Il pdup cede al fascino pci e divide la nuova sinistra di Franco Mimmi
Il pdup cede al fascino pci e divide la nuova sinistra Fallito il cartello unico per le elezioni politiche di giugno Il pdup cede al fascino pci e divide la nuova sinistra Si presenterà con il «Movimento dei lavoratori per il socialismo» - Anche Democrazia Popolare avrà liste proprie - Per il Senato, il pdup inviterà a far convergere i suffragi sul pei ROMA — A nulla sono valsi gli sforzi di quel «gruppo dei 61», sindacalisti e intellettuali, che ha cercato di far presentare alle elezioni una «Nuova sinistra unita». Il nodo da sciogliere era quello del pdup, e sabato, nell'assemblea dei delegati tenutasi a Milano, il pdup ha detto no: alle elezioni ci andrà con il Movimento dei lavoratori per il socialismo e basta. Di necessità, anche Democrazia proletaria si, presenterà con liste proprie. immettendovi probabilmente qualche esponente di quei 61. Le speranze che l'impresa riuscisse, che l'area a sinistra del pei si presentasse alle elezioni senza rischiare di non raggiungere il quorum in alcune circoscrizioni, e dunque di disperdere centinaia di migliaia di voti come accadde al psiup nel 1972, non sono mai state molte. Tutti erano d'accordo meno il pdup (e l'mls a rimorchio), ma le possibilità di arrivare a un accordo col pdup si basavano solo, in realtà, sul fatto che qualche leader pduppino avrebbe potuto nutrire il timore di fallire l'appuntamento elettorale. I punti ufficiali controversi erano principalmente: la presa di posizione contro il terrorismo; la gestione della campagna elettorale (cioè, principalmente, i criteri di scelta e approvazione delle liste). I61edp replicavano al pdup che la condanna del terrorismo era, da parte di tutti, inequivoca; quanto alle liste, si sarebbe arrivati in pratica a una spartizione: un quarto degli eletti per il pdup. un altro quarto a dp, e una metà a gruppi non organizzati in partito (magistratura democratica, sinistra sindacale, ecc.). Non è stato sufficiente, e il motivo non è da cercarsi in questi temi, ma nella linea che già a settembre dell'anno scorso portò alla scissione tra il pdup e il Manifesto. I pduppini sono in marcia di convergenza verso il pei. Lo dimostra il fatto che per il Senato, dove essi non si presenteranno, l'invito sarà a far confluire i voti in quelli comunisti (il pei presenterebbe, in alcuni collegi, indipendenti di sinistra vicini al pdup). Accettare il cartello della «Nuova sinistra» avrebbe significato invertire la rotta, dato l'atteggiamento crìtico mantenuto dagli altri gruppi nei confronti delle Botteghe Oscure. A quel punto poi, sarebbe stato impensabile cambiare nuovamente direzione dopo le elezioni, riproducendo in seno al gruppo parlamentare la spaccatura già verificatasi in questa legislatura. Pur avanzando altre motivazioni, il pdup ha dunque deciso di comportarsi coerentemente alla linea tracciata da Magri, Castellina e Milani. A eliminare il rìschio che il pdup non raggiunga il quorum, potrebbe intervenire una direttiva del pei a qualche migliaio di militanti. Più grave il rìschio per dp e gli altri. Sul versante opposto, il Movimento sociale si appresta a verificare, a spese di Democrazia Nazionale, come la spaccatura avvenuta l'anno scorso abbia diviso in due solo i gruppi parlamentari. In realtà, sostengono i missini, «la base è rimasta quasi interamente con noi». Non è una valutazione molto azzardata. L'msi si presenta alle elezioni con il consueto mascheramento democratico, mentre la linea che al suo interno va prevalendo è quella dura di Rauti. Può perdere voti, ma non sparire. Questo destino potrebbe invece toccare a Democrazia nazionale, che non è riuscita a raggiungere il suo scopo: qualificarsi come possibile alternativa a destra per un appoggio alla de. Il partito ha avuto pesanti traversie interne (il segretario. Delfino, andò contro la linea ufficiale per favorire Andreotti; facilitando la bocciatura, in Senato, del governo tripartito; fu poi costretto a dimettersi dalla carica e infine lasciò dn), e il timore di una disfatta affiora in molti particolari: a Napoli, Achille Lauro è tornato a una campagna elettorale stile dopoguerra, con pacchi dono ai cittadini più poveri. Franco Mimmi
Persone citate: Achille Lauro, Andreotti, Castellina, Magri, Milani, Rauti
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