Altre 2 società d'assicurazione sono state giudicate fuori legge

Altre 2 società d'assicurazione sono state giudicate fuori legge Dalla speciale commissione del ministero dell'Industria Altre 2 società d'assicurazione sono state giudicate fuori legge Sono la Siarca e la Compagnia Italiana di Sicurtà - Gli assicurati saranno tutelati ROMA — Quando li chiamavano pirati, corsari, avventurieri, speculatori, si adontavano e minacciavano querele, giurando e spergiurando sulla loro solvibilità. Oggi, non minacciano più e preferiscono ricorrere ad altri sistemi per salvarsi dalla liquidazione coatta amministrativa. A qualcuno il gioco riesce magari con artifici, come l'esibizione del «certificato di regolarità» nel versamento dei contributi Inps e facendosi aiutare da salvacondotti elettorali. Ad altri, meno ammanigliati politicamente, no. E' il caso delle due società di assicurazione — la Siarca di Milano e la Compagnia Italiana di Sicurtà —di cui ieri la Commissione consultiva per le assicurazioni del ministero dell'Industria ha decretato la fine, esprimendo parere favorevole all'inizio della procedura di liquidazione. Toccherà, adesso, al ministro Nicolazzi firmare il relativo decreto necessario a rendere operativa la procedura. A caricarsi, poi, delle conseguenze o meglio dei guasti prodotti dalle due società saranno le altre aziende, quelle sane, attraverso sia il fondo dì garanzia vittime delle strada .(l'organismo incaricato di pagare i sinistri delle compagnie fallite) sia la Sofigea, la finanziaria dell'Ania (Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici) che fornisce i fondi per garantire le polizze in corso e i posti di lavoro. La Sofigea, infatti, ha dato vita a due società di salvataggio: la Siad che ha rilevato il fallimento della Cosida e del Lloyd Cen. tauro, e la Card (la cui do. manda per l'esercizio dell'attività è stata accolta ieri) cui spetta di accollarsi il portafoglio delle due aziende messe in liquidazione. Comunque sia, si è cominciato a fare ordine nel settore delle assicurazioni, continuando ad espellere le compagnie (finora otto) che non hanno i requisiti di gestione, di riserve e di serietà necessari. Il fatto è che quest'opera di igiene, iniziata dall'ex ministro Donat-Cattin sulla base dell'ormai famoso rapporto del prof. Filippi, prosegue forse con eccessiva lentezza. Le compagnie definite «sospette» si dice siano ancora una quarantina. Almeno dieci, se sì guarda ai risultati del¬ le ispezioni del servizio vigilanza del ministero dell'Industria e all'indagine svolta dalla Commissione interparlamentare della Camera, andrebbero radiate dal mercato. Se non ci si riesce, è perché spesso o ci si accontenta, come prova di una presunta «illibatezza», di discutibili certificazioni, oppure perché intervengono fattori di opportunità politica (vedi elezioni). Tanto per fare un esempio, pare che per salvare alcune società dalla «scure» del fallimento, sia stato sufficiente esibire, come si è detto all'inizio, un certificato di regolarità nel versamento dei contributi Inps. Un certificato che in effetti significa poco o nulla ai fini della solvibilità di un'impresa, perché viene rilasciato in base a una richiesta di rateizzazione del debito, e quindi indipendentemente dalla reale condizione finanziaria. Tant'è. * In ogni caso, tali situazioni «anomale» non vanno confuse con altre, per fortuna meno disastrate. Sarebbe oltremodo scorretto fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono società operativamente sane, sofferenti soltanto di carenze di liquidità. Chi le ha gestite in passato, spesso ne ha prosciugato le casseforti, dirottando i quattrini in operazioni speculative estranee all'attività assicurativa. Se questi denari tornano indietro, come accaduto in qualche caso, tali società non vi è motivo per depennarle dal mercato. A parte ciò, lo sforzo del ministero dell'Industria, e anche dell'Ania, va sostenuto. Il settore dell'assicurazione Rea è stato per anni uno dei pascoli preferiti di certi «lanzichenecchi» della finanza (si fa per dire). Importante è far presto, affinché le avventure di taluni non si scarichino troppo pesantemente sulle spalle di altri e da questi sugli assicurati. Perché, nonostante gli sforzi dell'Ania e della Soflgea, i costi delle espulsioni operate finiscono sempre per ricadere sugli automobilisti, chiamati alla fine a pagare premi più alti, aumenti di tariffe ecc. Non basta dare garanzie di copertura assicurativa «in ogni caso» (con il trasferimento, cioè, del portafoglio della società liquidata a un'altra) ma occorre anche evitare che in ultima analisi certe «truffe» restino tutto sommato impunite. Perché questo succede se i fondi necessari alla ripulitura del mercato finiscono poi per essere forniti dalla collettività. La commissione consultiva ha poi espresso parere favorevole per 7 nuove Imprese di assicurazione contro i danni e per 2 nuove imprese di assicurazione sulla vita, nonché per 4 imprese che intendono estendere l'attività su altri rami. La commissione ha rinviato per approfondimenti il parere su altre nove. Le nove imprese nuove per le quali la commissione si è espressa favorevolmente sono: SpaPhenixSoleil; Excess In. Co; Unitalia Spa; Assimoco Spa; Il Sole Spa; Card Spa General Accident Pire and Life; l'Italia Vita Spa; Winterthur Vita - Rappresentan za. Natale Gillo