Una superstrada, ma subito per il traforo del Fréjus di Francesco Fornari

Una superstrada, ma subito per il traforo del Fréjus Il tunnel non deve restare un'opera inutile Una superstrada, ma subito per il traforo del Fréjus Chi si avventura sulla tormentata statale si rende conto della assoluta insufficienza di questa via di comunicazione che, fra un anno, dovrà sopportare un traffico di duemila «Tir» al giorno - Preoccupati gli operatori turistici DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BABDONECCHIA — Il pesante autocarro arranca sui tornanti di Serre la Voute: dietro il camion una decina di autovetture segnano il passo mentre i conducenti innervo • siti cercano invano un sorpasso impossibile. Il fattaccio accade in una stretta curva: una corriera proveniente dalla direzione opposta incrocia il grosso veicolo. Ma i due ..bisonti» non possono passare contemporaneamente: uno dei due deve retrocedere, le fiancate sfiorano pericolosamente la parete di roccia, gli automobilisti tentano manovre confuse e disperate per togliersi di mezzo. Occorrono più di dieci minuti prima che si possa riprendere il viaggio. E' storia di ogni giorno lungo la strada della Valle di Susa: noi siamo transitati in un momento particolarmente fortunato, ma vi sono ore in cui il traffico è più intenso e questi intasamenti si ripetono di continuo. Ogni curva può celare un'insidia, ogni sorpasso è un azzardo. I Tir che provengono dal valico del Monginevro sono diventati l'incubo degli abitanti dei paesi attraversati dalla strada: per gli automobilisti che incappano dietro uno di essi vuol dire rassegnarsi a lunghe, estenuanti code, i nervi tesi per approfittare delle poche — e sempre rischiose — possibilità di sorpasso offerte dalla stretta arteria che corre tortuosa sul fianco della montagna. Che cosa accadrà quando su questo budello si avventeranno i Tir provenienti dal traforo del Fréjus? La galleria, un gioiello da trecento miliardi inaugurato sabato dal presidente del Consiglio Andreotti e dal primo ministro francese Barre, fra un anno entrerà in funzione, i tecnici prevedono il passaggio di oltre un milione di veicoli l'anno (duemila Tir al giorno), ma le strade esistenti non sono in grado di assorbire un simile volume di traffico, tutta la valle rischia di trasformarsi in un unico, colossale ingorgo, la circolazione si paralizzerà, il traforo si trasformerà in una trappola per gli incauti automobilitsi che lo utilizzeranno. I più preoccupati sono gli operatori turistici di Bardonecchia e delle altre località turistiche dell'Alta Valle. «Questo traforo, lungi dal portarci benessere, cosi com'è adesso la strada, finirà per isolarci completamente. Sarà la fine per il turismo. Chi avrà più il coraggio di mettersi in viaggio sapendo a che cosa va incontro?», dice il vicepresidente dell'Azienda autonoma di soggiorno e presidente degli albergatori di Bardonecchia, Lorenzo Nosenzo. «Noi vogliamo una superstrada al piii presto — aggiunge — senza pedaggi, perché altrimenti qui non verrà più nessuno. Fino a quando le autorità non avranno risolto questo problema, non deve essere consentito il passaggio dei Tir. Il traforo deve essere aperto soltanto alle autovetture, e già così sarà un problema. Altrimenti possono anche chiuderlo ed aspettare che venga costruita la strada». L'ingegner Alessandro Gibello, sindaco di Bardonecchia, afferma: «Qualunque sia la soluzione tecnica che vorranno adottare, noi dobbiamo batterci per ottenere un collegamento viario almeno decente con Torino. Altrimenti per il nostro turismo, l'unica attività di Bardonecchia, sarà la fine». La Regione e la Provincia hanno elaborato delle soluzioni che entro tre o quattro anni (secondo i più ottimisti, ma queste previsioni non sono condivise dalla maggioranza degli abitanti della valle) dovrebbero eliminare i più grossi inconvenienti. «Ma questi interventi parziali ci preoccupano — dice l'ingegner Gibello —perché riteniamo che finiranno col peggiorare la situazione già precaria. E' ora di cominciare a ragionare in modo semplice e per schemi, invece di continuare a proporre dei rappezzi. II progetto prevede che gradualmente vengi realizzata una superstrada da Bardonecchia alla tangenziale ovest di Torino, utilizzando al massimo il tracciato esistente. Alcuni lotti di lavoro sono già stati appaltati, qualcosa dovrebbe essere realizzato entro il 1981. «Abbiamo dormito sugli allori per troppi anni — lamenta Nosenzo —, ci siamo fidati delle promesse e siamo rimasti passivi, in balia dei tecnici. Con questo bel risultato: il traforo è stato fatto, la strada no. Così si rischia di paralizzare l'intera valle. Come faranno i pendolari che si servono delle corriere per andare a lavorare a Susa, Bussoleno, Torino? Partiranno cinque o sei ore prima per poter arrivare in tempo? Finché non avranno risolto questo problema, il traforo dev'essere chiuso al traffico pesante. Questa è la volontà di tutti i valsusini. Perderanno dei soldi? Dovevano pensarci prima: noi non possiamo pagare le conseguenze dei loro errori». Meno drastico, il sindaco di Bardonecchia dice: «Dobbiamo darci tutti da fare per risolvere-questo problema. Noi siamo disposti a collaborare, ma anche le nostre esigenze vanno rispettate». Francesco Fornari Exilles. Il difficili' incrocio tra un camion c un pullmann su un tornante della statale della Val di Susa ( Curio Pellegrino)

Persone citate: Alessandro Gibello, Barre, Gibello, Lorenzo Nosenzo, Nosenzo