Sussurri e alleluia dei carismatici

Sussurri e alleluia dei carismatici RINNOVANO IL FERVORE DELLE PRIME COMUNITÀ' CRISTIANE Sussurri e alleluia dei carismatici Si sono dati convegno a Rimini i 400 gruppi cattolici che formano in Italia il «Rinnovamento dello spirito» - Quasi proibito dalla Chiesa fino al Concilio, il movimento conta un milione di seguaci in 60 nazioni - Esaltano il dono dei «carismi» da parte di Dio per il servizio della comunità - Narrano di prodigiose guarigioni, pregano con gioia - Cos'è il «parlare in lingue» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE RIMINI —Spirito Santo in azione o autosuggestione collettiva in agguato su quel gran padiglione della Fiera di Rimini? Seimila persone, gli occhi socchiusi levano una foresta di braccia protese come anime imploranti nelle tavole dantesche del Dorè. Accompagnano con ondeggiante ritmo le invocazioni che da ore salgono allo Spirito, alternate a preghiere, esortazioni, «profezie» e interpretazioni, canti e musica di una orchestrina, tintinnìo di cembali sino al momento culminante del «parlare in lingue». Non è, come sì crede, la capacità improvvisa di esprimersi in una lingua sconosciuta a chi la parla, ma è un mormorio sommesso, un balbettìo incomprensibile e suggestivo che passa di bocca in bocca, sale di tono sempre in chiave dolcissima e poi pian piano torna a distendersi finché si smorza per incanto. Siamo appena stati osservatori al secondo Congresso nazionale o convocazione dei 400 gruppi che formano in Italia il -Rinnovamento nello Spirito», stando alla dizione ufficiale, ma più noti come carismatici cattolici, anche se rifiutano questo epiteto nel timore di vedersi accusati di monopolio dei carismi. I carismi sono, secondo la dottrina cristiana, i doni specifici che Dio fa ai credenti per il servizio della Comunità. C'è chi ha il carisma della profezia intesa quasi sempre come annuncio della parola di Dio e raramente come predizione: chi il carisma del discernimento; chi quello di parlare in lingue, chi dell'insegnamento e via dicendo. Nella Chiesa cattolica questo filone carismatico è sempre stato presente dalle primitive comunità cristiane si¬ no a San Francesco e oltre, ma prima dell'ultimo Concilio era compresso se non proprio proibito da Roma nel timore che sorgessero complicazioni dottrinali interne e mescolanze con i protestanti, dove il rinnovamento carismatico era in corso dal 1900, anche qui ostacolato dalle gerarchie ufficiali. Gli iniziatori cattolici furono nel 1967 alcuni giovani docenti dell'Università Duquesne di Pittsburgh, convinti che occorresse risvegliare il fervore della prima Chiesa catacombale. Forse è un antidoto alla società dei consumi, forse una riscoperta del sacro, il fatto sta che questo movimento cresce con impeto soprattutto nei Paesi più progrediti: ora è diffuso in 60 nazioni, conta un milione di seguaci, anche se 600 mila di essi sono concentrati negli Stati Uniti. La Chiesa per ora si è mo- strata prudente nel giudicare questo rinnovamento e i vescovi appaiono divisi tra entusiastici sostenitori e preoccupati avversari. Paolo VI, nella Pentecoste del 1975 ricevette in udienza diecimila carismatici venuti a Roma per il Congresso dell'Anno Santo. Espose i criteri per valutare i carismi, ricordò che il verdetto spetta ai vescovi e non alla Comunità, infine scelse la forma interrogativa che afferma una possibilità ma non impegna: «Come potrebbe, domandò, questo rinnovamento spirituale non essere una chance per la Chiesa e per il mondo?». Padre Domenico Grasso, famoso teologo gesuita, ricorda questa frase e aggiunge: «Purché sia ben guidato». Si torna così al dilemma iniziale: Spirito Santo o emotività che talora può sfociare in casi d'isteria collettiva? «Questo è proprio il rischio, dice Grasso, ma alcuni hanno il carisma del discernimento per interpretare se una cosa viene dallo Spirito o dalla suggestione». Al Congresso di Rimini quel che ha colpito l'osservatore distaccato è stata la gioia e la disponibilità dei seimila partecipanti in rappresentanza dei trentamila loro confratelli italiani. Erano intere famiglie con i bambini sparsi nel salone, moltissimi giovani e preti, frati, suore. Soprattutto i laici apparivano trasfigurati. Parlano di miracoli, meglio di guarigioni fisiche istantanee, che si sarebbero verificate durante riunioni di preghiera nei loro gruppi locali. «Conosco gente che dice di essere guarita con l'imposizione delle mani dei fratelli, spiega padre Grasso, ma non sempre c'è il necessario controllo medico». L'assemblea scattava in applausi, un battimani ritmico simile a quello dei congressi extraparlamentari con lo