Firmato tra Italia e Cina l'accordo di cooperazione di Natale Gilio

Firmato tra Italia e Cina l'accordo di cooperazione Un'intesa che apre la strada ai nostri commerci con Pechino Firmato tra Italia e Cina l'accordo di cooperazione Nella seconda decade di maggio dovrebbe essere definita, con la «Bank of China», l'apertura della linea di credito per un miliardo di dollari - Molte le trattative in corso ROMA — Il nuovo corso dell'economia cinese, con le «quattro modernizzazioni» (agricoltura, industria, scienza e tecnica, difesa nazionale) volute dalla diarchia Hua Kuo-feng e Teng Hsiao-ping, ha segnato un 'altra tappa del suo complesso cammino di apertura verso l'Occidente con la firma del trattato di cooperazione economica con l'Italia che segue, a distanza di pochi mesi, gli analoghi trattati firmati con la Francia, la Germania e la Gran Bretagna. L'accordo-quadro con il nostro Paese è stato sottoscritto ieri dal ministro per il Commercio con l'estero Stammati e dal jninistro dell'Industria cinese Li Chiang che successivamente si è incontrato con il presidente del Consiglio Andreotti. La Cina, firmando l'accordo con l'Italia, ha definitivamente scelto i suoi futuri partners commerciali: nel Sud-Est asiatico il Giappone (il trattato di assistenza risale allo scorso anno e prevede un incremento dell'interscambio entro il 1985 di almeno 20 miliardi di dollari), in Occidente principalmente la Comicità Europea nel suo complesso. Il nuovo corso dell'efficientismo di Teng abbandona il ricordo romantico degli insegnamenti di Mao e punta, per alzare il livello di reddito e di vita di un miliardo di cinesi, all'industria, alle fabbriche capaci di sfruttare l'enorme potemiale di materie prime, alle tecnologie avanzate, all'agricoltura industrializzata, ai tecnici che l'Europa e il mondo Occidentale potranno addestrare. Stannnati lo ha ricordato, sottolineando come «l'accordo avvicina Paesi appartenenti a continenti finora lontani, fa cadere le frontiere ideologiche, getta le basi per una collaborazione più intensa per cominciare a risolvere problemi di sviluppo e di evoluzione economica mondiale». L'Italia, in questo contesto, potrà giocare un ruolo di primo piano. Molte delle produzioni italiane, considerate mature su altri mercati, possono trovare verso la Cina uno sbocco importante come supporto, almeno nella prima fase, dell'imponente programma di industrializzazione. Non a caso, nel trattato di cooperazione decennale si fa riferimento alla partecipazione attiva nello sviluppo degli scambi delle piccole e medie aziende. Ma è chiaro che lo sforzo maggiore dovrà essere svolto dalle grandi imprese. La progettazione, la costruzione di unità economiche nuove, la trasformazione e l'ampliamento di quelle esistenti, possono realizzarsi soltanto con l'aiuto di chi, attraverso collaudati processi tecnologici, potrà fornire il inassimo di potenzialità per lo sfruttamento delle immense risorse cinesi. Ma le produzioni e le tecnologie occorre siano accompagnate da contributi finanziari sotto forma di crediti di cui la Cino ha bisogno. Nella seconda decade di maggio come ha detto Stammati, con la visita in Italia di una delegazione della «Bank of China-, si dovrebbe definire l'apertura della Cina della linea di credito di un miliardo di dollari, erogabili in 4 anni, negoziata durante la missione nel novembre scorso dell'ex ministro Ossola. Un miliardo di dollari, rispetto agli analoghi crediti all'esportazione concessi dalla Germania o dalla Francia, non è grandié. Esso, comunque, potrà contribuire a sbloccare una serie di contratti in corso di negoziato da parecchi mesi. Certo, l'ideale sarebbe che i Paesi europei invece di tentare di spartirsi, in concorrenza spesso tra loro, il mercato cinese, cercassero di mettersi tutti insieme, di presentarsi uniti all'interlocutore cinese sia nelle produzioni sia soprattutto nei crediti finanziari da concedere. Arrivare alla creazione, come ipotizzava Ossola, di una «banca europea per l'esportazione-, unico organo per tutti i Paesi comunitari erogatore di prestiti esteri. Un altro strumento del processo di integrazione europea, capace di fronteggiare forse più di altri la concorrenza che sul più grande mercato del mondo degli Anni 80 eserciteranno Giappone e Stati Uniti. Natale Gilio

Persone citate: Hua Kuo-feng, Mao, Stammati, Teng, Teng Hsiao-ping