Duecento i morti, oltre mille i feriti nel violento terremoto in Jugoslavia di Francesco Fornari

Duecento i morti, oltre mille i feriti nel violento terremoto in Jugoslavia La costa montenegrina distrutta in 30 secondi la mattina di Pasqua Duecento i morti, oltre mille i feriti nel violento terremoto in Jugoslavia La scossa, registrata alle 7,21, ha superato il nono grado della scala Mercalli - Interi paesi sono stati rasi al suolo: oltre diecimila i senzatetto - Scomparse vaste zone di costa, demolite iutte ie attrezzature portuali - Il bilancio delle vittime aumenta di ora in ora, mentre si scava fra le macerie - Nella zona terremotata sono interrotte tutte le strade, i soccorsi devono arrivare via mare e per elicottero - Salvi tutti i turisti italiani - 35 morti anche in Albania DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DUBROVNIK — Alle 7,21 della mattina di Pasqua una scossa tellurica di eccezionale violenza (la sua intensità è stata del nono grado della Scala Mercalli, molto più alta di quella del disastroso terremoto che nel 1963 aveva distrutto la città di Scopje, provocando la morte di oltre mille persone) ha squassato in Jugoslavia la Repubblica del Montenegro, al confine con l'Albania. Secondo 1 primi dati ufficiali (ma queste cifre sono destinate a variare da un'ora all'altra), le vittime sarebbero circa duecento, mille i feriti, oltre 10 mila i senzatetto. Il sismo, che ha avuto il suo epicentro nell'Adriatico ed è stato avvertito lungo tutto il litorale jugoslavo, fino a Trieste, ha provocato i danni maggiori nella zona compresa tra le città di Cattaro ed Ulcinj. Quest'ultima località è stata distrutta al 70 per cento. Gravissimi danni anche nelle città costiere di Bar, Budva, Tivat (dove è stato messo fuori uso l'aeroporto), Risan, Karenari, Zelenika ed Igalo, dove si trovava in vacanza il presidente Tito. Alle vittime in Jugoslavia vanno aggiunte quelle che il terremoto ha provocato in Albania dove, secondo le autorità locali, i morti sono 35, i feri- ti 330 e seimila gli edifici distrutti. Molti villaggi della costa e altri nell'entroterra sono stati rasi al suolo dalla violenza del sismo, che si è protratto per oltre trenta secondi. Mezzo minuto di terrore per gli abitanti, che sono scappati per le strade mentre tutto intorno le case si sbriciolavano e grosse voragini si aprivano nel terreno. Molti di questi villaggi, completamente isolati perché il terremoto ha cancellato ogni tratto di strada esistente nella regione, sono ridotti a un cumulo di macerie tra le quali si aggirano gli uomini delle squadre di soccorso arrivati in elicottero. Manca l'acqua, viveri e medicinali scarseggiano, la popolazione si è rifugiata nelle campagne, dove i militari stanno allestendo alcune tendopoli. All'aeroporto di Titograd, capoluogo della regione, e in quello di Dubrovnik continuano ad arrivare aerei con generi di soccorso. Tutti i turisti stranieri che avevano affollato le stazioni balneari per le vacanze pasquali (circa 1200 persone, tra cui oltre 200 italiani) sono stati sgombrati con battelli e sono stati sistemati negli alberghi di Dubrovnik. Parte dei nostri connazionali, tra i quali non si lamenta alcun ferito, sono già rientrati. Gli altri seguiranno oggi con la motonave «Appia». L'ospedale di Cattaro è quasi interamente distrutto: gli ammalati sono stati sistemati sotto le tende allestite in un giardino della città. In tutto il Paese la radio lancia appelli per la raccolta di plasma, soldati e volontari affluiscono con battelli ed elicotteri nella repubblica montenegrina. Le prime testimonianze raccolte ad Igalo e Zelenika, che abbiamo raggiunto dopo un viaggio fortunoso attraverso una zona completamente devastata dalla furia del sismo, sono drammatiche. Due circostanze fortuite hanno evitato che la sciagura avesse conseguenze molto più luttuose: la prima che l'epicentro del terremoto è stato nel mare e non sulla terraferma, la seconda che la forte scossa che ha distrutto città e villaggi è stata preceduta di circa mezz'ora da un'altra di minore intensità che, allarmando gli abitanti, li ha fatti fuggire dalle case. A Cattaro, dove i cantieri navali di Bjela (centro di riparazione di sottomarini e di unità da guerra) hanno subito gravi danni, la parte vecchia della città, nella quale vi erano pregevoli testimonianze dell'arte veneziana, è completamente distrutta. La parte nuova, invece, ha riportato danni di minore entità. I vecchi villaggi del litorale e dell'entroterra sono stati ridotti in briciole: soltanto le costruzioni più recenti, realizzate con criteri antisismici, hanno resistito alla furia del terremoto, ma anche molti moderni alberghi di questa regione, una delle più turisticamente attrezzate della Jugoslavia, sono stati danneggiati gravemente. La linea ferroviaria Belgrado-Bar è interrotta in più punti, i porti di Budva e di Bar hanno subito danni notevoli, le banchine del porto di Cattaro sono state spezzate, il porto transatlantico di Zelenika è stato inghiottito dal mare, le navi alla fonda hanno subito gravi danni, una forse è affondata, un'altra è stata distrutta da un incendio. Da Igalo alle Bocche di Cattaro il paesaggio ha assunto l'aspetto di un girone infernale. Interi villaggi sono ridotti a cumuli di macerie, in più punti la strada è sprofondata nel mare. I piloti degli elicotteri che fanno la spola sulla zona terremotata parlano di •immagini terrificanti». Per tutta la notte di domenica si è continuato a scavare tra le rovine alla luce dei riflettori, mentre la terra continuava a tremare. Sono state registrate finora oltre un centinaio di scosse, definite di assestamento. Quasi tutte di lieve entità. Ma ieri alle 12,30 una scossa, la cui intensità è stata del settimo grado, ha fatto crollare alcune case pericolanti a Cattaro e vi sono stati altri feriti. Altre, più lievi, hanno aperto nuove crepe sulle strade, mentre dalla montagna continuano a roto lare macigni e pietre ad ogni sussulto del terreno. Abbiamo percorso alcuni chilometri dietro un convoglio di automezzi militari che cercava di raggiungere Zelenika per Francesco Fornari (Continua a pagina 5 in seconda colonna) Kamenari (Montenegro). La furia del terremoto ha distrutto interi villaggi. Di un'antica abitazione restano solo macerie

Persone citate: Mercalli