Conigli in gabbia

Conigli in gabbia Saper spendere Conigli in gabbia L'allevatore dilettante si trova di fronte a gravi preoccupazioni - Interviene il veterinario Allevar conigli, anche soltanto per uso familiare, è un orgoglio ed una difficoltà. Perché dopo molte soddisfazioni capita l'imprevisto: qualche malattia o anche soltanto qualche segno premonitore suscita preoccupazioni e perplessità nell'allevatore dilettante. Non sapendo che fare, una lettrice si rivolge a Saper spendere' i suoi conigli bevono troppo — secondo lei — e presentano tacche bianche sul fegato. «Che succede? — domanda —Adesso io ho paura a consumarli. Potrebbero essere malati e far male a chi ne gusta le carni?». irft II veterinario dell'Istituto di patologia aviare di Milano, dott Daniele Gallazzi. la rassicura. Precisa: «Il consumo giornaliero di acqua di un coniglio varia molto secondo la taglia, lo stato fisiologico dell'animale, il tipo di alimentazione e le condizioni ambientali e stagionali. Ad esempio, con un'alimentazione quasi esclusivamente asciutta una coniglia adulta con numerosi lattanti può consumare più di un litro d'acqua al giorno. E' evidente che quando fa caldo e tira vento tale consumo aumenta in proporzione. In genere si considera normale un'assunzione d'acqua pari al doppio del peso dell'alimento solido, cioè se un coniglio ingerisce due etti e mezzo di fieno berrà più o meno mezzo litro d'acqua». La lettrice indicava tra l'alimentazione quotidiana dei conigli le patate. L'esperto consiglia di «non somministrarle crude perchè soprattutto le bucce e le gemme dei tuberi contengono un principio tossico, la solanina. che viene invece neutralizzato dalla cottura». In quanto alle «tacche bianche sul legato» possono essere riferite secondo il dott Gallazzi «a coccidiosi epatica o a cisticercosi». Afferma: «Nel primo caso la malattia è sostenuta da protozoi (i coccidi) e si cura con la somministrazione di sulfamidici (l'Aviochina va bene, ma attenzione al desaggio per non provocare diarrea). Nel secondo caso si tratta invece di una forma larvale di una tenia del cane che si sviluppa nel coniglio provocando epatite, talvolta peritonite: è facilmente diagnosticabile anche per la presenza di numerose formazioni cistiche trasparenti, grosse come un pisello, disseminate in tutto il peritoneo, specialmente lungo la grande curvalura dello stomaco. Non c'è possibilità di cura. Si previene invece non somministrando erba o fieno contaminati da feci di cani infestati da tenie e distruggendo con il fuoco i visceri dei conigli ammalati perché non se ne cibino i cani, i quali — una volta infestatisi e non curali adeguatamente — fungono da diffusori della malattia». Insiste il veterinario: «Sia la coccidiosi che la cisticercosi epatica del coniglio non colpiscono l'uomo: perciò previa l'eliminazione dei visceri lesi le carni dei soggetti malati ma in buono stato di nutrizione sono commestibili. Il prezzo dei medicinali è regolato dal Comitato Interministeriale Prezzi e gli aumenti vengono concessi ai produttori solo se giustificati dal costo di produzione». Piccola posta Da Marisa Fiaschi una richiesta d'aiuto ai lettori: «Ho due ombrelli pieghevoli di marca tedesca in ottimo stato nell'intelaiatura, ma con la seta ormai lisa e da sostituire. Esistono ancora gli ombrellai? A chi posso rivolgermi»? Attendiamo qualche risposta. if «Anni la un'anziana signora — scrive Giovanni Mottino — mi lece assaggiare squisite sardine sott'olio fatte da lei stessa con metodo casalingo Erano migliori di quelle in scatola. Purtroppo la signora è morta e non ho la ricetta, lo. con i miei 76 anni, devo trascorrere un lungo periodo al mare e avrò quindi occasione di trovare sardine fresche. Ma qualcuno può indicarmi un metodo facile per preparare in casa le sardine sott'olio? Per favore, mi deve però precisare tutto, dal metodo di cottura ai tempi e al modo di conservazione». Speriamo che Giovanni sia accontentato con una sola precisazione: sardine fresche non si comprano soltanto in località di mare; sono almeno altrettanto fresche nelle città come Torino dove arrivano «appena pescate» grazie ai camion frigoriferi. Questo preconcetto è purtroppo all'origine dello scarso consumo del «pesce azzurro» in città, anche se è un alimento ottimo, nutriente e soprattutto conveniente. il «Fegato in umido» del cuoco Garbagnoli: «Far friggere una cipolla in olio e burro, versare mezzo cucchiaio di farina e dorare, aggiungere il legato in un sol pezzo. Quando sarà dorato, unire sedano e carote tritate, una foglia di lauro, pepe, vino bianco, prosciutto tagliato a dadi. Cuocere adagio, coperto, per circa 50 minuti. Passare la salsa al setaccio prima di servire. ir Da Giuseppina un «coniglio in umido»: tagliare un coniglio da un chilo a pezzi non grossi e farli rosolare con cipolla tritata, un battuto di sedano e prezzemolo, olio e burro. Unire un bicchiere di vino rosso, salsa di pomodoro e funghi secchi fatti precedentemente rinvenire in acqua e tritati, aggiungete ancora una manciata di olive snocciolate e terminate la cottura a casseruola scoperta. Simonetta

Persone citate: Daniele Gallazzi, Gallazzi, Giovanni Mottino, Marisa Fiaschi

Luoghi citati: Milano, Torino