Un commando delle Br assalta una sede de la devasta con esplosivo e uccide un agente

Un commando delle Br assalta una sede de la devasta con esplosivo e uccide un agente L'incursione di 15 guerriglieri, di giorno, in pieno centro a Roma Un commando delle Br assalta una sede de la devasta con esplosivo e uccide un agente L'attentato alla sede di piazza Nicosia è stato compiuto da gruppi di brigatisti rossi (tra cui due donne) - Disarmate le guardie all'ingresso hanno immobilizzato gli impiegati e innescato cinque ordigni - Poi hanno allontanato gli ostaggi accendendo le micce -Tre potenti bombe sono esplose, provocando gravi danni - Mentre si svolgeva l'incursione è arrivata un'auto della polizia - L'equipaggio è stato raggiunto da numerose raffiche di mitra sparate da altri terroristi dalla piazza - Un agente è morto, altri 2 feriti (uno è in coma) La furiosa sparatoria nel primo giorno della campagna elettorale ROMA — Un commando di Brigate rosse — almeno quindici persone, secondo la versione ufficiale, ma venti o addirittura trenta secondo altre testimonianze — ha assaltato ieri mattina, alle 9,40, la sede romana della democrazia cristiana in piazza Nicosia. nel pieno centro della capitale tra il Lungotevere e piazza Navona. I brigatisti, tutti giovanissimi, hanno preso in ostaggio e ammanettato due agenti di guardia e i sette funzionari del partito. Hanno innescato cinque cariche di polvere da mina. In quindici minuti si sono impossessati di schedari e documenti. Il commando ha agito su due fronti: il primo, interno, il secondo sulla piazza. Mentre i terroristi facevano evacuare l'edificio agli ostaggi, l'arrivo di una pattuglia di polizia ha scatenato un con- flitto a fuoco. Per alcuni minuti in piazza Nicosia si sono udite le esplosioni delle cariche e i colpi delle armi automatiche. La gente fuggiva terrorizzata. Mentre accorrevano altre pattuglie, i terroristi sono fuggiti in più direzioni, lasciando sul terreno un sottufficiale di polizia, Antonio Mea, 34 anni, tre figli, morto sul colpo, e due agenti: Vincenzo Ammirata, 25 anni, una figlia, ferito non gravemente, e Pierino Ollanu, 26 anni, celibe, che versa all'ospedale in un coma ..irreversibile». Si tenta di ricostruire l'assalto mentre un agente dell'antiterrorismo nota, nel piccolo atrio del palazzo, una borsa da viaggio in tela plastificata. C'è, avvolto in un foglio di giornale, un mitra corto. Al piano ammezzato, dietro una balaustra di cristallo. s'apre una minuscola guardiola. E' qui che un primo spezzone del commando ha disarmato l'agente di turno. Sergio Simone. E' stato colto di sorpresa. Una ragazza con modi gentili gli ha chiesto dove fosse un ufficio. Stava per rispondere quando altri tre giovani sono arrivati di corsa. Un colpo alla nuca, per disarmarlo. Stessa operazione sulla seconda rampa: alla guardia Fabrizio Falò è stato sottratto il mitra con la pressione di una rivoltella alle spalle. Disarmato il posto di sorveglianza, i brigatisti hanno avuto via libera. Hanno ammanettato gli agenti e raggiunti dal resto degli uomini hanno cominciato a perlustrare gli uffici. Piano per piano, a tappeto, sino al quinto, dove ha la sua abitazione privata l'ambasciatore di Malta. Bruno Lazzaro, capo¬ gruppo democristiano alla Regione, dice a Publio Fiori che è accorso tra i primi: -Ho pensato che mi avrebbero sparato, come hanno fatto a te. All'inizio credevo fosse uno scherzo, poi tutto è cambiato-. Era nella sua stanza, con il funzionario Sestini e l'impiegato Dante. « Entra una ragazza — dice Lazzaro — e grida: "Questa e un'incursione