Miliardi se ne vanno in profumo di Carlo Moriondo

Miliardi se ne vanno in profumo A Bologna in mostra gli ultimi segreti della bellezza internazionale Miliardi se ne vanno in profumo DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Bologna città dotta e ghiotta. Ma Bologna anche città del profumo: ci aggiriamo per gli stracolmi padiglioni del Cosmoprof (una mostra molto razionale, molto organizzata, non abbiamo nulla da invidiare alle mostre tedesche) con. un leggero senso di vertigine. Siamo, fortunatamente, in un altro mondo. Qui si parla soltanto di bellezza, qui si spendono e si guadagnano miliardi di dollari con essenze e ciglia finte, dopobarba e depilanti, ma soprattutto con quel niente, con quella misteriosa entità che è il profumo: come la musica, si crea e si dissolve immediatamente. Centinaia, migliaia di profumi, dai consolidati inglesi (il signor James Atkinson, di tanto nome, si aggirava per le strade di Londra nel 1799 tenendo al guinzaglio un orso per reclamizzare i suoi vasetti di brillantina) ai neonati sovietici: i quali sembrano aver rinunciato al famigerato profumo che con scarso senso della pubblicità avevano chiamato «Alito di Stalin» per la più leggiadra «linea Sojuz» (dai satelliti ai profumi...) che comprende essenze dai nomi accettabili di «Lavanda» e «Tundra». «Quid» e «Mosca 80». con riferimento alle Olimpiadi. I nomi: ecco ifsegreto. C'è da comporne una romanza; le Case debbon aver assoldato poeti: l'.Indolence» ha caratteristiche sensuali, «l'Exploit» è brillante e vivace, poi ci sono «Ainsi» e «Présage», «Tendresse» ed un esplicito «Me Voila», assieme ad un dichiarato «J'ai osé» che può essere accom¬ pagnato da «Suis folle»... Jacques Prévert ci avrebbe composto una canzone. Ma i profumi, attenzione, non si odorano soltanto: si ammirano per il colore (una tavolozza da impazzire), si comprano anche per la con-fezione. La banale scatoletta è morta, il contenitore è diventato una botticella, una fiaschetta, una valigia, una bottiglia, tutto fuorché una scatola. L'arte della mimesi si è fatta sopraffina: imperversano gli shampoo dentro a quartini di Veuve Cliquot, le saponette si annidano dentro i pacchetti di Marlboro, i dentrifici dentro lattine di Coca Cola. I profumi giocano a nascondersi con civetteria dentro barattoli e boccette, flaconcirù e spruzzatori. In questo si differenziano dai vini pregiati, ma per il resto si potrebbe stabilire un esatto parallelismo. Ascoltiamo che cosa ci dice il profumo Caumont. Intanto la «nota di testa» è fiorita, con una sfumatura leggermente 'fruttata. Notevole lo spunto amarognolo del pompelmo. Poi — e siamo sempre al paragone con i vini d'arte — nella «nota di corpo» si mescolano note speziate, che ricordano il sottobosco in primavera. Infine, ma chi l'avrebbe mai detto, c'è una terza «nota di fondo», in cui spicca il legno di sandalo delle Indie; ma c'è anche un tocco di sensualità animalizzata data dal muschio del Tonchino e dall'ambra grigia del Golfo Persico. Proprio del Golfo Persico, non un miglio più in là né più in qua. Tale prodigio, opera di decine di chimici, collaudato da decine di annusatori professionali, deve essere posto a maturare (ancora il paragone con il vino d'autore) per almeno sei mesi, mai al caldo; quindi può essere messo in vendita ed. a mano a mano migliora per alcuni anni, dopo di che comincia a perdere «note». Un piccolo particolare: molte essenze sono «fissate» con sostanze tratte, guardate un po' che cosa inventa l'uomo!, dai testicoli del visone. Insomma, chi ci rimette è l'inconscio, disgraziato roditore: ci rimette la pelle, ma prima ci ha rimesso altre cose notevoli. Lontana da noi l'idea di sottovalutare questa superfiera delle vanità. Entro il 1980 l'industria dei cosmetici dell'Europa occidentale dovrebbe raggiungere i novemila miliardi di lire, con un aumento dell'ottanta per cento rispetto al '75. Di questa torta, noi italiani ci taglieremo una bella fetta: millecinquecento miliardi di lire, metà di quanto tocche¬ rà alla Francia, un po' meno di quanto incasserà la Germania Occidentale, ma più della Gran Bretagna. E questo soprattutto perché finalmente anche l'uomo ha imparato che qualche sforzo per essere un po' più attraente lo deve pur fare: ed infatti tutti insieme, noi italiani, in un anno ci siamo profumati per 24 miliardi, abbiamo usato dopobarba per 16 miliardi e ci siamo rasati per 14 miliardi. Spendendo poi altri miliardi in cose varie, soprattutto in lozioni per far crescere i capelli: a tempo perduto, poiché si sa che finora l'unico sistema per conservare i capelli consiste nel raccogliere quelli che cadono, legarli con un nastrino e «conservarli» in una scatoletta. Ma non tutte le illusioni sono perdute: ieri circolava al «Cosmoprof» la notizia che una nuova ricetta composta da erbe toniche contro la caduta dei capelli è stata venduta a Sydney per circa un miliardo. La speranza è l'ultima a morire, anche per chi scrive. Riappare il «latte d'asina», simile a quello che usava Poppea per i suoi bagni lussuriosi, conferma di essere eterna «la pasta del capitano», se si vuole star sul classico, ecco la «Jean-Marie Farina» delle nostre bisnonne ; e ritorna, anche nel settore della bigiotteria, il buon vecchio Kitsch delle collane di Strass e delle trousses di tartaruga, dei calici a stelo e dei pouff. delle frange e dei cuscinetti puntaspillo grosgrain... Il «riflusso», anche al Cosmoprof bolognese? Ma no, semplicemente che l'uomo e soprattutto la donna sono sempre gli stessi. Ed in base all'eterna massima: l'amore passa anche per gli occhi e per il naso. Carlo Moriondo -Stiamo P(?£Mdèmòo CASO DI Aurei INiCIDfeMTl / K»OCC-€APl / l'I (Cavallo)

Persone citate: Cavallo, Jacques Prévert, James Atkinson, Kitsch, Marie Farina, Stalin