Grande vittoria dei conservatori La Thatcher già a Powning Street di Mario CirielloFabio Galvano

Grande vittoria dei conservatori La Thatcher già a Powning Street In Inghilterra pesante sconfitta dei laboristi di Callaghan Grande vittoria dei conservatori La Thatcher già a Powning Street I «tories» hanno conquistato ai Comuni la maggioranza assoluta (339 seggi su 635) • Ieri pomeriggio «Maggie» ha ricevuto l'incarico dalla regina Elisabetta e ha subito preso possesso della residenza ufficiale - Forse già oggi annunciata la nuova compagine di governo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — La Gran Bretagna ha risolutamente scelto una nuova strada, quella offerta dal partito conservatore e dal suo leader Margaret Thatcher. E' stato un voto tipicamente inglese, che conferma la forza innovatrice di questa democrazia. Cosi come nel luglio 1945 la nazione, tra lo stupore del mondo, ripudiò Churchill, il grande guerriero, cosi ha licenziato Callaghan, statista di valore e di prestigio, e i suoi laboristi. Vi sono adesso due donne al vertice dello Stato, la regina Elisabetta e Margaret Thatcher. Hanno la medesima età: 53 anni. E' quasi un matriarcato. La vittoria di Margaret Thatcher, che irrompe nella storia come la prima donna in Europa a dirigere una grande nazione, è al centro del vivido quadro elettorale, ed è un peccato perché tende a spingere in secondo piano l'eccezionale importanza del fatto politico. Il voto di giovedì, che ha innalzato i tories al potere con una maggioranza assoluta di 43 seggi, ha espresso un esuberante desiderio di uomini nuovi, di idee nuove, di politiche nuove. L'Inghilterra era stanca di socialismo, di quello laborista e anche della blanda annacquata versione somministrata da precedenti governi tory. Considerava urgente e necessaria una ventata d'aria fresca. E' quindi un'elezione storica, è una svolta. Lentamente, senza sgargianti manifestazioni, era cambiato quello che qui chiamano il mood della nazione, il suo stato d'animo. I tories hanno vinto sebbene Margaret Thatcher fosse assai meno popular di Callaghan, sebbene il premier sconfitto avesse il rispetto di tutti, sebbene i maggiorenti conservatori non destassero particolari simpatie e fossero pressoché sconosciuti. Le novità saranno forse minori del pensato, la maggioranza di Maggie è florida e solida, non tale però da permettere strategie troppo radicali. Già i leaders tory tendono la mano, in gesto conciliante, verso i leaders sindacali. Ma la scena comunque muterà. Qui il potere passa dallo sconfitto al vincitore con una velocità, una brutalità, che lascia sempre stupefatte le altre nazioni, inclusa l'America, dove la «transizione» dura quasi tre mesi. Alle 13,15, quando i risultati anche se incompleti non lasciavano più dubbi sull'esito, Callaghan ha annunciato da Downing Street le sue dimissioni. Alle 14.30 è arrivato a Buckingham Palace per il suo ultimo incontro con la sovrana. Alle 14,45 ha lasciato la reggia. Non è più tornato a Downing Street. Ha sostato alla sede del Labour Party, si è congratulato, con un affettuoso messaggio, con la signora Thatcher e si è ritirato nella pace della sua fattoria nel Sussex. Alle 15,12 Maggie — tutta vestita di blu — ha varcato la soglia di Buckingham Palace, accompagnata dal marito. L'udienza è finita alle 15,46. Poi, il momento storico: alle 16,08, la piccola porta nera del numero 10 di Downing Street ha accolto il nuovo capo del governo, una donna. Prima di entrare, la signora ha risposto agli applausi della folla nell'angusta viuzza. «La regi no mi ha chiesto di formare una nuova amministrazione. E'il supremo onore per un cittadino di una democrazia. Farò del mio meglio per non deludere la fiducia che il popolo britannico mi ha generosa mente concesso. E adesso devo andare a lavorare». Guardiamo le cifre che hanno permesso questo «colpo di Stato democratico» (un ex ministro tory ricordava che tale è l'implacabilità del passaggio