Un notaio-scrittore medita sulla guerra

Un notaio-scrittore medita sulla guerra Successo della sua prima opera Un notaio-scrittore medita sulla guerra Presentato al Circolo della stampa il romanzo «Allo spuntar del sole» di Remo Morone E' stato presentato l'altra sera al Circolo della stampa di corso Stati Uniti 27 il romanzo «Allo spuntar del sole» del notaio Remo Morone. Con l'autore sono intervenuti i giornalisti e critici Ernesto Caballo. Giorgio Calcagno. Sandro Doglio. Girolamo Mangano. Tra l'attento pubblico, c'era anche una schiera di ex bersaglieri che hanno combattuto a fianco di Remo Morone sul fronte greco-albanese. Dopo l'introduzione del presidente del Circolo della stampa Alfredo Toniolo, hanno parlato di questo singolare romanzo, (opera prima di uno dei più conosciuti notai cittadini) i critici e Remo Morone stesso. Il pubblico ha seguito con interesse gli interventi, subissando poi di domande lo scrittore. Realtà ed immaginario, fantasia e testimonianza segnano le due dimensioni in cui vive Agostino, il protagonista di «Allo spuntar del sole». Il giovane, inviato in un avamposto tra le rocce d'Albania durante la seconda guerra mondiale, racconta le sue avventure, alternando di continuo ì fatti ai pensieri, gli accadimenti quotidiani ai sogni.' alle visioni, ai ricordi Di quest'alternanza vero-immaginario è stato acuto inter¬ prete Ernesto Caballo. che ha parlato a lungo della personalità dell'autore, del suo amore per le arti figurative, della sua dedizione al surrealismo. Ernesto Caballo è un po' il padre putativo del romanzo: è stato il primo a leggerne il manoscritto. Gli altri oratori hanno messo in luce il sorprendente fenomeno di un notaio che all'improvviso si rivela pure scrittore e per di più «scrittore raffinato», e ricordato il profondo amore che da sempre lega Morone al mondo d'arte. «Non dimentichiamo — è stato detto — che il notaio per anni è stato presidente dell'Accademia Albertina». Il romanzo è ricco di personaggi che sembrano avere funzione di simbolo. Che cosa rappresentano? A più riprese il pubblico ha cercato di ottenere risposte a questo interrogativo dall'autore. Morone però non si è sbottonato. Morone ha concluso spiegando che la sua fatica letteraria non verte sulla guerra. «E'un libro dove c'è la guerra e ci sono gli uomini. Per conto mio. è una meditazione sulla condizione umana, sull'esistenza. E'comunque un libro aperto, nel quale il lettore può trovare i significati che più gli paiono appropriali».

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