Elezioni, elettori e banchi di nebbia di Guido Ceronetti

Elezioni, elettori e banchi di nebbia PENSANDO AI VOTI DI GIUGNO Elezioni, elettori e banchi di nebbia Elezioni — alle impeccabili critiche di Alberto Ronchey, solitarie purtroppo, contro questo nostro inamovibile e degradante sistema proporzionale, posso aggiungere la mia nausea, la mia indignazione... Ci tocca eleggere, da trentatré anni, i nostri rappresentanti senza poterli vedere in (accia. Vedendoli troppo da vicino, alla lente del collegio maggioritario, forse saremmo meno smaniosi di eleggerli: meno voti, più riflessione. Le democrazie più mature si astengono, abbondantemente; l'insidia totalitaria si ritira se non trova carne da plebiscito. Qui. a pretendere rozzamente il voto, c'è qualcosa, non qualcuno: l'Ente Partito, la Lista, il Simbolo, nudità nocive, su cui è applicata la svolacchiante foglia di fico del Voto preferenziale. C'è tutto l'orrore del Regno della Quantità: ai battaglioni più grossi, un Dio di frode concede in premio di avere più sedie in questo parlamento mirabilmente proporzionale. Se la ripartizione è ingiusta, la rappresentanza è illusoria. Se non cambiate la legge elettorale, sarete soltanto delle ombre pagate bene, pagate troppo: mai dei veri parlamentari. L'eufemistica, in uno dei suoi momenti più creativi, ci ha fornito l'espressione: «Il quadro politico è confuso». Per vedere meglio certi quadri confusi, conviene allontanarsene di qualche metro; ma da questo non serve prendere le distanze, risulta sempre confuso. Nel 1948 vedevamo almeno due schieramenti, schiumanti di furore glaciale, fieramente contrapposti, fino all'antiteticità as-' soluta... In realtà, l'antitesi era relativa; l'assoluto, in quei climi, non vive. Togliatti un polo? De Gasperi un polo? Né poli, né fari... Tuttavia, c'era da fare, votando, una scelta di campo: Est-Ovest; era già qualche cosa, nonostante l'uniforme demenza dei linguaggi. Ma che cosa sceglie, l'elettore italiano, nel giugno 1979? Solo la continuità del Quadro Confuso. Qualunque sia la lista votata (questa è la mia deplorevole impressione) non si contribuisce che ad aumentare la confusione. * ★ Pochi giorni dopo aver fatto, all'incesto politico nazionale, la limosina del suffragio, gli elettori italiani si riprecipiteranno in Via dell'Urna in vista di un'altra elezione: l'europea, sovranazionale. ma espressa da voti nazionali a partiti nazionali, per fini sovranazionali ma dentro visioni, schemi, tesi, situazioni, problemi, monete nazionali. Come secondo salto nella purità del confuso non c'è male. Capirei un'elezione europea che fosse fatta per eleggere un presidente europeo, scegliendolo fra tre o quattro candidati, all'americana. Ma torniamo a votare per gli stessi partiti, le stesse liste. Si può fare il paragone con la pizza: prima era solo napoletana, poi è diventata nazionale, adesso è mondiale. Che cosa facciamo? Esporteremo un po' di Confusione del Quadro? Nell'esportazione, il quadro confuso rischia di chiamarsi Babele. Ci salverà il prefisso Euro — che sarà usato forsennatamente? Tutti Euro (europei, nessuno). Se ripenso alle elezioni del 1946. del 1948. del 1953. di cui ho inutili ricordi, trovo che c'è un miglioramento qualitativo via via che il tono cala, che la febbre si abbassa: queste mi sembrano molto meno ottenebrate dal fanatismo di setta, dalla credulità popolare, dal baggianismo universale, e nonostante i risultati e l'infame proporzionale meno schiacciate dal carro trionfale della potenza dei partiti. I cittadini vanno a votare sapendo che votano l'impostura, vanno a votare senza aspettare il Mahdi o il Paracleto e neppure il gigante della lampada strofinata. Il fanatismo si è concentrato in poche mani, pericolosissime, però poche: le folle sono fiacche, e il raffreddamento delle folle è sempre un sintomo buono. I partiti seguitano a vincere, eppure ogni volta perdono, per giustizia misteriosa; per" dono in sostanza di consenso, in sangue di fedeli, in qualità di clienti... Per questo, tendono ad amalgamarsi, a formare Archi Costituzionali, catene, steccati, cancellate, roccaforte si aggregano per non morire, per non sentire in solitudine i tonfi oscuri del proprio essere che si perde. Il rischio, per la libertà, è nelle concentrazioni per panico, e l'orrore del cam¬ biamento, che li caratterizza tutti, è già alone totalitario. Calcolata in lingotti di potere — posti, leggi, commissioni, operazioni finanziarie, animazione istituzionale — l'importanza dei partiti resta grandissima, però di quel funesto controllo sulle anime dell'immediato postfascismo (c'era un vuoto da riempire), principalmente cattolico e comunista, con accensione fulminea di milioni di lampadine mentali e schiavi interiori a tutti i piani delle case, non mi sembra che sussistano molte tracce. La gente non ha pensieri più elevati, tuttavia ha idee più fluide e sentimenti più incerti. La propaganda, per scavare un poco, per aprirsi un varco, è costretta a farsi più intelligente. ★ ★ C'è il Partito Comunista. Conserva il suo impressionante potere di, mobilitazione generale e parziale delle folle in qualsiasi momento, magnetizzando pigri, refrattari e cronici, ma penso che la sua penetrazione nell'anima di quelli che pure riesce facilmente a mobilitare, sia piuttosto scarsa e in via di diventarlo di