Sei torinosi arrestati per contrabbando di burro di Vincenzo Tessandori

Sei torinosi arrestati per contrabbando di burro Briancon - In carcere un agente di ps e due della finanza Sei torinosi arrestati per contrabbando di burro DAL NOSTRO INVIATO MONGINEVRO — Un camion carico di burro è fermo alla frontiera francese e sei persone, tutti italiani, residenti a Torino sono in carcere accusate di contrabbando : nel gruppo ci sono un sottufficiale di p.s. e due dipendenti dell'Intendenza di Finanza. Forse è stato scoperto un colossale traffico internazionale; gendarmeria francese e guardie di finanza indagano, Nel carcere di Gap, a circa cento chilometri dalla frontiera, attendono di essere interrogati dal procuratore della Repubblica: Adelchi Pascutti, 31 anni, nato a Mestre e residente a Torino in via Monginevro 172/9; Bruno Garberò, 35 anni, veneziano, domicilio dichiarato via Boston 86/7, entrambi, autisti; il maresciallo di polizia Benedetto Latiano, che oggi, lunedi compie 59 anni, di San Giovanni Rotondo, abitante in corso Orbassano 213, in servizio alla «notturna» della questura; i dipendenti dell'Intendenza di Finanza Franco Inglese, 44 anni, di Napoli, via Guicciardini 11, custode demaniale: Giuseppe Todisco, 43 anni, via XX Settembre 80, agente tecnico: in carcere c'è anche l'agente immobiliare Francesco Lassandro, residente a Torino. La storia comincia all'inizio della settimana scorsa al posto di frontiera francosvizzero presso Ginevra. Un autoarticolato «Fiat 190», affittato in Italia alla «Hertz», attraversa le sbarre. L'autista, sembra un francese, esibisce documenti di transito: in carico sono 22 tonnellate di burro per l'Italia. L'autotreno segue però un itinerario insolito, qualcuno al posto di dogana si è intanto insospettito e ne ha segnalato il transito, Per un paio di giorni l'autotreno percorre strade secondarie in un avvicinamento singolare alla frontiera italiana. Poi punta su Briangon dove fa tappa. L'autista passa l'autotreno ai colleghi italiani: Pascutti e Garberò. Ormai mancano soltanto sedici chilometri alle sbarre della irontiera. Superato il controllo francese, il gioco è fatto: all'uscita viene dichiarato il burro, c'è una bolla di accompagnamento che pare regolare, non dovrebbero sorgere intoppi. Poi nei duemila metri fra le sbarre di frontiera francese e quella italiana, i documenti del burro vengono sostituiti. Ai nostri doganieri si esibirà un documento di accompagnamento per «polistirolo». Tutto avrebbe dovuto apparire regolare. Il Tir, non controllato, avrebbe poi proseguito la sua strada fino alla dogana di Torino. In ogni modo, per evitare imprevisti controlli, alla dogana di frontiera italiana, secondo l'accusa, sarebbero dovuti intervenire il sottufficiale di polizia e i dipendenti dell'Intendenza che in caso di «pericolo», avrebbero dovuto «garantire». Una volta lasciata alle spalle la frontiera, il camion avrebbe proseguito per una destinazione che, per il mo¬ mento, rimane sconosciuta. Sulla bolla era scritto che la merce era destinata a una ditta di Cuneo a quanto pare inesistente. Ma c'è il primo imprevisto al posto di dogana francese. La bolla del burro non pare regolare, si chiedono i documenti agli autisti e Pascutti esibisce una patente: è contraffatta, lo si scoprirà più tardi; Garberò, invece, dà il passaporto. I francesi bloccano il camion, fanno staccare il semirimorchio e rimandano gli autisti con la motrice a Briancon. Tutto questo accade giovedì. Poco dopo, dall'Italia, puntuali, arrivano due auto, una 126 e una 131. Sopra c'è il resto della banda: il sottufficiale, l'agente immobiliare e i dipendenti della Intendenza. Scorgono il semirimorchio giallo parcheggiato nel piazzale, s'informano, vanno a Brianon. Verranno controllati per un giorno. L'indomani, sabato, tutti tornano verso la frontiera. Intanto le indagini si sono sviluppate. A Parigi si è scoperto che il camion non è re¬ golare, altre notizie sono arrivate dall'Italia: la conferma che la ditta di Cuneo non esiste. Pascutti e Garberò tornano alla frontiera, sperano ancora di poter recuperare il carico. A pochi metri dalla motrice viaggiano le due macchine. Ma c'è un nuovo contrattempo. Gli autisti vengono fermati. Il sottufficiale e i dipendenti dell'Intendenza — con aria offesa — esibiscono i documenti: sono tessere ferroviarie sulle quali spiccano le scritte «Ministero . degl'Interni» e «Afìntstero delle Finame». Ma ormai non si tratta più di sospetti, la 131 viene perquisita e i gendarmi trovano la Beretta cai. 9 del sottufficiale. E' sufficiente per il fermo. Poi sono controllati anche i documenti, con più attenzione. Todisco ha dato una tessera con il nome di Giuseppe Lovati, 34 anni, di Roma, abitante a Torino in corso IV Novembre 30. E' la caserma dove ha sede la legione della Guardia di Finanza. Vincenzo Tessandori