Testimone di guerra (tra sogni e paure)
Testimone di guerra (tra sogni e paure) Morone: un tenente in Grecia Testimone di guerra (tra sogni e paure) Remo Morone 129, lire 1800. «Allo spuntar del sole», ed. Bompiani, pag. Allo spuntar del sole di Remo Morone ha le virtù e i vizi del libro unico di uno scrittore non professionista: le virtù stanno nella densità dei suoi significati, nella passione e nell'urgenza di comunicarli; i vizi in quel tanto di precipitazione e di accumulazione che questa densità, questa passione e questa urgenza fatalmente comportano. L'invenzione si alterna in queste pagine alla testimonianza, il sogno si innesta sul documento: e ne viene una struttura narrativa mossa, un linguaggio continuamente variato nei toni, che costituiscono, di volta in volta, la ricchezza e il limite del libro. Agostino, il protagonista di questo romanzo, è un tenente che combatte in un avamposto in Grecia, durante la seconda guerra mondiale. E la realtà della guerra costituisce il tema su cui si sviluppa, nella sua varietà di motivi, il libro. La guerra è innanzi tutto un «mare di fango», è «tempo» senza spessore («il tempo è un viaggio nella notte, che è lunghissimo quando lo fai e poi, quando sei arrivato, non te lo ricordi più, perché non hai visto nulla»); è una realtà lontana, la cui conoscenza si rimanda di giorno in giorno, in un'attesa ansiosa punteggiata di dubbi e di domande: «A che serve conquistare una città nemica?», si chiede, per esempio, il protagonista. Ma la guerra è soprattutto crudele estraniamento dalla realtà: impone continuamente un'esigenza straziante di riconoscimento: «Mi guardo intorno: sono in una trincea, in guerra. Sono dentro a un film; sono io. sono proprio io, come quando giuocavamo a guardie e ladri». Si entra qui nel vivo del libro. Scrive Morone: «In guerra è come in prigione: si vivono due realtà. Ci sono le trincee, i morti il letto di foglie, le sbarre di ferro. E c'è l'altra, che sta nella mia testa, che nessuno vede, ed è la vera». Ecco, il significato del libro sta nella rappresentazione della guerra non dalla prospettiva pubblica, «eroica», ma dalla prospettiva privata. Alla realtà si sovrappongono i sogni, i ricordi, le allucinazioni: tutta la vita, rivissuta nella prospettiva della trincea, diventa guerra. Diventa guerra la stessa conoscenza umana, la paura di sapere, da cui il «tenente» prima ancora di approdare in Grecia si era accanitamente difeso; diventa guerra anche la solitudine dell'uomo in borghese; diventa guerra il suo affanno, ma anche il suo timore, di aderire alla vita. E paradossalmente, nello spettacolo di morte che propone, la guerra diventa l'unico tramite per conoscere la vita: quella vita che palpita nel corpo di una lucertola al sole, nei colori e negli odori della primavera, sia pur privata ora dei suoi suoni nel calore della terra. g. dr. (
Persone citate: Morone, Remo Morone
Luoghi citati: Grecia
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