Per Marx lo scrittore doveva essere libero di Giuseppe Galasso

Per Marx lo scrittore doveva essere libero LA BIBLIOTECA IDEALE DEL FILOSOFO Per Marx lo scrittore doveva essere libero «Sono i miei schiavi e devono ubbidire alla mia volontà»: così parlava Marx dei suoi libri; e Paul Lafargue confermava che • «per lui i libri erano strumenti di lavoro e non oggetti di lusso». Ma sarebbe un vero e proprio errore credere che questa visione utilitaristica e strumentale e l'interesse per i temi dei suoi studi fossero l'unica dimensione del rapporto di Marx con i libri. «Si sentiva (nota S.S. Prawer, nel suo volume La biblioteca di Marx, tradotto da Garzanti) a suo agio con la letteratura dell'antichità classica, con la letteratura tedesca dal Medio Evo all'età di Goethe, col mondo di Dante, del Boiardo, del Tasso, di Cervantes e di Shakespeare, con la narrativa francese e inglese del XVIII e XIX secolo». Egli mostrava così un arco di lettura assai ampio, e alcuni tratti del suo leggere possono sorprendere chi non abbia che una conoscenza sommaria della sua biografia intellettuale. Prawer li nota con felice attenzione. Tale è il carattere europeo dei suoi autori. «Nonostante — infatti — il suo interesse per l'organizzazione politica e sociale dell'India, nonostante i suoi riferimenti a scrittori nordamericani come Fenimore Cooper e Beecher-Stowe, la "letteratura mondiale" significa sempre, per Marx, essenzialmente la letteratura dell'Europa Occidentale». Di tutta la. letteratura orientale il solo libro che pare aver colpito veramente la sua fantasia e la sua sensibilità sono le Mille e una notte. Questo si accorda poi pienamente con la sua preferenza per i classici. Il suo interesse per la letteratura contemporanea era indubbiamente vivo, specie per la poesia che, come quella di Heine, aveva un significato diretto di polemica politica e sociale. Nell'insieme, tuttavia, «il suo sguardo era rivolto più alla letteratura del passato che a quella del presente, più verso Eschilo, Dante e Shakespeare che verso gli scritti del suoi contemporanei». Notevole è, infine, la conoscenza della Bibbia. L'attenzione al passato non significa, però, che si trattasse di un interesse scolastico. Letture e preferenze di Marx variano col tempo e non obbediscono neppure a suggerimenti della moda letteraria. L'elenco dei suoi modelli «registra continui aggiornamenti: ad Omero, Eschilo, Ovidio, Lucrezio, Shakespeare, Cervantes, Goethe ed Heine», ossia gli autori coi quali familiarizzò e simpatizzò nella scuola e in gioven¬ tù, «si uniscono successivamente Dante, Diderot, Cobbett,, Balzac, Dickens e molti altri», ossia gli autori di scoperta più personale negli anni della maturità. Allo stesso modo si allunga l'elenco delle «bestie nere», degli autori respinti sul piano letterario oltreché su quello dei contenuti, e vi spiccano i nomi di Lamartine e di Chateaubriand. Una vasta galleria di autori, dunque. Assai spesso essi servono a Marx per attingere una frase o un'immagine per rendere più vivace il suo discorso o più efficace l'espressione di un suo pensiero. Più spesso ancora autori antichi e moderni gli servono per dileggiare o per mettere in ridicolo i suoi avversari, le loro tesi. La sua tesi che «le idee non esistono separate dal linguaggio» riceve da tutto ciò un'applicazione pratica e assai coerente. Tutto sommato, assai meno frequente è l'uso degli scrittori a scopo di dimostrazione ideologica delle tesi economiche, sociali e politiche di Marx. Il fatto è che nonostante l'affermata dipendenza dello scrittore dalla realtà sociale, Marx aveva un senso a suo modo profondo dell'autonomia dell'arte. Nella traduzione francese del primo libro del Capitale, che egli seguì con grande impegno e a cui annetteva valore scientifico sussidiario del testo tedesco, egli mutò il concetto di determinazione e condizionamento dell'arte da parte dei modi di produzione della vita materiale in un concetto di generale «dominio», ossia influenza. L'arte, in realtà, è per lui un: piano eminente di autorealizzazione dell'uomo e potrà sorprendere la convinzione di Marx che «la capacità di rappresentare, di esprimere e formulare idee accettabili sulla società e sulla storia non è sufficiente, in quanto tale, ad assicurare la validità artistica». La mercificazione dell'arte, il suo rapporto di dipendenza dalle strutture economiche e politico-sociali, l'industria culturale di ogni tempo e Paese, la funzione ideologica a cui essa risponde non bastano a toglierli la profonda convinzione che arte e letteratura richiedono e realizzano un talento del tutto particolare. Ciò aiuta a capire anche la dimensione quotidiana, familiare, personale che ebbe il suo interesse per la letteratura. La figlia Eleanor ricorda che il padre leggeva a lei e ai fratelli Omero, la Saga dei Nibelunghi. il Don Chisciotte. Le mille e una notte e, soprattutto, Shakespeare, che era la Bibbia di casa. Del resto, Marx stesso scrisse, in risposta a uno scherzoso questionario delle figlie, che la sua occupazione preferita era di «razzolare fra i libri», indicando fra i poeti preferiti Dante, Eschilo. Shakespeare e Goethe e fra gli scrittori Diderot, Lessing, Hegel e Balzac. Giuseppe Galasso

Luoghi citati: Europa Occidentale, India