più. Non so che cosa resterebbe di influenza comunista nell'Italia meridionale, se appena su una montagna calabrese riapparisse Gioacchino da Fiore. Il papa Wojtyla ha ridato ai cattolici il piacere di avere un capo. Più che pensiero, diffonde forza, imprime coraggio. Con Pio XII i cattolici facevano adunate lugubri; col nuovo papa fanno un bagno di Fontaine de Jouvence. Sulla statua del mito sovietico è stato versato troppo vetriolo, perché agisca ancora su una moltitudine, e i comunisti hanno dovuto rinunciare a servirsene. C'è oggi un modo di pensare dei non-pensanti genericamente laburistico, e anche, per inoculazione scolastica, stantufficamente storicistico, che è dovuto in parte alle didascalie comuniste, niente di più; non si fonda un potere mentale su una base così gracile. Il partito non può educare più un solo ateo: ci sono troppe vie per diventarlo. Le più antiche religioni d'Oriente stanno tranquillamente aspettando, dandosi colpi di ventaglio, guardando da un balcone in qualche momento visibile, di subentrare alla croce cristiana nel sentimento del dolore e nel bisogno metafisico di quelli che cercano e pensano. I comunisti sono preistorici, e nonostante la loro attualità come problema e movimento politico, la forma mentale senza cui non esisterebbero gli vieta di essere realmente contemporanei. Pestare monotonamente, a scadenze che vanno facendosi irregolari ma non per questo più elettrizzanti, nella pozzanghera elettorale, per un movimento dalla vocazione messianica e totalitaria, che non può raggiungere il potere assoluto, è alla lunga nocivo, e la grande quantità di voti contati non compensa la perdita midollare. 10 spellamento di realtà ideale, di cui non si fa il conto in cifre. Dove ricaricarsi? La cisterna fascista è asciutta: il più accanito dei pompaggi non ne tira più fuori che qualche vecchia cartolina dove si sono arrugginite tracce di sangue, e un antibrigatismo rosso di cui sfugge 11 vero bersaglio non vale, come produttore di emozioni, un antifascismo tardivo. E di antifascismo storico oggi il Partito Comunista non può campare più. senza trasformarsi in un gigantesco Istituto Accademico. Che cosa resta? La Crisi Economica. Qui lo sfruttamento comunista dell'argomento non si distingue certo per originalità. Gli italiani vogliono una conservazione illimitata del raggiunto, quanto a legislazione sociale, proprietà e quattrini sicuri: la diversità politica, qualunque diversità, si pone fuori da questa furibonda e irresisti-, bile volontà generale. Un partito politico può solo proporre cambiamenti simulati; in realtà l'elettore dà il voto alla lista comunista con questa precisa consegna: «Che niente cambi». Tuttavia la società italiana cambia ogni giorno, perdendo anima in cambio di materia, individualità in cambio di massificazione, salute in cambio di pubblicità farmaceutica, intelligenza in cambio di slot-machines culturali. La continuità di questo cambiamento è sicura, finché non ci sarà un disastro che lo fermi. Millenarismo quantitativo, industrialismo mortifero, bonibremasa: il grande esercito comunista può solo mettere delle sentinelle a tutto questo, che è anche papistico, socialdemocratico, fascistico e nichilistico, col rischio, se non farà buona guardia, di veder sparire nel nulla i suoi battaglioni. L'unica novità potrebbe essere, come altrove, il Gulag, rallegrato da qualche Varietà da campo dove si leggessero poesie di Rocco Scotellaro, ma, senza Eurogulag. niente di nuovo. Allora la mesta omelette che rinsecchisce nell'armadio da trent'anni. di un governo eterno coi democristiani, e una spartizione più larga, possibilmente definitiva, dei poteri già spartiti, è veramente l'ultimo traguardo, l'ultima possibilità di battere un colpo, di questa falange macedone senza Alessandri, rimasta sola in un'India che gli è. dopo tanto studio, ignota, e da cui non può tornare indietro. Guardate i Due Ciechi di Breughel: uno guida l'altro, e tenendosi stretti finiranno annegati in uno stagno, dove non galleggeranno che i loro mantelli. Ecco, mi viene un dubbio: e se i due ciechi fossero già caduti insieme nello stagno, se non vedessimo più che i loro mantelli? E se. dietro a loro, fossero caduti altri cinque o sei ciechi? Nebbia, un gran banco di nebbia. Sotto, il vero dramma, la vera storia umana contemporanea, che anche nel suo limitato speculum italiano patisce i suoi fati. Necessità, crudele Dio greco... Dappertutto il progresso del terribile è senza soste, ed è forte come l'amore, ed è più forte anche del partito comunista sovietico e di quello cinese messi insieme, e di tutta l'America, e di tutto il Mercato Comune, e di tutte le banche e le bombe del mondo; meno forte solo di certe esili parole che non stanno scritte nei testi della Quantità opaca e nelle loro code incendiarie, e che nei dibattiti televisivi sui due voti prossimi nessuno certo pronuncerà. H treno correva nella notte, ci siamo svegliati e dalle rose del mattino abbiamo visto spuntare decine e decine di Torri di Raffreddamento, e ne usciva una bolla che non era di sapone; abbiamo sentito lo scatto secco di una porta blindata che si chiudeva Guido Ceronetti

Persone citate: Alberto Ronchey, Alessandri, Breughel, De Gasperi, Fontaine, Pio Xii, Rocco Scotellaro, Togliatti, Wojtyla

Luoghi citati: America, India, Italia