scambio di acclamazioni fra pubblico e presidenza, secondo lo stile sovietico e cinese. Il canto dell'Alleluja ha accolto il vescovo Giovanni Locatelli, ancora giovane, da pochi anni sulla cattedra riminese, aperto alle novità del Concilio, ma fermo oppositore di ogni superstizione. «Ricordatevi, aveva ammonito poco prima mons. Dino Foglio di Brescia, coordinatore nazionale dei carismatici, che il vescovo ha vietato gli esorcismi In tutta questa diocesi». Mons. Locatelli. coimnosso. ha ringraziato per gli appla tisi, interpretandoli quale testimonianza di comunione con la Chiesa: «Ricordiamoci, ha detto, che anche se avessimo speciali sensibilità spirituali, ciò non ci esenta dalla comunione con tutti i fratelli e con la gerarchia. Mi convinco sempre più che senza questo è difficile lavorare». Poi ha precisato che la norma di condotta dev'essere duplice: compresenza, cioè partecipazione alla Comunità sema distinzioni; complementarietà, cioè libertà ben regolata per le esperienze spirituali specifiche come quella carismatica. Ha concluso con la Benedizione, fra gli osanna dei seimila. Aprendo i lavori, il Congresso aveva inviato telegrafiche conferme per ribadire ubbidienza, comunione e fedeltà al Papa, ai vescovi italiani, nel proposito di dissipare sospetti che questi gruppi intendano formare una Chiesa «carismatica» contrapposta a quella istituzionale. No, chiedono soltanto il rispetto se non l'approvazione della loro esperienza fuori del com une. Da qualche anno la Santa Sede ha incaricato il card. Leo J. Suenens di seguire i gruppi carismatici del mondo ed egli li sostiene sulla scorta della promessa di Cristo «Quando due si riuniscono nel mio nome io sarò in mezzo a loro» e delle garanzie fornite dagli Atti degli Apostoli e specialmente dalle Lettere di San Paolo sulla distribuzione dei carismi fra i credenti. «Ma non sarà un caso di inconsapevole manipolazione — domandiamo — visto che la preghiera, i canti, le assemblee sono diretti da appositi animatori?». Replica la prof. Paola Jarach di Milano, dove insegna religione nel Primo liceo artistico statale: «Manipolazione. assolutamente no. E' questione di fede e buona fede: se queste mancano, può essere qualunque cosa». Don Mario Panciera, dehoniano di Bologna, dà questa spiegazione: «Occorre vedere che cosa attribuiamo allo Spirito. Noi riteniamo che è tutto l'uomo a pregare, anima e corpo, testa e cuore, spirito e gestualità sociale. I confini non so dove siano: dove non agisce lo spirito? Contano i frutti. Se si loda il Signore in modo umano allora diciamo che c'è pienezza umana e religiosa come chiede l'Enciclica Redemptor hominis di papa Wojtyla. Gli animatori poi fra noi sono normali e servono a smuovere il fondo psicologico naturale». Più sottile, come si conviene ai gesuiti, padre ; Grasso: «Lo spirito si innesta j nella natura, tutto sta che la natura sia veicolo dello spirito e non diventi isterismo». Siamo alla elevazione durante la Messa penitenziale. Come assorto in spazio diverso da quello terrestre, il grande coro di migliaia di voci con il carisma di «parlare in lingue» che non è di tutti, ripete la sua nenia di straordinaria musicalità. Ciascuno sillaba quel che gli detta un impulso interiore, voce e mormorii in sé privi di un significato logico. Spetterà poi a chi ha il carisma dell'interpretazione dare un senso comprensibile. Di solito — dicono — l'interpretazione è esatta perché rispecchia sentimenti e bisogni del gruppo e persino dei singoli. Due giovani sposi venuti da Padova sembrano risvegliarsi dall'estasi vocale. Domandiamo: «Perché cantate cosi?». «Perché il cuore ce lo impone, spiega lui, come necessità insopprimibile di manifestare quel che sentiamo dentro, una lode a Dio e allo Spirito che nessuna lingua umana potrebbe esprimere. E' come chi manifesta la gioia fischiando o la madre che scoppia in pianto vedendo dopo anni il figlio che torna». Poco più in là un industriale tessile di Biella e sua moglie ci sorridono come fossimo amici di sempre, anzi fratelli. «Vede, dice l'industriale, sono rinato tre anni fa, quando, su suggerimento di mia moglie, mi feci imporre le mani da padre Serafino Salvo a Biella. Ero un cristiano della domenica, un reggistipiti alla Messa di mezzogiorno, ma poi non m'impegnavo e anzi mangiavo preti e vescovi all'insalata. Quel mattino invece caddi in ginocchio, piansi due ore. mentre mi sentivo liberato da un peso e il mio spirito si riempiva di Dio. Ora ho fame di Dio, vivo nella gioia qualunque cosa accada. Importante è la conversione per noi, non il miracolo, non le guarigioni, non il magico. Sento Dio vicino, parlo e scherzo con lui». Lamberto Fumo