centro direzionale e commerciale dietro la Lanterna, con un investimento di 60 o 100 miliardi di lire secondo diverse fonti. «Crediamo in Genova», affermano i Costa. «£' la dimostrazione del rilancio-, dicono i sindacati. I Costa (come Garrone) elogiano il sindaco e l'amministrazione comunale, che ricambiano cortesie e apprezzamenti. Nessuno avanza dubbi sul fatto che la formula dei «centri direzionali» sia piuttosto sospetta e culturalmente impallidita, che i palazzi per uffici vengano regolarmente occupati da enti pubblici che assumomo la funzione di compratori (come è già avvenuto in via Madre di Dio), né sull'inevitabile espulsione delle famiglie a basso reddito che tuttora vivono nella zona. Altri episodi minori. Il trapianto della conceria Bocciardo (i proprietari, come Garrone, ricevono dal Comune un bel gruzzolo di miliardi), il potenziamento della Dufour-Elah e quello della Piaggio Aeronautica, la costruzione a Begato di un nuovo quartiere ad opera di imprese private convenzionate col Comune. Tutto questo basterà per convincere i genovesi, dando un nuovo colpo alla democrazia cristiana e consentendo a pei. e psi di mantenere le loro posizioni, o addirittura rafforzarle? Oppure accrescerà lo scontento dell'elettorato di sinistra, che digerisce male grossi rospi come l'accordo con Garrone? Di fronte ai gravissimi problemi nazionali e alle incognite del nostro futuro politico è probabile che l'operato della giunta di sinistra incida in misura ridotta nel bene e nel male. Nel bene va compreso il tentativo di rinnovamento del modo di governare la città, accoppiato all'impegno per servizi sociali e programmi a lungo termine, ed anche al fatto che gli imprenditori anziché portar via le aziende come in passato investono qualcosa a Genova. Di segno per lo meno dubbio restano certi capovolgimenti e certe carenze critiche, o disinvolture,.come nei casi del centro direzionale dei Costa, del quartiere Begato. Mario Fazio

Luoghi citati: Genova, Italia