«Per il ricordo di Cristina e la lotta contro i sequestri» di Remo Lugli

«Per il ricordo di Cristina e la lotta contro i sequestri» La Fondazione Mazzotti voluta dal padre di «Cri-cri» «Per il ricordo di Cristina e la lotta contro i sequestri» TORINO — Di là, in aula, la voce del giudice a latere. Padovani racconta, nella reIasione illustrativa ai giudici popolari della corte d'appello di Torino, la lunga e straziante storia di Cristina Mazzotti, diciottenne, sequestrata e uccisa o lasciata morire quando già i familiari avevano pagato un miliardo e 50 milioni di riscatto. Una vicenda straziante, la più emblematica di questa nuova èra della criminalità che sì identifica, oltreché nel terrorismo, nei sequestri di persona a scopo di riscatto. Noi siamo qui, appartati nell'antisala, con Eolo Mazzotti, lo zio di Cristina, per parlare di quello che si dovrebbe fare per cercare di contrastare la diffusione delle condotte antisociali e criminali. Per parlare, cioè, del fine della «Fondazione Mazzottu e di quello che essa è riuscita a fare finora. E'nata da un 'idea del padre di «Cri-cri», Elios Mazzotti, qualche tempo prima che, Stroncato dal dolore per questa terribile vicenda, morisse d'infarto in Argentina. Aveva detto; ..Come possiamo fare per creare una fondazione che aiuti chi vuole prevenire queste maledette imprese?». Il direttore de «La Provincia di Como» aveva aperto una sottoscrizione a questo scopo. Appunto con quel denaro proveniente da un largo strato della popolazione, integrato da somme versate dalla famiglia Mazzotti, si era costituita la fondazione. Oggi il fondo è di circa 140 milioni; si è costituito, ed è attivo, un comitato tecnicoscientifico composto da esperti del diritto, avvocati, magistrati, docenti, criminologi. La fondazione è una realtà, un organismo pulsante, che vuole fare, dire, proporre, anche se è ancora in attesa del riconoscimento in ente morale con decreto del presidente della Repubblica. Eolo ufficialmente è un semplice consigliere (presidente è Carla Mazzotti, mamma di Cristina) ma nella realtà ne è l'animatore, il coordinatore. «A quante tavole rotonde e convegni ho già partecipato! — dice — e non solo io. Ma il cammino è lungo, da anni andiamo ripetendo le stesse cose, che sono fondamentali, riconosciute validissime da tutti, ma non si riesce a tramutarle in realtà.,Qui tutto continua a procedere con il solito sistema: le istituzioni hanno perduto di credibilità, sono diventate un concetto astratto e il cittadino non dà alcun concorso per la soluzione di questo problema. E' un circolo vizioso, due effetti legati uno all'altro». Che cosa, dunque, bisognerebbe fare per evitare che sempre più la gente, tutti noi, ci si abitui alla criminalità e si. finisca con l'assoluta mancanza di reazione? Spiega Eolo Mazzotti che si dovrebbero raggiungere dei punti basilari come la «banca dei dati». Ora ci sono bande di criminali organizzatissime, che operano al Nord e al Sud spostandosi con la rapidità che i moderni mezzi di comunicazione consentono, come grandi manager. Qualcuno viene pizzicato, qua e là, e magari processato per un piccolo reato, senza che si sappia che dall'altra parte del paese è indiziato di un reato ben più grave. Una conoscenza che invece sarebbe utilissima perché magari consentirebbe di scoprire che la sua responsabilità non si limita alla piccola cosa. Al momento attuale sono molto più organizzate le bande criminali che la struttura della giustizia. Bisogna — altro punto — dare un senso chiaro alle istruttorie, indicare delle linee precise'] da seguire. Linea dura? Linea morbida? Sequestrare o no i beni della famiglia del rapito? L'importante è che si proceda in maniera uniforme dappertutto. Le varie forze di polizia mancano di coordinamento, anzi, spesso sono una contro l'altra, fanno cose all'insapu-. ta reciproca o contrastanti. Un provvedimento elementare, indispensabile, sarebbe quello di far firmare gli atti più importanti delle grosse inchieste od operazioni dai responsabili delle varie forze di quella determinata località, appunto per evitare che una agisca all'insaputa dell'altra. Un altro punto cruciale, nell'opera di prevenzione, è quello del riciclaggio, un reato che oggi è sottovalutato, coperto dalla dizione e dalla pena della ricettazione. E invece è proprio la facilità del riciclaggio del denaro «sporco» che alimenta i sequestri. Già nel processo di primo grado contro responsabili del sequestro Mazzotti si era constatato che la parte più debole dell'istruttoria era stata proprio questa del riciclaggio con il coinvolgimento, impunito, di istituti bancari. Dice Mazzotti: «Mettiamo le istituzioni pubbliche nella condizione di agire bene, di essere realmente presenti al momento giusto e nel modo più opportuno, poi si potrà chiedere al cittadino, e pre-' tendere da lui. la sua partecipazione a questa lotta di prevenzione contro la criminalità». Il comitato tecnico-scientifico della Fondazione Mazzotti sta approntando (purtroppo con un po' di lentezza a causa di tanti avvenimenti nazionali che coinvolgono l'attività' dei vari membri) un programma, una serie di proposte che saranno poi sottoposte al governo e al Parlamento. «Non vogliamo certo sostituirci allo Stato — conclude Mazzotti —: cerchiamo solo di dare un nostro contributo per combattere questa tremenda piaga». Remo Lugli

Persone citate: Carla Mazzotti, Cristina Mazzotti, Eolo Mazzotti, Mazzotti

Luoghi citati: Argentina, Como, Torino