proletaria. Alzate le mani e uscite". L'hanno perquisito in tre. La ragazza aveva il mitra. Gli uomini erano con le pistole. «Mi hanno tolto pochi soldi e basta, la patente la ripongo sempre nella tasca posteriore dei pantaloni, non l'hanno trovata-. Il suo studio, come quello del sottosegretario Darida. è tra i locali più devastati. E' saltato un tramezzo, la moquette grigia s'è riempita di calcinacci. L'intonaco del soffitto è a terra, gli stipiti delle porte e i telai delle tre finestre che s'affacciano sul Tevere sono saltati. Bruno Lazzaro è teso: guarda il panorama stupendo e nota: «E' già il secondo attentato che subiamo, l'altra volta costò il posto al questore Migliorini, adesso con chi ce la dobbiamo prendere?-. A riprendere la ricostruzione dell'assalto è dinanzi alle telecamere di una tv privata l'usciere Sergio Pinti, 58 anni, da 33 alla de romana. «Ci hanno ammanettati e portati in sette in una stanzetta. Poi ci hanno avvertito: contate fino a trenta, poi scendete, non prima perché se no vi ammazziamo-. Lo interrompe un uomo in lacrime: Stefania. Stefania Juliano, dov'è?-. Domanda della figlia, anche lei' impiegata. «Ho ascoltato la radio, non la trovo, ma ditemi, dov'è, è ferita?-. Lo rassicurano: nessuno tra i venti dipendenti democristiani è colpito. -Non me lo dite per rassicurarmi? Ho ascoltato la radio, la fine del mondo... - Gli ostaggi hanno contato fino a trenta e al piano superiore esplodeva la prima bomba. -In strada, intanto era un crepitio di armi- dice Corazzi, segretario del Comitato romano. -Dobbiamo essere difesi — aggiunge nell'ira — altrimenti lo faremo da soli-. Poi si calma. Racconta: -Ad ammanettarmi è stata una ragazza giovanissima. Aveva una piccola benda da chirurgo sulla bocca, l'aspetto elegante: una gonna, una giacca, un cappello a larghe falde-. Erano sul pianerottolo ammanettati quando dalla finestra del suo studio hanno cominciato a sparare. Dice degli altri terroristi: -Ho avuto l'impressione di vedere altre due donne: gli uomini, non più di 20-25 anni, forse avevano baffi e parruc¬ che-. Hanno sceso le scale con difficoltà, ammanettati l'uno all'altro. Un gruppo è rimasto dietro di loro. Si sarebbero allontanati in direzione di via Montebrianzo. Altri assicurano che un commando di sette, otto uomini, percorsa la stradetta che conduce sul Lungotevere siano fuggiti a bordo di una Simca rossa e di una Alfa 1600 di colore bianco. Il questore valuta le testimonianze. Un agente lo interrompe: -C'è un'automobile con delle armi a bordo — avverte —, cento metri più avanti-, E' un'Alfetta. A bordo si ritrovano le armi sottratte ai poliziotti e alcune bombe a mano. L'auto viene portata in questura, dove gli esperti rilevano alcune impronte digitali.' E' stata rubata il 12 aprile scorso, le targhe sono false. Nell'interno vengono trovate armi e una paletta in uso alla polizia, con la scritta -Ministero dell'Interno- non originale. Nella parte destra del vano motore c'è un dispositi-, vo di allarme, a forma di cupola, identico a quelli trovati nelle Fiat 128 abbandonate dalle Brigate rosse dopo la strage di via Fani. In caso di necessità, attivando questo dispositivo, i brigatisti possono azionare una sirena La parte divisoria tra l'abitacolo e il bagagliaio era stata divelta, in modo da consentire ai terroristi di prendere le armi prima di uscire dalla macchina. Si torna all'interno del palazzo. L'uscita secondaria che dà sul Lungotevere è crivellata di colpi attorno alla serraFrancesco Santini (Continua a pagina 8 in prima colonna)

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