Dello stesso brigatista la voce dei sequestri di Costa e Moro? di Vincenzo Tessandori

Dello stesso brigatista la voce dei sequestri di Costa e Moro? A Genova si attendono le registrazioni per un confronto Dello stesso brigatista la voce dei sequestri di Costa e Moro? DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — Come tessere polverose di un vecchio mosaico gli inquirenti riprendono in mano le inchieste che non sono approdate a risultati concreti, indagini su episodi che hanno fatto di Genova un autentico crocevia del terrorismo, la capitale della lotta armata dove soprattutto le Brigate rosse hanno portato gli attacchi più duri. Si è passati a un'indagine a tappeto, lasciano capire gli inquirenti, dall'inchiesta su Autonomia nata a Padova, e si parla di ..solidi fili* che sareb¬ bero in mano a chi indaga. Quali? Si parla di indicazioni precise, di accuse rivolte a personaggi «già in carcere» che sarebbero coinvolti nel sequestro dell'industriale Piero Costa, rapito a Genova nel gennaio 1977 e rilasciato 80 giorni più tardi dopo il pagamento di un miliardo e mezzo di riscatto. Ma le notizie non trovano che conferme indirette. Per il Veneto, da Genova, sarebbero parliti, nei giorni scorsi il sostituto procuratore Di Noto e il giudice istruttore Petrillo che conducono l'in- chiesta sul rapimento Costa. C'è mistero anche su questo viaggio. Ieri diceva Luciano Di Noto: -Padova? Non mi risulta». Da Padova era però arrivata una conferma. Ma a Palazzo di giustizia c'è ordine tassativo di non parlare. Si attendono, qui a Genova, alcuni magistrati romani, forse i giudici Amato e Guasco. Dovrebbero mettere a confronto i risultati prodotti dall'istruttoria romana e quelli delle inchieste genovesi, cer- ! care i punti di contatto, con- | trollare le indicazioni ricevute, cercare riscontri. Arriveranno, quanto prima, le bobine con le voci incise dei brigatisti che hanno telefonato nel corso del caso Moro e [ veri-anno poste a confronto j con quella del telefonista del sequestro Costa. Numerose volte, negli ottanta giorni di prigionia dell'industriale, il brigatista telefonò per «trovare l'accordo» per il pagamento. Il telefonista, sempre lo stesso, aveva chiamato prima la famiglia Costa a Milano. poi a Genova aveva preso j contatto con 1 avvocato Gio¬ vanni Salvarezza. Il legale disse dopo il sequestro di ■■aver parlato coti gente molto preparata. Il mio interlocutore dimostrava un livello culturale superiore e dietro di lui si avvertiva un'organizzazione efficiente*. Le ultime telefonate vennero fatte a Roma, alla sorella di Costa. Il legale mi diceva di aver tratto l'impressione che il brigatista al telelono fosse .assai importante* perché mai aveva dato l'impressione di non poter prendere da solo una decisione. La voce di una persona mollo colta, quindi, ma l'avvocato Salvarezza aggiunge di non esser rimasto particolarmente colpito dalla voce del- riglielo brigatista che il 30 | aprile dell'anno passato telefonò a Eleonora Moro per avvertirla che «i giochi erano fatti». Ma da Padova qualcuno ha fatto sapere che un brigatista ■ravveduto» avrebbe raccontato di una riunione, tenuta nella città veneta, nella quale venne elaborato un piano per il riciclaggio del denaro. Si parla, ora. di canali segreti, si parla della Svizzera nelle cui capaci banche sarebbe finita parte di quel miliardo e mezzo. Poche banconote, per la verità, son state per ora ritrovate: a Torino, in casa di un malioso calabrese, certo Giuseppe Calabro, studente di medicina inseguito da ordini di cattura per alcuni sequestri, ce n'era una da 100 mila. Quei soldi sarebbero finiti in casa sua seguendo la strada tortuosa del riciclaggio. Un'altra banconota era nella tipografia di Triaca, in via Foa. a Roma: doveva essere ancora cambiata, come da riciclare era il terzo foglio da 100 mila trovato nella base di via Montenevoso a Milano. Vincenzo Tessandori