Anche l'Austria oggi alle urne di Tito Sansa

Anche l'Austria oggi alle urne Favorito il cancelliere Kreisky Anche l'Austria oggi alle urne DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VIENNA — Bruno Kreisky, Cancelliere austriaco da nove anni con maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento (93 su 183), è fiducioso alla vigilia delle elezioni politiche odierne in Austria, alle quali sono chiamati oltre 5 milioni di elettori. «Quattro anni fa noi socialisti abbiamo avuto il 50,4 per cento dei voti Stavolta tutto è possibile, tra il 49 e il 51 per cento — dice a un gruppo di giornalisti italiani riuniti intorno al tavolo di governo nel palazzo del Ballhaus —. La grande incognita sono i giovani che sono quasi il 10 per cento degli elettori. Sono indifferenti alla politica. Se andranno a votare, il vantaggio sarà nostro, se rimarranno a casa ne beneficerà l'opposizione. Gli altri sanno già a chi dare il proprio voto. Andranno alle urne, anche se continuano a mugugnare come è buona tradizione'. Il Cancelliere ha puntato tutto su una carta, la carta Kreisky, il tutto o il nulla. Sondaggi demoscopici hanno rivelato che il 57 per cento degli austriaci (cioè anche un 7 per cento di cittadini che non hanno votato per lui) si augurano di averlo ancora come capo del governo e che soltanto il 23 per cento vorrebbe vedere al suo posto il piuttosto scialbo antagonista del partito popolare Josef Taus. E per- tanto Kreisky ha posto l'elettore dinanzi alla scelta: «Orni date la maggioranza assoluta o mi ritiro». Domando al Cancelliere: «Che cosa succede se ottiene soltanto 91 seggi in Parlamento? E se ne ottiene soltanto 90?». Risponde: «Nel primo caso è la paralisi nel secondo caso ci provino gli altri Sarebbe irreale pensare a una grande coalizione con i popolari che sarebbe una contradictio in obiecto dopo che per decenni siamo stati sulle barricate. Se perdiamo ci ritiriamo, come si fa in Gran Bretagna. Ma non ci penso nemmeno». Che non pensi a ritirarsi è confermato da due aneddoti. Domandarono un giorno a Kreisky se non pensasse che a 68 anni fosse venuta per lui l'ora di ritirarsi dal governo. Rispose: «Ma se Konrad Adenauer cominciò appena a 68 anni la sua carriera politica». E un giorno, quando domandò a un nipotino che cosa volesse fare da grande e il fanciullo gli rispose: «Il Cancelliere», Bruno Kreisky disse: «Afa Cancelliere sono io». Il parallelo con il «grande vecchio» della politica tedesca viene spontaneo anche in questa piuttosto fiacca campagna elettorale. Come Adenauer, anche Bruno Kreisky sa che i suoi connazionali si sentirebbero orfani senza di lui e ha impostato la propaganda su uno slogan conservatore: «Soprattutto niente esperimenti». Sui manifesti campeggia il suo ritratto con la scritta: «L'Austria ha bisogno di lui». Fedeli agli impegni presi all'inizio della campagna elettorale, i partiti austriaci non hanno reso noti i risultati dei sondaggi demoscopici fatti da istituti specializzati. Ma si sa che l'austriaco, che non è certo un homo politicus, e disdegna le ideologie, è fiero di quanto la piccola repubblica, impegnata alla neutralità ed esclusa dalle grandi alleanze economiche, è riuscita a realizzare nell'ultimo decennio sotto il governo di Bruno Kreisky. Un sondaggio ha rivelato che il 76 per cento dei cittadini è dell'opinione che il mondo intero potrebbe prendere l'Austria ad esempio di stabilità politica, economica e sociale. Le previsioni dell'ultima ora sono che poco o nulla cambierà, come accadde quattro anni fa, quando i partiti maggiori ottennero esattamente il medesimo numero di seggi nel Parlamento che alle elezioni precedenti: 93 i socialisti, 80 i popolari, 10 i nazional-liberali. Un filo di speranza (ma veramente minima) ce l'hanno i comunisti, se a Vienna riusciranno a passare da 21 mila a oltre 23 mila voti. In tal caso otterrebbero automaticamente due seggi. Ma è una prospettiva che perfino al capo dei comunisti, Muhri, appare come un sogno. Tito Sansa

Luoghi citati: Austria, Gran Bretagna, Vienna