Direttissima ai cinque banditi sorpresi mentre tenevano prigionieri 12 ostaggi

Direttissima ai cinque banditi sorpresi mentre tenevano prigionieri 12 ostaggi La rapina di un mese fa allo stabilimento Firsat di Moncalieri Direttissima ai cinque banditi sorpresi mentre tenevano prigionieri 12 ostaggi Puntavano ai 40 milioni delle buste paga - Ma furono sorpresi da polizia e carabinieri che li costrinsero ad arrendersi - Ieri l'interrogatorio degli imputati e la deposizione degli impiegati Un mese fa (il 20 marzo) cinque giovani tentano di rapinare le buste paga della Firsat di Moncalieri (40 milioni), il colpo fallisce ed il quintetto finisce in galera. Ieri il processo ai rapinatori accusati anche di sequestro di persona. Botta e risposta: all'aggressione risponde infatti la «direttissima». L'udienza davanti ai giudici della prima sezione, presidente Nattero. p.m. Rinaudo. tarda ad ingranare perché tre imputati si danno malati. Il tribunale incarica il prof. Baima Bollone della visita fiscale; risultato: uno dei tre è in grado di assistere al processo: un altro chiede di essere trasportato con la barella, poi rinuncia; il terzo sta male sul serio. Alle 14 l'udienza prende il via; sul banco degli imputati colpaiono Amedeo Capozzi. 34 anni. Franco Malva 22 anni e Angelo Petrosillo 27 anni. Mancano all'appello Antonio Leonardo 30 anni («palo» e autista) e Giuseppe Camera, 26 anni. Presenti invece tutti i difensori: Lo Greco. Pastore, Tartaglino, Bersano, Verazzo, Paola e De Rhode. Rapido l'interrogatorio degli accusati. Il presidente vuole sapere a chi è venuto in mente per primo l'idea di assaltare la «cassa» della fabbrica di cerchioni per auto (duecento dipendenti). Risposte vaghe, nessuno tradisce l'altro: «Se n'è parlato, per caso, e un po'sul serio, al bar». Poi risponde Malva, un sardo, licenza media, disegnatore meccanico. Dice di aver lavorato finali pochi mesi fa: «Mi sono licenziato perchè ricercato con inondato di cattura*. Pres.: «Lei teneva a bada gli impiegati dopo averli fatti sdraiare sul pavimento. E' durato più di un'ora*. Malva: «Macché. Pochi minuti, quando ho sentito le sirene della polizia li ho invitati ad alzarsi*. Malva è accusato di aver minacciato una dozzina di persone puntando loro contro una «lupara», un'arma usata tra l'altro nel corso di una rapina a Cerignola (14 febbraio 1978). I complici invece erano armati di pistole. [ 1111111111111111 [ 11 i 1111 ( 111 II 111 ] 11111111 : ! 11 Il IMILI II LI II 1111MIMI ] 1111 II 11111 11 11 111111111Pres.: «Chi vi ha dato le armi?*. Risposta di Petrosillo: «La pistola l'ho comprata a Porta Palazzo*. Il pubblico ride. E' la solita giustificazione di tanti, ormai una barzelletta amara. Pres.: «E lei Capozzi, lavorava prima della rapina?*. Capozzi: «Facevo il biscazziere. Lo fanno tutti*. Rapina drammatica, non dimentichiamolo, quella alla Firsat. Sventata dal tempestivo arrivo di carabinieri e polizia che convincevano i cinque (e per primo il Leonardo, fuori dal portone dell'azienda) a non fare pazzie, perché costoro prima di arrendersi imbastivano una trattativa per assicurarsi la fuga, forti dell'avere a portata di tiro una dozzina di impiegati. Alla fine prevaleva il buon senso e la constatazione che la fuga sarebbe stata impossibile. L'udienza di ieri si è esaurita con l'interrogatorio degli «ostaggi». Il processo riprenderà venerdì. Amedeo Capozzi, Franco Malva e Angelo Petrosillo all'apertura dell'udienza in tribunale

Luoghi citati: Cerignola, Moncalieri