Il vescovo Capucci obbedisce al Papa

Il vescovo Capucci obbedisce al Papa L'udienza in Vaticano dopo lunga attesa Il vescovo Capucci obbedisce al Papa Il monsignore arabo, amico dei palestinesi, soggiornerà a Roma - Non potrà recarsi in M.O. senza autorizzazione CITTA' DEL VATICANO — Papa Wojtyla ha risolto ieri, sulla base di precise garanzie rimaste segrete, l'imbarazzante caso di mons. Hilarion Capucci, il vescovo arabo vicino ai palestinesi: lo ha ricevuto in una inconsueta «udienza in due tempi», che il presule aveva atteso per quasi un mese a Roma, e dopo aver parlato, in precedenza, con il suo diretto superiore, il patriarca greco-melkita di Gerusalemme. Maximos V Hakim. In conclusione (ma vedremo che sono occorse difficili trattative) Capucci è stato nominato «visitatore per le comunità greco-melkite dell'Europa occidentale», cioè Francia. Belgio, Olanda, Svizzera. Lussemburgo, che ammontano a poche migliaia di fedeli. A parte il trasferimento geografico, è lo stesso incarico che Paolo VI gli aveva conferito o, meglio imposto, per l'America Latina nel dicembre 1977. Papa Montini si era impegnato con il presidente di Israele a tener lontano il presule dal Medio Oriente per ottenerne la liberazione dal carcere dove, dal 1974, scontava dodici anni per aver trasportato sulla propria auto armi ed esplosivi a favore dei guerriglieri palestinesi, mentre era vicario patriarcale di Gerusalemme. Sennonché Capucci, che ha 57 anni, un carattere focoso e «sente» la causa palestinese, nel gennaio scorso abbandonò improvvisamente il Venezuela, dove si trovava, e su invito di Arafat raggiunse Damasco per partecipare al Consiglio della rivoluzione palestinese che lo acclamò ..membro». Israele, con discrezione, protestò per via diplomatica in Vaticano e il portavoce della S. Sede, padre Romeo Panciroli. dichiarò che Capucci era rientrato in Medio Oriente di propria volontà, senza autorizzazione, nè preventiva informazione al Vaticano. Papa Wojtyla ordinò due inchieste ai Nunzi in Venezuela e in Siria. Nel frattempo. Capucci si appellò a Giovanni Paolo II sostenendo che l'incarico datogli da Paolo VI non gli vie¬ tava di assentarsi dall'America Latina e chiese di essere trasferito altrove. La S. Sede si trovò, così, al centro di un «affaire» complesso: una punizione di Capucci avrebbe provocato reazioni fra i cattolici palestinesi e, in generale, nel mondo arabo: una assoluzione tacita avrebbe complicato i rapporti con lo Stato di Israele. Si mise all'opera la diplomazia vaticana, Segreteria di Stato e Congregazione per la Chiesa Orientale da una parte, patriarca melkita Maximos V, dall'altra parte, e sono intuibili contatti con Israele. Il patriarca compi alcuni viaggi a Roma, fu ricevuto dal Papa e nei giorni scorsi s'incontrò con mons. Agostino Casaroli, nuovo pro-segretario di Stato. A sua volta mons. Capucci, reduce da Damasco, era venuto a Roma prima di Pasqua in attesa dell'udienza pontificia e si tenne rigorosamente riservato. Ma le trattative andavano per le lunghe: il Vaticano, o meglio Giovanni Paolo II in persona, chiedeva precisi impegni e garanzie che mons. Capucci non avrebbe compiuto altri colpi di testa. Queste garanzie doveva darle, in primo luogo, il patriarca. Altro particolare decisivo e segreto. Capucci ha indirizzato al Papa una lettera di «obbedienza», come si dice in gergo di Curia. Nel documento egli si è rimesso completamente alle decisioni che la S. Sede riteneva opportune e necessarie, si è impegnato a non tornare nel Medio Oriente senza prescritta autorizzazione, a non accettare la elezione a membro del Consiglio della rivoluzione palestinese. Queste garanzie sono state ratificate e rese vincolanti dal patriarca, dinanzi a papa Wojtyla. Solo a queste condizioni — che ci sono state rivelate — è stata possibile l'udienza di ieri che, come si è accennato, si è svolta in modo inconsueto. L'annuncio ufficiale dice che il Papa ha ricevuto tutti insieme il patriarca Maximos V, mons. Capucci e mons. Francesco Abou-Moch, che gli è subentrato come ausiliare del patriarca di Gerusalemme dopo esser stato procuratore patriarcale a Roma. In realtà, secondo informazioni sicure, Giovanni Paolo II ha ricevuto a lungo per primo e da solo Maximos V che, poi, gli ha chiesto il permesso di introdurre mons. Capucci. Ottenuto il consenso, Capucci è entrato, si è inginocchiato e ha ripetuto l'«obbedienza» baciando la mano destra dèi pontefice che gli ha rivolto alcune parole, presente anche mons. Abou-Moch. Capucci risiederà a Roma, da dove effettuerà le visite nei paesi della Europa Occidentale. Una valutazione corretta della soluzione adottata è questa: la S. Sede ha usato riguardo agli arabi e rispetto a Israele, come dimostra la duplice garanzia per evitare rientri non autorizzati di mons. Capucci in Medio Oriente. _ . _ Lamberto Fumo