La Cina diverrà partner privilegiata degli Usa?

La Cina diverrà partner privilegiata degli Usa? Siglato ieri raccordo commerciale La Cina diverrà partner privilegiata degli Usa? Deng Xiaoping è riuscito a sbloccare l'impasse dei protocolli DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Dopo una settimana di trattative, Stati Uniti e Cina hanno ieri concluso un accordo commerciale che li renderà «partners a pieno diritto^. L'accordo è stato siglato in due tempi, a Pechino dal ministro cinese Li Quiang e a Canton da quello americano, la signora Kreps. Per la firma completa da parte dei governi e la ratifica da parte del Congresso Usa occorreranno alcuni mesi, forse sino alla fine dell'anno. Rimangono ancora da definire, infatti, due importanti clausole: una sulla limitazione delle esportazioni di tessili cinesi negli Stati Uniti, e l'altra sulla concessione dello «statuto della nazione più privilegiata» americano alla Cina. La conclusione dell'accordo, accompagnata dall'adozione di sei protocolli finanziari, tecnici e scientifici, segna comunque una svolta storica nei rapporti tra i due Paesi, seconda solo alla ripresa delle relazioni diplomatiche all'inizio dell'anno. Almeno inizialmente, essa è destinata ad avere un peso politico e psicologico più che commerciale. Gli Stati Uniti non si aspettano di andare oltre i 2 miliardi di dollari di scambi nell'80 e i 5 miliardi di dollari nell'85, contro il miliardo attuale. Ma vedono nella ripresa dei commerci un veicolo per intensificare un dialogo incominciato molto bene, ma poi gradualmente raffreddatosi nelle ultime settimane. La missione di Juanita Kreps a Pechino è stata più difficile del previsto per tre motivi: 1) è nata in un clima di sospetto per il mancato avvio, da parte delle banche Usa, dei risarcimenti dei danni di guerra alla Cina, risarcimenti concordati a febbraio dal governo cinese col ministro americano Blumenthal; 2) e caduta durante «il giro di vite- del partito comunista contro gli eccessi libertari dei mesi precedenti, concretatisi nelle pubbliche dimostrazioni di protesta, e nelle denunce del regime repressivo sui muri della capitale: 3) ha colto la leadership divisa nel dibattito sull'ammodernamento del Paese, sui mezzi da usare, sulle alleanze da sfruttare, dibattito che ha ridimensionato gli ambiziosi programmi del vicepremier Deng Xiaoping e degli altri fautori del disgelo. Hanno sbloccato l'impasse i protocolli finanziari, tecnici e scientifici e, pare, la forza di Deng Xiaoping, che è riuscito a respingere una grossa parte delle critiche. I sei protocolli hanno stabilito il meccanismo per i risarcimenti dei danni di guerra, un patto di collaborazione nel settore della ricerca e dello sviluppo industriali, lo scambio di personale tecnico e scientifico, e iniziative congiunte nei settori della marina, della meteorologia e delle mostre commerciali. Commentando a Washington la riuscita dei negoziati, il sottosegretario Sullivan ha detto: «Abbiamo costruito le basi per una solida reciproca comprensione: da adesso i nostri rapporti saranno senza dubbio più scorrevoli». Secondò il ministro Kreps, l'accordo commerciale di ieri è il principale mai sottoscritto dalla Cina perché a differenza degli altri «non è generico ma dettagliato». Il ministro ha insistito su questo: che sono stati concordati tariffe, quote, sistemi di finanziamento, brevetti, arbitrati e via di seguito. «Dopo trentanni di ostilità — ha dichiarato — i cinesi si sono trovati alle prese con strutture commerciali di cui ignoravano la complessità. Il fatto che abbiano superato ogni ostacolo dimostra quale valore attribuiscano anche alle relazioni politiche con noi». «Lo statuto della nazione più privilegiata» impone agli Usa di trattare i loro partners altrettanto bene o meglio di quanto li tratti un Paese terzo. In teoria, tale statuto è condizionato, per legge, al rispetto dei diritti umani nel Paese a cui viene applicato: l'Urss, per esempio, non ne gode ancora. Il sottosegretario Sullivan ritiene però che i cinesi, come i sovietici, forniranno garanzie agli Stati Uniti. «Le condizioni di vita in Cina sono molto migliorate negli ultimi due anni — ha detto — e l'Urss ha cambiato atteggiamento nei confronti della sua minoranza ebrea». Il rallentamento della «cordia/e intesa» formatasi tra Carter e Deng Xiaoping era considerato inevitabile, esauritosi il primo slancio. Esso viene attribuito non tanto a una involuzione interna della grande potenza asiatica, quanto a questioni di «realpolitik», e cioè la sua difficoltà di spostarsi dalla parte dell'Occidente, la necessità di venire a patti con l'Urss, il nemico capace sempre di abbatterla, e l'opportunità di non distruggere completamente il mito di Mao Tze-tung, e quindi fare nascere nelle masse illusioni irrealizzabili, e. c.

Persone citate: Blumenthal, Deng Xiaoping, Mao, Sullivan