Anche Thevenet fra gli anti-Moser di Luciano Curino

Anche Thevenet fra gli anti-Moser GIR® D'ITALIA: OGGI IL PROLOGO ASSEGNA LA PRIMA MAGLIA ROSA Anche Thevenet fra gli anti-Moser Il vincitore di due Tour, distrutto l'anno scorso dai cortisonici, punta a una difficile resurrezione - Saronni, Knudsen, De Vlaeminck e Braun candidati al successo sugli otto chilometri a cronometro di Firenze DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — Alle 13.30, oggi, parte il Giro. Non con una tappa (domani incominceranno le tappe), ma con un prologo. Un circuito a cronometro di otto chilometri: da piazza della Signoria, sui Lungarni e i viali, Ponte Vecchio, ancora piazza della Signoria. Centotrenta sono i partenti. L'arrivo dell'ultimo corridore attorno alle 16. Un prologo potrebbe avere l'aria di una passerella, una specie di giro d'onore, qualcosa di simbolico. La classifica di questa sera potrebbe essere stravolta domani, si può scommettere che lo sarà. In una corsa di otto chilometri i distacchi risultano sciocchezze. C'è però il fatto che il prologo assegna la prima maglia rosa, e questo significa molto. Non soltanto per motivi psicologici. Il corridore in rosa avrà gli uomini della sua squadra più stimolati, tutti con le unghie fuori per difendere più a lungo possibile quella maglietta, perché per ogni giorno di corsa in rosa il detentore riceve trecentomila lire, che vanno nella cassa comune della squadra. Corsa a cronometro: dunque, Francesco Moser. Questo, almeno, è il pronostico generale. E lui, Moser, che cosa dice? Non dice di no, ci mancherebbe altro. Dice però che nel pronostico ci sta bene anche Saronni. Anzi, ne aggiunge altri: Knudsen, De Vlaeminck. Braun. Moser arriva a Firenze con un occhio arrossato. Altri corridori portano occhiali scuri. C'è un certo allarme. Nessuno sa spiegare la cosa, che chiamano ormai «congiuntivite del ciclista» e che non ha precedenti. Già decine dì corridori ne sono stati colpiti, ma ne soffrono anche massaggiatori, altri dell'ambiente. Si fa l'ipotesi di un virus, ma che virus sia e perché prosperi nel ciclismo nessuno sa dire. Questa ignoranza, il mistero, aumentano la preoccupazione. Già detto che il tema del 62" Giro d'Italia è il duello MoserSaronni, ma con una mezza dozzina di altri, stranieri e italiani, pronti a infilzarli. Moser ha segnato nel suo taccuino dei -sorvegliati speciali» anche Thevenet. Dice: «Thevenet dovrò tenerlo d'occhio fino a quando non avrò capito quali sono le sue reali possibilità. E' un campione, altrimenti non avrebbe vinto due Tour. Ma in questo momento è soltanto un mistero». Bernard Thenevet è quello che ha fatto piangere Merckx e die per due o tre anni ha fatto sognare i francesi, sicuri di avere in casa il numero uno internazionale. E' bello Thevenet. una bellezza rude e un poco insolente, nei suoi giorni di gloria mandava in visibilio le ragazze. Sembrava pieno di futuro, aveva tutto. Il bell'idolo va però in pezzi nel Tour dell'anno scorso. Quasi da un giorno all'altro più niente fiato, fiacco come un cencio. Un crollo drammatico che fa pensare al peggio, si parla addirittura di leucemia. Medici, professoroni, analisi, questa e quella cura. Non è leucemia, ma non si sa che cos'è. Thevenet è malato, è stanco, i tecnici lo considerano un relitto, ciclisticamente morto. Poi viene fuori la storia del cortisone. Bernard Thevenet rivela quello che nell'ambiente si sa bene, ma di cui si preferisce non parlare. «Sono vittima dell'abuso di cortisone, che circola tra i corridori come la più innocua delle vitamine». Dice che per tirarsi su ricorreva a sostanze cortisoniche, ingoiava roba al cortisone quasi fossero mentine. Non soltanto lui, altri corridori' hanno mandato giù spensieratamente dei cortisonici e ciò spiegherebbe anticipati tramonti e sconcertanti crolli. Adesso Thevenet, dato per finito, è al Giro per una resurrezione. «Ma no, non ce la fa più» dice impietosamente qualcuno. Però Moser diffida: «Per ora Bernard è un mistero ed è meglio stare in guardia». Da quasi due anni Thevenet non vince nemmeno una corsetta, in questa stagione ha partecipato ad alcune gare (ultima il *Romandia»), ottenendo, dice, «niente di niente». Ma aggiunge: «Per me è stato importante rimanere nel gruppo, stringendo i denti, in attesa che il fisico si riabitui ai grandi sforzi. Non ho cercato risultati, ma soltanto me stesso. Ho cercato di convincermi. Ho trent'anni. Trent'anni sono pochi per sentirsi finiti e arrendersi». E se anche questa prova d'appello dirà che il campione Thevenet è finito? «Sarà duro abbandonare». Luciano Curino

Luoghi citati: Firenze, Italia, Ponte Vecchio