«Tutto e stupefacente ma dove sono le prove?» di Giuliano Marchesini

«Tutto e stupefacente ma dove sono le prove?» «Tutto e stupefacente ma dove sono le prove?» Una conferenza-stampa organizzata dal comitato di tutti i famigliari degli arrestati t dl retario un commento del segretario socialista riportato ieri da La Repubblica: .Un'operazione cosi clamorosa e massiccia di arresti o si fonda su basi solidissime o inevitabilmente si presta a far nascere critiche e sospetti». Assediato dai giornalisti, Aldo Fais riprende: .Noi non possiaino rovinare, con le rivelazioni, un'operazione che è giunta soltanto a metà. Vi ricordate della Rosa dei venti? Ebbene, questa è un'inchiesta enormemente più grossa». Circa la voce di Toni Negri e la smentita dei suoi difensori a proposito della simiglianza con quella dell'anonimo brigatista che fece l'ultima telefonata alla signora Eleonora Moro, il dottor Fais ha rilevato: «Io non scendo a valutazioni di particolari né di questo o di quest'altra prova, di quest'altro mezzo o di quell'altro mezzo d'indagine. Gli avvocati dicano pure quello che ritengono di dire: sono fatti loro». Sul trasferimento nella capitale di Toni Negri, il dottor Fais ha infine detto: «Quanto andrà a Roma io questo non lo so». Pare comunque che il professore sarà trasferito oggi a Roma. Poco dopo le dichiarazioni del procuratore della Repubblica, in un'aula della facoltà di Scienze politiche tiene una conferenza-stampa il «Comitato 7 aprile contro la repressione», composto dai familiari degli arrestati, da lavoratori, da «strutture di movimento». A questo incontro con i giornalisti prendono parte tre componenti il collegio nazionale di difesa degli arrestati: sono gli avvocati Giuseppe Di Lorenzo di Padova, Giovanni Cappelli di Milano e Beniamino Del Mercato di Ferrara. Dice Cappelli: «Calogero ha diviso gl'imputati in due categorie: quelli che devono rispondere soltanto di associazione sovversiva e quelli accusati anche di organizzazione di banda armata, che sono Negri. Scalzone. Ferrari Bravo. Nicotri, Vesce. Zagato e Dalmaviva. Le contestazioni che Calogero ha finora formulato non sono che ipotesi politiche del magistrato: tutti gli imputati ribadiscono che risponderanno soltanto se saranno 'Giuliano Marchesini (Continua a pagina 2 in prima colonna) PADOVA — Non soltanto il professor Toni Negri, ma anche il giornalista Giuseppe Nicotri è indiziato di essere uno degli autori delle telefonate attraverso le quali le Brigate rosse informavano sugli sviluppi del dramma di Aldo Moro. Il sostituto procuratore della Repubblica di Padova, Pietro Calogero, che sta conducendo l'inchiesta sui leaders di Autonomia, ha contestato a Nicotri il gravissimo addebito sul finire di un interrogatorio altamente drammatico nell'ufficio della Digos, pare con la notifica di una .comunicazione giudiziaria». Pietro Calogero sostiene che il giornalista, capo servizio al Mattino di Padova, corrispondente de la Repubblica e collaboratore de L Espresso, ha telefonato tre volte durante la prigionia del presidente democristiano. Il magistrato padovano ritiene di identificare la voce di Giuseppe Nicotri nelle registrazioni di tre messaggi telefonici trasmessi da un «professor Nicolai»; due ricevuti dall'assistente di Aldo Moro, professor Tritto, il terzo da don Menini. parroco di Santa Lucia a Roma, che aveva l'incarico di tentare contatti con i rapitori. L'ultima di quelle registrazioni contiene l'annuncio, dato dalle Br il 9 maggio dello scorso anno, dell'epilogo del dramma dello statista: l'indicazione del luogo, in via Caetani, dov'era stata abbandonata la «Renault» con il cadavere del presidente della de, tra la sede democristiana e quella del partito comunista. Ebbe la terribile comunicazione Tritto. che scoppiò in singhiozzi. Alla contestazione formulata al culmine dell'interrogatorio, riferiscono gli avvocati della difesa, Giuseppe Nicotri ha reagito in maniera durissima: .Questa è un'infamia, una provocazione politica nei miei confronti, per farmi pagare alcune cose». Subito dopo il tempestoso colloquio, il giornalista sarebbe stato ricondotto nel carcere di Adria. Grande scalpore, in tutti gli ambienti, per questa fase dell'inchiesta che coinvolge Nicotri insieme con Toni Negri nelle accuse di partecipazione al delitto Moro: sbalordimento, incertezza, incredulità, prese di posizione, richieste di esibizione di prove concrete. Questa istruttoria sugli esponenti padovani di Autonomia va facendosi ogni giorno più drammatica, s'affolla di inquietanti interrogativi. Pietro Calogero ha concluso ieri notte il primo «giro» di interrogatori dei quindici arrestati. Ma ancora non rilascia un briciolo di dichiarazione. Rinchiuso in qualche posto, tira le somme di questa fase della sua clamorosa indagine. Intanto parla, brevemente, il procuratore della Repubblica di Padova, Aldo Pais. In mattinata ha detto: .Li abbiamo saldamente in pugno» riferendosi agli arrestati. .Non possiamo comunque parlare —ha proseguito il magistrato — per non rovinare un'operazione che è solo a metà. Non polemizzo né con gli Autonomi, né con gli avvocati della difesa, né con Craxi che fa dichiarazioni a La Repubblica». E successivamente ha precisato: .E' inconcepibile che possa avere avuto espressioni irriguardose verso Craxi sia come persona sia come leader del partito socialista. E' vero invece che, assillato dal lavoro d'ufficio, dalle comprensibili tensioni di un'istruttoria in corso per quanto condotta da uno dei miei sostituti, da domande di numerosi giornalisti, posso aver detto che io non polemizzo con nessuno. E' vero anche che l'Avanti! ha tenuto sull'argomento una posizione di grande rispetto del nostro lavoro». Evidentemente, il procuratore di Padova si riferisce a