Pecci: «L'arbitro in fatto di rigori ha usato due pesi e due misure»

Pecci: «L'arbitro in fatto di rigori ha usato due pesi e due misure» Recriminazioni dei granata per il fallo di De Vecchi su Iorio Pecci: «L'arbitro in fatto di rigori ha usato due pesi e due misure» Le versioni di Iorio e Graziarli sul primo episodio contestato - Danova e Zaccarelli parlano dell'atterramento di De Vecchi - Radice conclude amaramente: «I giochi per noi sono fatti» TORINO — «I giochi per noi sono fatti»: cosi Radice chiude amaramente ogni discorso sulla partita con il Milan. Le sperarne della vigilia sono ormai brutalmente cancellate dalla realtà di una sconfitta che. per quante discussioni possa generare circa il modo ili cui è maturata, chiude definitivamente il discorso-scudetto per il Torino. Sulle labbra del tecnico granata c'è un sorriso di circostanza, ma le rughe disegnate sulla fronte testimoniano ancora la grande tensione, le emozioni della gara. La partita viene rivista, rivissuta nei suoi momenti decisivi che sono stati tre: il presunto fallo di De Vecchi su Iorio, il primo gol di Bigon, l'intervento di Danova che ha convinto Lattami a concedere il rigore in favore del Milan. Ed alle testimoniarne dell'allenatore si aggiungono quelle dei protagonisti. Fallo su Iorio? — ..Come ho visto l'intervento di De Vecchi? Mi pare scontato» dice Radice. Racconta Iorio: «Graziani ha allungato la traiettoria del cross di Vullo ed io ho cercato di saltare ma mi sono sentito spingere. Non so neppure chi sia stato. L'arbitro non mi ha spiegato niente, neppure cosa significasse il gesto fatto con il petto». Più esplicito al proposito appare Graziani: «Il signor Lattanzi mi ha detto che il fallo era stato di Iorio che avrebbe fatto "ponte". Anzi mi ha precisato: "E' andata bene che non vi ho fischiato il fallo contro". Io mi limito ad osservare che se non c'era quello non doveva essere concesso neppure il penalty al Milan». Conclude Claudio Sala: «Domenica scorsa a Perugia è stato punito un intervento di Zecchini che neppure si era mosso». Il gol di Bigon — «Abbiamo le nostre colpe per esserci presi una rete cosi —commenta Vullo —: Bigon non avrebbe dovuto andare tanto avanti, occorreva metterlo giù prima. Per di più il vantaggio milanista è arrivato proprio nel nostro momento migliore». Di identico parere è Claudio Sala: «Siamo stati castigati mentre li stavamo comprimendo. Bigon non è stato contrastato da nessuno: gol simili non si dovrebbero prendere. Rischiare per cercare di andare in vantaggio non significa farsi infilare da polli». Spiega Salvadori: «Bigon è partito in dribbling lungo ed è stato anche fortunato in quanto è riuscito a saltare la gamba di Santin che era intervenuto. E comunque senza il successivo rigore si poteva ancora tentare di rimediare». Il fallo su De Vecchi — La prima testimonianza è quella di Danova. protagonista dell'intervento punito da Lattami. «Sono intervenuto su De Vecchi sfiorandogli il piede — ammette Luigi — quando lui si era già allungato la palla: ha fatto ancora due passi eppoi mi ha dato l'impressione che si sia lasciato cadere vedendo che ormai Zaccarelli lo anticipava». «Ho sentito il fischio dell'arbitro — dice a sua volta Zaccarelli — quando avevo appena preso la palla». Conclude Pecci: «Al di là di ogni discussione su di un rigore a mio avviso per lo meno discutibile rimane l'impressione che siano stati usati due pesi e due misure per episodi analoghi. Io ho sempre detto che gli arbitri dovrebbero pagarli in modo che si possano allenare maggiormente e sbagliare di meno». Poi il romagnolo non riesce a fare a meno di concludere con una battuta: «In ogni caso bisogna capire che sono cose che possono accadere: anch'io, una volta, ho giocato male». Sentiti i vari pareri sui tre episodi contestati, comune è il giudizio sulle conseguenze. Graziani sottolinea come «se ci si poteva stare a prendere un gol e tentare dì rimontare, il secondo ci ha ammazzati» e gli fa eco Zaccarelli: «Non esistono controprove, però con 45' ancora a disposizione, sul nostro campo, si poteva ancora giocare la partita. E invece è successo quel pandemonio ed a questo punto oltre ad arrabbiarti ancor di più, perdi anche la concentrazione». Per i granata la partita in pratica è durata un tempo, né poteva essere diversamente: «Certe rimonte come quella di Vicenza — conferma Claudio Sala — si verificano anche per un insieme di circostanze: d'altronde il Milan appariva ben altra cosa rispetto ai veneti, ben più quadrato nella sua partita soprattutto di contenimento». Ed i giocatori del Torino lasciano capire pur sema voler rivolgere accuse dirette al loro pubblico che la situazione venutasi a creare nell'intervallo non ha certo facilitato il loro compito, spegnendo anche le Ultime velleità. Graziani comunque spende una parola anche in difesa dei tifosi: «Bisogna capire certi stati d'animo. Hanno visto infrangersi con quel rigore concesso da Lattanzi il loro sogno domenicale, un sogno che in fondo condividevamo un po' tutti. Il pubblico si è sentito tradito dal risultato». Infine sentiamo Radice nella sua analisi della gara: «Siamo partiti abbastanza guardinghi anche per vedere come si sarebbe espresso il Milan. Poi pian piano abbiamo preso confidenza ed abbiamo cominciato a schiacciarli. Bigon è stato bravo per il gol che ha realizzato ma la nostra reazione è stata immediata e solo una deviazione disperata ha impedito a Pecci di pareggiare immediatamente. Una volta sotto di due reti è chiaro che tutto è cambiato. Subisci il terzo gol ma l'atmosfera è ormai un poco particolare, ti sei scaricato». I Radice ritorna ancora volen¬ tieri sul primo tempo, sul Torino che si era «ben messo e ben disposto», sul Milan che «aveva incominciato a subire», sul fatto che «si stava cominciando a diventar pericolosi, a creare una. certa situazione» e sottolinea comunque come i granata abbiano «fatto la loro parte». «Non è ancora il momento di fare bilanci — prosegue — anche se questa partita ci esclude dal discorso scudetto. Adesso si tratta di chiudere il torneo nella maniera più dignitosa possibile». Giorgio Barberi.;

Luoghi citati: Perugia, Torino, Vicenza