I figli di Molière riscoprono Goldoni nella suggestiva «Trilogia» di Strehler
I figli di Molière riscoprono Goldoni nella suggestiva «Trilogia» di Strehler DIBATTITO A PARIGI SUL COMMEDIOGRAFO E DRAMMATURGO I figli di Molière riscoprono Goldoni nella suggestiva «Trilogia» di Strehler PARIGI — Mentre Federico Felli ni vede giustamente premiata la sua geniale opera di regista con l'ingresso nella Accademia delle Arti, un altro ..poeta della scena», Giorgio Strehler, continua a tener alto il prestigio della cultura italiana con il dibattito e le analisi suscitate dall'ultima sua regìa, la Trilogia della villeggiatura alla Comédie Francaise. A due mesi dalla conclusione del primo ciclo di recite (quarantacinque in tutto, con un successo crescente e tre settimane di tutto esaurito), tra gli intellettuali francesi si discute, finalmente, di Goldoni in un'ottica diversa. Non è più un pallido imitatore di Molière, neppure un estroso epigono della commedia all'italiana, tutta lazzi, acrobatismi, arlecchinate, come i francesi erano soliti immaginarselo. E' un drammaturgo pensoso delle sorti della sua città, Venezia, e di quelle della sua classe, la borghesia: e attento all'intreccio del pubblico e del privato, alle ragioni dell'interesse e del decoro, ma anche a quelle del cuore, come dimostra la straziante elegia d'amore che percorre tutta la trilogia. Queste e varie altre suggestioni critiche abbiamo captato nel corso del colloquio su Goldoni e Venezia. organizzato dall'attivissimo Istituto italiano di Cultura. Dopo l'ottimo esito della mostra sui Macchiaioli e di quella su Brunelleschi. che hanno visto l'afflusso di migliaia di visitatori, aprile è per i parigini il mese di Venezia. L'editoria veneziana tra Quattro e Settecento, quella veneta d'oggi, l'arte ceramica nell'Ottocento sono l'oggetto di altrettante, mostre con relativi convegni. Ma si discute, come dicevo, anche di teatro. Al Teatrino dell'infaticabile Attilio Maggiulli (un regista che da anni, con ammirevole ostinazione, mette in scena solo testi della tradizione teatrale italiana) si recita La Venexiana di anonimo cinquecentesco: i giovani vi accorrono e scoprono un mondo raffinato e sensuale, percorso da moderne inquietudini. All'Istituto, invece, si è riparlato, e a fondo, di Goldoni. C'erano studiosi italiani di prestigio, come Gianfranco Folena, vari italinisants della Sorbona e di Nanterre. Ma la parte del leone l'ha fatta il grande assente. monsieur Strehier. perché, gira rigira, si continuava a tornare allo choc della Trilogia. L'attore Jacques Seyres (che nello spettacolo recitava nel ruolo di Ferdinando, il parassita che osserva e giudica, impietoso, i frusti svaghi di quei borghesi in villa) ha raccontato, per la prima volta, come i -difficili- attori della Comédie avessero lavorato col regista: - C'è in lui. al tempo stesso, un grande rigore e un grande rispetto della libertà dell'attore. Su certe componenti del gioco scenico — ad esempio, le entrate e le uscite, il camminare, che nella febbrile agitazione delle Smanie sono importantissimi — è di una estrema puntigliosità, fa ripetere ore e ore. Ma poi è il primo a esultare quando un attore trova da sé un effetto felice. Ci avevano raccontato che era solipsista e tirannico. Non è affatto vero: c'era sempre dialogo tra noi e lui. Anzi, i soli piccoli screzi ci sono stati perché c'era troppa gente alle prove: e certi miei compagni erano abituati a lavorare a porte sbarrate-. Mentre Seyres parla, un piccolo drappello di giovani lo segue, dalle prime file, come abbacinato. Sono gli allievi del Liceo Italiano. Hanno visto lo spettacolo tre volte: -Due volte a teatro e una alla televisione. L'ultima matinée cadeva di domenica pomeriggio. Il secondo canale della Ortf ha deciso di sopprimere tutte le trasmissioni sportive per trasmettere integralmente dall'Odeon, in ripresa diretta, per quattro ore e mezzo filate, la Trilogia. Noi ragazzi ci aspettavamo l'indomani grandi proteste di quelli del calcio e del rugby. Invece non hanno detto niente. Si vede che è piaciuta anche a loro-. Guido Davico Bonino
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