Scienza e filosofia interrogate su Dio di Hans Kung

Scienza e filosofia interrogate su Dio L'INCHIESTA DEL TEOLOGO KtTNG Scienza e filosofia interrogate su Dio Chi abbia un giorno a scrivere una storia della teologia cattolica, giunto al nostro tempo dovrà indicare come uno dei capisaldi rivelatori il densissimo libro del teologo cattolico svizzero Hans Kung. pubblicato lo scorso anno ed ora tradotto, ed edito da Mondadori, con il titolo originario: Dio esiste? La risposta finale è naturalmente affermativa, sicché il libro può anche venire considerato come una confutazione dell'ateismo: ma siamo ad ardimenti teologici, che permettono proprio di considerarlo un segno dei tempi. Esiste Dio? Qui siamo proprio al problema fondamentale, di fronte al quale impallidiscono le incertezze dei modernisti sulla nascita virginale di Gesù e sulla sua resurrezione corporea. Il libro mostra una immensa erudizione dell'autore, che è al corrente non solo di tutta la filosofia degli ultimi quattro secoli, con conoscenza profonda degli apologeti dell'ateismo, ed anche di quanti, senza essere atei, portarono elementi demolitori, ma conosce gli ultimi risultati sulle ricerche dei cosmologi circa l'origine dell'universo e la sua possibile fine, le ultime conquiste della fisica atomica. Una erudizione che incute quasi timore; ed anche una bella prosa (qui certo il merito va anche al traduttore), e tutta la chiarezza possibile in così arduo terreno. ★ * Anzitutto demolizione delle vecchie prove della esistenza di Dio (che in effetto non hanno più presa sul mondo attuale); non solo le prove tomistiche, ma Descartes e Pascal: i risultati della teologia razional-deduttiva di Descartes che annette grande importanza alla scientificità ed al metodo, difficilmente suscitano ancor oggi un interesse; come la materia e l'anima, assolutamente distinti, possono formare una unità? La matematica è veramente un ideale di verità, come riteneva Descartes? Oggi i maggiori matematici riconoscono che non è esente da contraddizioni. Descartes ha una concezione statica del soggetto e dell'oggetto: Kant ed Hegel metteranno in dubbio questa concezione. La dimostrazione cartesiana della esistenza di Dio. che muove dalla coscienza umana, già al contemporaneo Arnauld appariva dubbia: non è un circolo vizioso dire che non c'è niente di solido se non quel che concepiamo in maniera chiara e distinta, che peraltro è vero perché esiste Dio. ed essere certi che esiste Dio. perché Lo concepiamo in maniera chiara e distinta? Dopo Kant pare bene opponibile che dal concetto di Dio si può pervenire alla sua possibilità, non alla sua realtà. Pascal, che ha tanti tratti comuni con Descartes, differisce da lui in quanto Descartes è l'uomo del metodo. Pascal quello del pathos, diciamo del cuore: e scorge la possibilità di due atteggiamenti di fondo, la rassegnazione nello scetticismo o la fuga nel dogmatismo: nessuno dei due possono dimostrarsi in senso rigoroso Pascal trova la certezza fondamentale nella fede; potrebbe dire Credo, ergo sum. in fondo, la sua è una scelta: per credere nella esistenza di Dio non occorre un giudizio della ragione pura, ma una decisione della intera persona. Gran parte del libro è dedicata ai filosofi che hanno contribuito a demolire, più che la fede religiosa nel senso ampio del termine, le dimostrazioni tradizionali della esistenza di Dio: passano grandi nomi: Hegel. Fichte, per cui «quell'ordine morale delle cose, vivente ed attivo, è esso stesso Dio» e non possiamo comprenderne un altro; e poi Comte. con la sua religione della umanità, fino a Teilhard de Chardin, con il suo Dio della evoluzione, al matematico inglese Whitehead. per cui il mondo è in continua transizione e Dio è il fondamento antecedente la transizione, e include concettualmente tutte le possibilità di valore fisico. Seguono ricchi capitoli sull'attacco a Dio. dandosi il dovuto posto a Feuerbach, per cui ragione e fede sono in profondo contrasto, ed a David Federico Strauss: Dio immagine riflessa dell'uomo, la teologia dissolta nell'antropologia. Per Marx l'alienazione religiosa si spiega muovendo dalle concrete condizioni sociali. Dio è una consolazione condizionata da interessi; per Freud la religione è il regno dei desideri latenti. Per Kung c'è un passaggio dall'ateismo al nihilismo. che appare con Nietzsche, sempre scettico all'idea di progresso: molto influenzato da Schopenhauer («il mondo è la mia volontà»), Nietzsche che dalla proclamazione della morte di Dio passa all'attacco alla morale. Ma il nihilismo lascia un senso alla vita? Il superuomo non è la bestia feroce, da cui occorre pur difendersi? Queste premesse occupano più della metà della parte del libro, che precede la risposta alla domanda se Dio esista. «Che Dio esista non lo si può presumere: né sulla base di una prova o esplicazione stringente della ragion pura (teologia naturale), né in forza di un postulato morale di valore assoluto (Kant), né sull'esclusivo fondamento della testimonianza biblica (teologia dialettica). Che Dio esista può essere ammesso, in definitiva, solo in base a una fiducia, che affonda le sue radici nella realtà stessa». Ma l'uomo non può esimersi da una decisione libera: l'astensione equivale ad un no. ma per l'ateo restano senza risposta i problemi di fondo, donde viene l'uomo e dove va. chi è. cosa deve fare, perché è sulla terra, cosa può sperare. Il sì a Dio importa di poter anche aver fiducia nella realtà. Ed è una fiducia ragionevole, se pur non si possa parlare di una razionalità esteriore, che potrebbe garantire