dei poteri che nel '74, recatosi da Elisabetta per dimettersi, non trovò più all'uscita della reggia la sua vettura ufficiale. Privo ormai di autorità e della macchina, rincasò a piedi). Erano in gioco 635 seggi ai Comuni. L'afflusso alle urne è stato del 76 per cento, abbastanza elevato per quest'isola: e che non sarà certo raggiunto alle euro-elezioni. L'oscillazione dei suffragi dai laboristi ai tories è stata del 5,2 per cento, ma con notevoli variazioni regionali, assai maggiore nel Sud e assai minore nel Nord. Dei 635 seggi, i laboristi ne hanno conquistati 268, i conservatori 339, i liberali II, lo Scottish National Party 2, il partito nazionalista gallese (Plaid Cymru) 2, gli «altri», cioè nordirlandesi e indipendenti 13. Nonostante i suoi costosi sforzi, il National Front, il movimento neo-nazista, non ha ottenuto neppure un seggio, ha raccolto un misero 0,6 per cento dei suffragi. I laboristi hanno perso ben 51 seggi e ne hanno strappati agli altri partiti soltanto 11: i conservatori ne hanno persi 6 e hanno issato il loro vessillo azzurro su ben 61 nuovi collegi. Le grandi speranze liberali si sono dissolte con la discesa del loro numero da 13 a 11. I nazionalisti scozzesi, che erano 11 nel vecchio Parlamento, sono stati polverizzati. . Altre eloquenti cifre. Hanno votato per i laboristi 11 milioni 509 mila 504 cittadini, il 36,9 per cento: per i tories 13 milioni 697 mila 753, il 43,9 per cento; per i liberali 4 milioni 313 mila 931, il 13,8 per cento; per i nazionalisti scozzesi 504 mila 259, l'I,6 per cento; per i gallesi 132 mila 544, lo 0,4 per cento. Nelle elezioni dell'ottobre '74 le percentuali laboriste, tory e liberali erano state rispettivamente 39,2, 35,7 e 18.3. Nella furiosa mischia elettorale sono periti nomi illustri. Non è stata rieletta Shirley Williams, la Margaret Thatcher del Labour Party, che per qualche tempo figurò tra i potenziali candidati alla leadership socialista. Aveva retto il ministero della Pubblica Istruzione, aveva attratto ostilità profonda con le sue riforme nel settore scolastico (Margaret Thatcher vuole «riformare le riforme», intro- durre più disciplina "nelle scuole, rendere più severi gli' studi). Il partito liberale ha perso il suo vice-leader John Pardoe e, come previsto, ha perso anche Jeremy Thorpe, accusato di complicità nel tentato omicidio di un omosessuale. Thorpe comparirà la settimana prossima alla Central Criminal Court. Tra oggi e domani la signora Thatcher annuncerà i nomi dei suoi ministri. E' un compito difficile e delicato. Vi è più di un candidato per i maggiori centri di potere. Due uomini ambiscono al ministero degli Esteri, Lord Carrington e Francis Pym, il «numero 2» nella leadership tory. E altri due uomini sperano di entrare al numero 11 di Downing Street, come Cancelliere dello Scacchiere, Sir Keith Joseph e Geoffrey Howe. Ma per Maggie l'impresa più ardua sarà quella di trovare un posto che soddisfi Edward Heath, l'ex-premier da lei battuto nella gara per la direzione del partito. Un incarico europeo? Ma quale? I tories sono più europeisti dei laboristi e, sotto la Thatcher, i rapporti Londra-Bruxelles diverranno forse meno freddi. Questa la cronaca di una pagina di storia, umana e politica. Dietro quella sua facciata grigia e antica l'Inghilterra resta la terra delle sorprese. Questi «flemmatici» isolani decapitarono un re 150 anni prima della rivoluzione francese, crearono un impero planetario, inventarono la rivoluzione industriale, licenziarono Churchill alla fine della guerra: è un elenco interminabile. Hanno avuto persino un re, Edoardo VIII, che fra il trono e l'amore scelse il secondo. E adesso, senza sobbalzi, senza allarmi, hanno offerto il potere a una donna, la «pasionaria tory», good old Maggie. Mario Ciriello (A pag. 3: «Maggie, una suffragetta all'antica», di Mario. Ciriello; «Come Indirà Gandhi e Golda Meyr», di Fabio Galvano).

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