Anche tra le atrocità dei nazisti vuole trovare «colpe» degli ebrei

Anche tra le atrocità dei nazisti vuole trovare «colpe» degli ebrei UN ARTICOLO DEL DISSIDENTE PLJUSHCH SUL «CASO CHEVTSOV» Anche tra le atrocità dei nazisti vuole trovare «colpe» degli ebrei Leonia Pljushch. il noto matematico dissidente russo, dal 1976 vive a Parigi, dove giunse profugo dopo quattro anni di orrori morali e psichici subiti in un manicomio distato. Lo studioso quarantatreenne ha appena letto La campana di Ivan Chevtsov. scrittore sovietico noto per il suo antisemitismo. Con umorismo tanto più tagliente quanto più grande è la sua indignazioìie, qui spiega il •caso Chevtsov-. E' possìbile risolvere questo problema letterario sovrumano: svelare le atrocità dei nazisti durante la guerra, in particolare la persecuzione degli ebrei, e dimostrare contemporaneamente che gli ebrei erano e sono la principale minaccia per la pace? Le difficoltà aumentano quando, al tempo stesso, la fraseologia dello scrittore deve essere comunista e internazionalista. / miti del sangue E' possibile in Unione Sovietica, il Paese del «mai visto». Lo scrittore Ivan Chevtsov ha indicato per la prima volta nel 1964 al popolo sovietico la minaccia ebraica nel suo romanzo II pidocchio. In quel libro gli ebrei sono raffigurati come cosmopoliti, formalisti, astrattisti che defraudano e distruggono il realismo socialista. In quell'epoca liberale dell'era krusceviana la critica attirò amichevolmente l'attenzione di Chevtsov sul suo cattivo stile e su altri difetti letterari. Nei nuovi romanzi di Chevtsov degli anni 1969-1970, L'amore e l'odio e In nome del padre e del figlio, gli ebrei uccidono, disinformano, sessualizzano e alcolizzano il popolo russo: si impadroniscono del¬ la stampa sovietica, della medicina, del commercio, della pedagogia e della cultura in generale. Chevtsov è riuscito a creare un tipo indimenticabile di ebreo satanico facendo al tempo stesso un «corso rapido» di nazionalsocialismo con i miti del sangue, della Terra, dell'uomo e della donna, dello straniero corruttore. Il quadro della quasi vittoria sionista in Urss era talmente scuro che la stessa Pravda rimproverò a Chevtsov di avere snaturato la realtà: aveva sottovalutato 11 ruolo potente e dominante del partito in Urss. La Pravda non sottolineò il nazismo contenuto nei romanzi di Chevtsov perché concezioni naziste s'insinuano progressivamente nella propaganda sovietica all'interno, e in modo più dissimulato all'esterno. Tenendo conto delle critiche mossegli nel 1970. Chevtsov ha spostato l'azione del suo nuovo romanzo in Polonia, presso i «fratelli minori» slavi. Sotto la direzione dei fratelli slavi maggiori, quindi dei sovietici, i polacchi organizzano la resistenza, la clandestinità e i gruppi di partigiani Combattono le truppe hitleriane, salvano francesi ed ebrei dai campi di concentramento. Ma, al contrario di quanto ci si potrebbe attendere da persone salvate, gli ebrei hanno una serie di particolarità razziali: sono paurosi, vanitosi, ingrati, egocentrici, cinici e hanno una doppia personalità. La Gestapo e l'Abwehr fanno leva su queste loro caratteristiche per inquadrarli nelle proprie file. Nella clandestinità e fra i gruppi di partigiani gli ebrei sono imboscati: inducono in tentazione, disinformano e avvelenano i capi dei partigiani, tradiscono i loro salvatori e addirittura i loro familiari. I polacchi, anche quando sono traditori, sono migliori degli ebrei, sebbene sul piano delle virtù cedano il passo ai fratelli maggiori. Dopo la guerra, gli ebrei che avevano seguito l'Abwehr e la Gestapo (per esempio un certo Simontal nel quale il lettore sovietico può facilmente «riconoscere» Simon Wiesenthal) sono nuovamente arruolati, questa volta per conto dei servizi d'informazione americani, tedeschi o israeliani; lottano contro la pace e contro il socialismo, con l'obiettivo di una futura dominazione del mondo. Con falsi storici Per non farsi passare come antisemita, Chevtsov divide opportunamente i ruoli con il principale personaggio del romanzo, il gollista E. Ducamp. L'autore si preoccupa di descrivere gli ebrei in chiave negativa, e il giornalista gollista francese dà loro un fondamento ideologico. Ducamp spiega, in una lettera a Ivan Slugarev, generale del Kgb (e per mezzo suo a tutto il popolo sovietico), che il regime di Israele non è migliore di quello dei nazisti: che in Sud Africa la comunità ebraica, che vi ha instaurato lo schiavismo, dirige tutto: che negli Stati Uniti sei milioni di ebrei si sono impadroniti del Campidoglio e della Casa Bianca, dell'economia, della stampa e dei sindacati: «Non mancano che i recinti dietro il filo spinato-. «Cosi scrive Ducamp nella lettera, ti ho indicato i tre Paesi dell'impero sionista: gli Stati Uniti Stato economicofinanziario e politico-militare; il Sud Africa, "prototipo dell'avvenire": e Israele, il centro ideologico. Non molto tempo fa un "consiglio" dei cervelli sionisti si è svolto a Tel Aviv: i fratelli Rockefeller per gli affari, Dean Rusk per la diplomazia, il professor Rostow e lo scienziato atomico Telle per il "trust dei cervelli", il re della stampa Luce per i mezzi d'informazione (...) e il giovane storico Henry Kissinger, stella crescente nel mondo sionista. E'stata una seduta dello stato maggiore generale della forza satanica invisibile e segretissima che. dopo avere preso la torcia dalle mani di Hitler, sostiene mostruosi piani di egemonia mondiale-. Chevtsov e Ducamp, il suo sosia francese, vedono la salvezza nelle forti personalità patriottiche del generale De Gaulle e del generalissimo Stalin. Chevtsov e Ducamp suonano la campana. Verso l'anno Duemila gli ebrei si impadroniranno del potere sulla Terra: «Antisemiti di tutti i Paesi unitevi!-. Può darsi, tuttavia, che fra breve la Pravda attiri l'attenzione su un nuovo errore di Chevtsov: ha dimenticato il dragone cinese. Dopo avere letto Chevtsov e numerosi altri scrittori sovietici anch'io ho avuto voglia di suonare la campana: leggete la propaganda sovietica, leggete La campana (Mosca. 1978, Edizioni Sovremennik. tiratura 75 mila copie). Ma allora, per chi suonano oggi le campane di Norimberga? Leonid Pljushch Copyright di «Le Monde» e per l'Italia de «La Stampa»

Persone citate: De Gaulle, Dean Rusk, Henry Kissinger, Hitler, Ivan Chevtsov, Ivan Slugarev, Rockefeller, Simon Wiesenthal, Stalin