una assoluta sicurezza; non si parte da una dimostrazione in termini razionalmente stringenti per approdare in un secondo tempo alla fede. La realtà nascosta di Dio non s'impone di prepotenza alla ragione: si tratta piuttosto di una razionalità interiore, che può legittimare una fondamentale certezza; nell'applicazione, nella prassi di una coraggiosa fiducia nella realtà di Dio. l'uomo sperimenta, benché esposto alla tentazione del dubbio, la razionalità della sua fiducia, radicata nella identità ultima, nella pienezza ultima, di senso e di valore della realtà. La fede in Dio è soprannaturale: come per la realtà della realtà, non esige una prova logicamente vincolante. La fede in Dio si può giustificare di fronte alla critica razionale: ma non si può dare acquisita una volta per sempre, va continuamente praticata in forme sempre nuove. * * Dio non è una persona nel modo in cui lo è l'uomo; non è un super-uomo o un super-io; il concetto di persona è soltanto una cifra per indicare Dio; ma Egli trascende il concetto di persona; non è qualcosa di neutro; ma spirito dotato di libertà creativa; nella Bibbia è un interlocutore cui si può rivolgere la parola; la Bibbia ribadisce che Dio è l'origine di tutto e di ciascuna cosa, che il mondo nel suo complesso e nei suoi particolari, che anche la materia, il corpo umano e la sessualità sono per principio buoni; l'uomo è la grande mèta del processo creativo e il centro del cosmo. Non è necessario un intervento soprannaturale di Dio nell'origine della vita: ma basta credere ad un'assistenza di Dio al processo evolutivo: un fondamento, sostegno e senso originari di tale processo possono dare all'uomo una certezza ed una sicurezza ultime. Dio opera nel mondo come l'infinito nel finito: non agisce sul processo cosmico, ma nel processo cosmico; in. con. e tra gli uomini e le cose: opera come la guida, trascendente e insieme immanente, del mondo, nel pieno rispetto delle leggi naturali, delle quali egli stesso è l'origine. ★ ★ Nella Bibbia un miracolo non significa violazione delle leggi naturali, che essa non conosce (nel senso moderno del termine); e nei racconti dei miracoli biblici non abbiamo a che fare con registrazioni di avvenimenti storici; le fonti meno antiche esaltano come miracoli le tradizioni diverse di uno stesso episodio. Nulla ci è stato rivelato sulla fine del mondo. Il Dio di Gesù, poi. è inequivocabilmente buono, mai indifferente; un Dio che supera la giustizia della legge, che eleva l'uomo stesso a criterio dei suoi comandamenti, che sta sempre dalla parte dei deboli, degl'infortunati. Incarnazione di Dio in Gesù significa che in tutti i discorsi di Gesù, nella sua predicazione, nel suo comportamento hanno preso figura umana la Parola e la Volontà di Dio: il criterio dell'etica cristiana è quindi la imitazione di Cristo. «Resurrezione» denota piuttosto «una vita, superante le dimensioni dello spazio e del tempo, nell'ambito invisibile, immutabile, incomprensibile di Dio»; si può credere che moriremo nel nulla, ma non si può dimostrarlo, ed è una possibilità che non appare ragionevole, se si dà un senso alla vita, od invece credere di morire in quella realtà ultimissima che noi chiamiamo Dio; «Dio stesso mi afferra, mi chiama e mi accoglie in sé... mi accetta e mi salva in maniera definitiva». Questo il libro; che mi pare l'ultima concessione che sia possibile fare alla fede tradizionale, prima di passare a quella negazione di Dio. che è il dire che Dio è soltanto la parte migliore dell'uomo, la sua coscienza se retta, la sua bontà se esista. Della Chiesa non si parla; ma se Dio è sempre con la umanità e la conduce, e la Chiesa fosse l'organo ch'egli ha destinato a rappresentarlo nella guida dell'uomo, questo libro così antitradizionale potrebbe anche essere il sostegno di una teocrazia. Certo costituisce contro l'ateismo una difesa più efficace che non siano quelle tradizionali: parla però ad interessati ed a colti. Ma è pur lecito chiedersi se esso rappresenti l'adattamento della teologia alla concezione del cosmo e dell'uomo quale dataci dalla scienza, un adattamento che potrebbe anche avere mutamenti e sviluppi col mutare, che sempre segue, delle concezioni scientifiche: quindi segni l'abbattimento delle interpretazioni tradizionali del Vecchio Testamento e di gran parte del Nuovo, col suo Dio che ha pietà dei singoli, che conosce e compatisce gli affetti umani, che risuscita i morti. Il libro di Kung parla molto d'ipotesi, di scelte, di fiducia; sia lecito a me pure di dire che non credo nel risveglio di religiosità che molti vedono in atto, ravvisandolo anche in forme che sono reviviscenze di antichissime religioni, o che lasciano il sospetto di essere o movimenti a sfondo politico, o manifestazioni con un quid di morboso: che ritengo che nel disfacimento generale dei valori della civiltà occidentale, aumenterà ancora il numero degli indifferenti in materia religiosa; che credo in un mantenersi come fiume sotterraneo, fosse pure con scarso quantitativo di appartenenti, delle chiese cristiane ed in un loro rifiorire all'affermarsi di una nuova civiltà. E le mie preferenze vanno alla religione tradizionale, se non proprio alla devozione popolare; al Dio che ha presente ciascuno di noi. con le nostre debolezze e le nostre afflizioni, che ascolta ogni preghiera, che assiste gli uomini di buona volontà, e ad una sopravvivenza che non cancelli del tutto quella che fu la nostra natura umana: forse sono ancora dominato dalla visione dantesca. Farinata. Buonconte. Pia de' Tolomei A.C.Jemolo