Paolo Rossi racconta la stagione delle delusioni

Paolo Rossi racconta la stagione delle delusioni Dai trionfi azzurri del Mundial argentino alla retrocessione in serie B con il Vicenza Paolo Rossi racconta la stagione delle delusioni «I primi errori li ha commessi il presidente Farina cedendo Filippi e Lelj; dopo ci è venuta a mancare la mentalità giusta per lottare» - È ormai sicuro di cambiare squadra: «Juventus o Milan, altrimenti resto nel Veneto» La sfida lanciata da Giussy Farina a Boniperti un anno fa, con il sensazionale riscatto di Paolo Rossi dalla comproprietà con la Juventus, s'è risolta con una duplice sconfitta per il presidente del Vicenza che vede la squadra retrocedere in serie B ed è costretto a cedere, forse a prezzo di... realizzo, il suo «gioiello». Un fallimento, una bancarotta per Farina e per il Lanerossi Vicenza che a Bergamo hanno rivissuto il dramma della retrocessione dopo due stagioni memorabili: promozione in serie A e secondo posto, a pari merito con il Torino, alle spalle della Juventus. Pablito Rossi, adesso, aspetta di conoscere il suo futuro. Com'è bizzarro il calcio, e come si diverte il destino a sconvolgere uomini e cose. Un anno fa Rossi stava vivendo una favola meravigliosa: un'ascesa irresistibile, culminata con il Mundial. Da «bomber» a mito, da mostro sacro del calcio a uomo-sandwich sui cartelloni pubblicitari di tutta Italia, con l'etichetta di «mister cinque miliardi e mezzo» che gli ha appiccicato Farina. Un'estate stressante a dribblare la morbosa curiosità della gente. Dodici mesi dopo, la serie B. Cos'è cambiato per Paolo Rossi? Per saperlo gli telefono. Ha pranzato con Simonetta nel solito ristorante trovando conforto nella compagnia della fidanzata: si sposeranno alla fine della prossima stagione e sono pronti ad affrontare un momentaneo distacco. «Chi l'avrebbe detto, un anno fa, che la situazione si sarebbe clamorosamente capovolta? — fa, interrogativamente, Rossi — Ci ho dormito su, ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che non muore nessuno. Sono un professionista e credo di avere la coscienza a posto: sono sempre uscito dal campo a testa alta anche se ho le mie responsabilità. Tutti abbiamo reso al di sotto delle nostre possibilità, io compreso che ho segnato nove gol meno del campionato precedente. Difficile trovare il capro espiatorio: le colpe vanno suddivise fra giocatori, tecnico e società-. — Due mesi fa avevate 22 punti in classifica e pensava. te addirittura di entrare in «zona Uefa»: come spiega l'incredibile metamorfosi? «Abbiamo infilato quattro sconfitte consecutive che ci hanno distrutto psicologicamente — ribatte Rossi —. Quella con la Fiorentina è stata determinante. Nel momento in cui abbiamo dovuto stringere i denti, la squadra era.in fase calante. Ci è mancata la mentalità di lottare per la salvezza e, pur facendo il nostro dovere, non siamo riusciti a mettere in salvo una barca ormai alla deriva. Abbiamo scontato la fortuna della stagione precedente e gli arbitri non ci hanno certo aiutato. Basti ricordare il gol che mi è stato annullato incredibilmente all'Olimpico con lo. Lazio-. — Farina ha accusato Fabbri di immobilismo per non aver cambiato, negli ultimi mesi, uomini stanchi. Che ne pensa? «Cambiare? E con chi? Non disponiamo di un parco riserve come Milan e Juventus. Piuttosto certi cambiamenti non andavano fatti l'estate scorsa. Filippi e Lelj non dovevano essere ceduti. Ecco, questo è l'appunto che rivolgo al mio presidente che, avendo messo in busta la cifra di 2 miliardi e oltre 600 milioni per riscattarmi, non doveva lasciarsi sfuggire Lelj, in comproprietà con la Fiorentina, per una differenza di otto milioni e privarsi di Filippi per una somma piuttosto modesta. Poteva, in altri termini, mantenere inalterata la fisionomia del complesso anziché indebolirlo. Rosi, forse, è più valido di Filippi che, però, era indispensabile per il suo dinamismo, perché aiutava tutti in campo, specialmente gente pesante come Faloppa, Salvi e Guidetti. Con 99 probabilità su cento me ne andrò e mi dispiace lasciare il Lanerossi V cerna in questa situazione. —Farina ha dichiarato che, nonostante il declassamento tra i «cadetti», la sua quotazione resta quella di prima* Poiché si prospetta, alla fine del prossimo campionato, la riapertura delle frontiere, non crede che a certe condizioni, il suo trasferimento, anche in comproprietà o con la formula dell'«affitto» annuale, diventi difficile? «Io sono tranquillo. Il problema riguarda Farina e la società. Ci sono esigenze di bilancio e Farina non potrà non tenerne conto. Può darsi che finisca per ridimensionare un po' le sue pretese e per accettare le offerte della controparte senza chiedere la luna. Mi rendo conto, al tempo stesso, che esiste una remotissima possibilità di restare a Vicenza. Ciò significherebbe ricominciare quasi tutto da capo. Ci rimarrei per amore verso una città e un ambiente ai quali sono legatissimo e riconoscente e cercherei di contribuire all'immediato ritorno nella massima divisione. Ma ho le valigie pronte-. Per quale destinazione? Pablito sfoglia la margherita. Lo sanno tutti che sogna di tornare alla Juventus — che non ha rinunciato ad assicurarselo — anche se lui precisa che non avrebbe difficoltà ad accettare il Milan, che sembra pronto nell'asta, con la prospettiva di disputare la sua prima Coppa dei Campioni. Rifiuterebbe qualsiasi altra' squadra {«piuttosto resterei a Vicenza-) perché detesta la parte dell'uomo-abbonamenti. La sua partenza, dunque, è scontata. Sarebbe davvero clamoroso che un simile fuoriclasse, titolare in nazionale, giocasse in serie B. Bruno Bernardi Bergamo. Paolo Rossi amareggiato dopo la sconfìtta di domenica

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