In Italia è nato il medio-termine una «banca» agile, senza sportelli di Marco Borsa

In Italia è nato il medio-termine una «banca» agile, senza sportelli Da una pattuglia di finanziarie che creano veri pool creditizi In Italia è nato il medio-termine una «banca» agile, senza sportelli I finanziamenti, a una cinquantina di imprese, hanno già superato gli 800 miliardi MILANO — In Italia è nata una nuova banca a medio termine che negli ultimi sedici mesi ha prestato ad una cinquantina di aziende italiane circa 800 miliardi, più o meno un volume di impieghi di un buon istituto speciale come Interbanca. In realtà non si tratta di una banca vera e propria perché non ha sportelli, non ha dipendenti, non ha un nome. E' il mercato dei finanziamenti a medio termine organizzati da una pattuglia di società finanziarie che con immaginazione, contatti, e molto lavoro di telex sono riuscite a mettere insieme di volta in volta dei «pool» bancari per finanziare singole imprese. Il fenomeno è imponente. Oltre 610 miliardi di prestiti raccolti nel 1978 e altri 175 miliardi nei primi quattro mesi di quest'anno. Bisogna poi aggiungere i prestiti non pubblicizzati che, secondo fonti del mercato, superano abbon dantemente i 100 miliardi l'anno. Si viaggia ad una media di 700 miliardi l'anno. Tecnicamente sono operazioni analoghe a quelle che si stanno sviluppando da anni sull'euromereato: un tasso di interesse variabile collegato in genere al prime rate (cioè al tasso a breve che le banche praticano alle aziende prima rie); scadenza a cinque anni possibilità di rimborso in qualsiasi momento senza pe nali pesanti. La formula è di sicuro successo perché combina i vantaggi di un finanziamento a medio termine sotto il profilo della sicurezza con quelli del breve termine, sotto il profilo dei costi dal momento che i tassi applicati sono più vicini a quelli del denaro a breve che a quelli del denaro a lungo. Ma il vero segreto del successo sta nella flessibilità di questo strumento finanziario che offre vantaggi sia alle imprese che chiedono soldi che alle banche prestatrici. Per cominciare sono abolite le trafile burocratiche a cui le aziende sono sottoposte quando fanno domanda ad un istituto speciale per un analogo finanziamento a 5-7 anni. Invece dei cinque, sei, sette mesi di coda che a volte sono necessari prima di incassare i soldi da Mediobanca, Imi, Interbanca, ecc. su questo mercato il finanziamento lo si raccoglie in due mesi. Sono abolite anche le garanzie reali, la bestia nera degli imprenditori che chiedono denaro: in altre parole non si deve fare l'inventario dei fabbricati, dei macchinari, degli stabilimenti per avere i soldi. Basta il nome o meglio la considerazione che un'azienda gode sul mercato. Se si scorre l'elenco delle imprese che finora hanno fatto ricorso a questa forma di finanziamento si vede subito però che il nome è effettivamente una garanzia (Fiat, Zanussi, Olivetti, Sip, etc.). Ma non ci sono solo grosse aziende a cui non è difficile offrire credito senza tanti cavilli. Ci sono anche medie imprese meno conosciute come la Danieli, la Chiari e Porti, la Merzauro, le Vetrerie Bor mioli. Di dimensioni più ridotte ma con un'ottima reputa¬ zione industriale che possono raccogliere attraverso questo canale i miliardi che in Borsa sono introvabili e che si fanno' troppo sospirare dagli istituti speciali. Il risultato è che chi entra in questo mercato gode subito di buona reputazione perché diventa un debitore di cui le banche si fidano. E viceversa le banche che partecipano ai «pool» offrono un'immagine di dinamismo e prontezza nel cogliere occasioni di affari. Per le banche ordinarie, del resto, questo è uno dei mercati del futuro. Prestare cento miliardi alla Fiat con un «pool» non rit liede personale, sportelli, ma solo telefoni, telex e pronte valutazioni. Sono cioè operazioni che hanno bassissimi costi di gestione e rendono quanto cento miliardi prestati a tanti buoni clienti raggiunti dalle strutture sempre più mastodontiche delle grandi banche. Bassi costi di gestione e stimolo alla concorrenza sia fra le banche ordinarie che con gli istituti speciali. Su questo mercato, infatti, sono attivissime anche le medie banche come il Credito Commerciale o la Provinciale Lombarda, più agili e pronte nel decidere dei grandi organismi bancari e che suppliscono con un numero maggiore di operazioni (indicate nelle tabelle con i numeri riportati tra parentesi) ai minori importi consentiti dalle loro dimensioni. I rivali, cioè gli istituti a medio termine, guardano preoccupati a questa forma nuova di concorrenza e cominciano a muovere al contrattacco: Interbanca si sforza di accelerare e semplificare al massimo le pratiche dei suoi mutui, l'Imi entra nel mercato con la Sige. Le conseguenze per il mercato finanziario italiano, tradizionalmente chiuso e asfittico, saranno sicuramente di una maggiore efficienza e vitalità, sempre che le autorità monetarie (Tesoro e Banca d'Italia), non si trovino costrette a bruschi colpi di freno e all'imposizione di vincoli sempre più rigidi parallelamente al deteriorarsi della situazione finanziaria del Paese. Per quest'anno, tuttavia, timori non ce ne sono. Anzi, le prospettive sono generalmente buone. 1180 miliardi di prestiti già conclusi nei primi quattro mesi del 1979 dovreb bero diventare 600 miliardi circa a fine anno e forse anche di più. «Il mercato'' dice una fonte del settore «si sta ampliando con l'ingresso di aziende nuove, meno grosse e importanti forse dei nomi che guidano la classifica 1978 ma ugualmente interessanti che' consentiranno di allargare la nostra sfera d'azione». Anche sotto il profilo dei rischi per il momento non ci sono proble mi. I «pool» hanno il vantag gio di ripartire il rischio fra molte banche con una selezio ne del debitore ancora molto severa. Marco Borsa

Persone citate: Olivetti, Zanussi

Luoghi citati: Italia