CRONACA CITTADINA

CRONACA CITTADINA I carabinieri hanno risolto in 48 ore lo spietato delitto compiuto nella villetta di Leumann L'assassino delle due donne è un tecnico Rai respinto dalla giovane, ha ucciso per vendetta Ha 32 anni, abita a Grugliasco, è scomparso: suicida? - Tradito da una borsa di tela dimenticata nella casa dopo il massacro - Era innamorato di Vittoria Tenini che non volle più vederlo quando seppe di essere in attesa di un figlio - Ha ammazzato l'anziana zia della vittima perché probabilmente l'aveva riconosciuto - L'ordine di cattura emesso dal magistrato Vittoria Tenini ha pagato con la vita la vendetta folle di un innamorato che aveva respinto quando si era accorta di aspettare un bimbo. La sua anziana zia, Bianca Carrera, è stata uccisa perché aveva riconosciuto l'assassino. Il killer, che con gelida ferocia e disarmante ingenuità ha compiuto il massacro nella villa di via Condove 99 a Leumann, è stato identificato: si chiama Antonio Portolese, 32 anni, tecnico della Rai di Torino, abitante a Grugliasco in via Pellico 19. E' scomparso: forse è fuggito all'estero, forse si è nascosto da qualche parte nella campagna attorno a Rivoli, forse si è ucciso. Un'ipotesi, questa del suicidio, tutt'altro che trascurabile: è tipico della psicologia di chi giunge ad ammazzare per una delusione amorosa di pensare alla morte appena l'odio è stato placato dalla vendetta e insorgono la coscienza dell'atrocità commessa ed il rimorso. Alla risoluzione di un'inchiesta che si era subito presentata difficile, i carabinieri della compagnia di Rivoli, aiutati dai colleghi del nucleo investigativo di Torino, sono arrivati lavorando senza sosta un giorno ed una notte. Punto di partenza delle indagini, la testimonianza di Anna Actis, la domestica risparmiata dal criminale. Una testimonianza, però, che si è rivelata di scarso aiuto, che anzi ha contribuito a confondere le idee agli uomini del capitano Basile. «Ho appena intravisto in faccia l'assassino — aveva detto la donna —. Biondo, alto, aveva occhiali da sole, un berretto in testa, calato sulla fronte. Un tipo giovane, sui 20-22 anni-. I brigadieri Gaggiano e Vietri cominciano a cercare tra le amicizie di Vittoria Tenini e di suo marito Domenico e tra la clien- tela del bar «Màk 7» che la coppia gestisce dall'estate scorsa. Nulla; nessuno risulta avere l'età e le caratteristiche fisiche descritte dall'Actis. Poi, la domestica ricorda che il killer portava a tracolla una borsa, aggiunge: «La povera signora Carrera, prima di morire, ha mormorato qualcosa su di un postino. Probabilmente l'assassino è riuscito a farsi aprire spacciandosi appunto per portalettere*. Nel garage, accanto al corpo agonizzante della Carrera, c'è una borsa di tela bianca e verde con la scritta «Edmonton Journal». E' piena di riviste vecchie e confezioni di saponette «Badedas». Il maresciallo Chillemi di Collegno ed il collega Severino cominciano a «lavorare, su questa borsa: anch'essa però non è mai stata notata a tracolla di quanti frequentano il «Mak 7» e dei numerosi giovani che ogni giorno vanno a trovare nella villa Domenico e Vittoria Tenini. A poco a poco prende corpo l'ipotesi che il killer sia estraneo al giro dei Tenini, che l'omicidio sia collegato a qualche misterioso traffico dei coniugi. Gli interrogatori dei genitori di Vittoria, di Domenico, gli accertamenti compiuti dal brigadiere Giaccardo nell'ambiente di lavoro della madre di Vittoria, tra gli ex dipendenti del padre della ragazza fugano i dubbi. Nessuna macchia, nessun episodio, anche lontano nel tempo, che possa avere un collegamento con il massacro. Viene presa in considerazione l'ipotesi che nel «Mak 7» qualche cliente spacci droga, che il crimine sia una vendetta di trafficanti. I carabinieri del cap. Basile e del col. Ruggieri del nucleo investigativo cercano invano: è un bar come tanti. A tarda sera gli sforzi degli inquirenti tornano a concentrarsi sulla pista della vendetta passionale. Vengono interrogati di nuovo, ad uno ad uno, tutti gli amici di Domenico e Vittoria Tenini. Alcuni giovani fanno un nome: Antonio Portolese, detto Tony. «£' uno di noi — dicono nella caserma di Rivoli — viene sempre al bar. E' molto amico di Vittòria, ha suonato spésso con lei in un complessino.. Qualcuno aggiunge: «Pare anzi che tra di loro ci fosse del tenero-. Confidenze che sono confermate dal marito della sventurata ragazza. « Già, adesso ricordo; mesi fa mia moglie mi disse di aver avuto un amoretto con quel Tony. "Ma, ormai, è acqua passata", mi disse. E aggiunse che da quando aveva saputo di essere incinta l'aveva invitato a considerarla soltanto un'amica*. Tra le tantissime amicizie dei Tenini, il Portolese è l'unico che sembra assomigliare abbastanza alla descrizione del killer fatta dalla domestica. Però ha 10 anni di più di quanti gliene ha attribuiti l'Actis. E' mattina quando il brigadiere Gaggiano va a cercarlo a casa. L'alloggio è deserto, Tony se n'è andato con la sua 500 arancione, nel garage ha lsciato l'altra auto. Le ricerche alla Rai sono senza esito, Portolese è da una settimana in ferie. I sottufficiali Severino e Vietri rintracciano i genitori del giovane, che vivono a Rivoli. Dicono di aver visto il figlio l'ultima volta giovedì sera. La madre. Maria, chiede: «Tony ha comperato tempo fa una pistola, una 38 special. Siete qui per un controllo?*. Vittoria e la zia sono state uccise con una pistola dello stesso calibro. Gli investigatori sono quasi giunti alla certezza. Mostrano ai genitori dì Tony la borsa dimenticata dall'assassino nel garage della villa, la madre ha un sussulto: 'Ma è di nostro figlio. Gliela hanno regalata gli sii che vivono ad Edmonton, in Canada*. In serata, il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Burzio, firma nei confronti di Antonio Portolese un ordine di cattura per omicidio plurimo. Claudio Giacchino José Leva Antonio Portolese è scomparso dal giorno del duplice omicidio - Una foto kitch di Vittoria Tenini al piano