Negri ipotizzò i sequestri di Agnelli, Fanfani, Viola?

Negri ipotizzò i sequestri di Agnelli, Fanfani, Viola? Negri ipotizzò i sequestri di Agnelli, Fanfani, Viola? (Segue dalla 1 ' pagina) va del 2 aprile scorso e uno di quella di Roma di due giorni dopo: «Enunciazioni ideologiche» varie di Toni Negri sarebbero «sostanzialmente riprese» in documenti, volantini delle Br. Il quarto elemento che il giudice romano accredita al docente è l'ormai nota registrazione della telefonata alla famiglia Moro: del quinto punto, si è già detto. Dopo Negri, il giudice Calogero ha interrogato l'altro ieri Ivo Gallimberti. poi Serafini. Carmela Di Rocco e Alisa Del Re. che è ricoverata nell'infermeria del carcere di Venezia per una broncopolmonite. I colloqui tra il giudice e gli accusati, nelle diverse prigioni del Veneto, sono continuati fino a notte, mentre in città non era ancora calata la tensione per il raduno degli autonomi. Si direbbe che il magistrato padovano sia particolarmente impegnato nel concludere questa prima fase dell'istruttoria per «passare la mano» alla magistratura di Roma, che accusa il professor Toni Negri di partecipazione al delitto Moro. Ieri si sono trovati di fronte a Pietro Calogero il prof. Emilio Vesce, direttore della rivista «Autonomia», il torinese Mario D'Almaviva. poi Benvegnù, il giornalista Giuseppe Nicotri, Oreste Scalzone e Lauso Zagato. Pare che il sostituto procuratore di Padova si sia limitato per il momento a contestare agli accusati le motivazioni degli ordini di cattura, riservandosi di tirar fuori dal cassetto per una seconda «tornata» di interrogatori, le prove che sostiene di avere a carico dei leaders di «Autonomia». Per tutti gli imputati sentiti dal giudice, gli avvocati difensori hanno ripetuto la richiesta di scarcerazione per «mancanza di indizi». Impegnato nel concludere la prima serie di interrogatori, Pietro Calogero non si vede mai. Può darsi che entro la fine della settimana, dopo un incontro con il procuratore della Repubblica, faccia qualche dichiarazione. Pare che. attraverso vari canali, il magistrato inquirente abbia fatto sapere di -essere soddisfatto dell'andamento degli interrogatori-. Intanto, dice qualcosa il procuratore della Repubblica dì Padova. Aldo Fais, che polemizza con il collegio di difesa a proposito dell'accusa di inconsistenza degli addebiti mossi ai quindici arrestati di Autonomia. «E' compito dell'avvocato difensore — dichiara Fais — svalorizzare gli elementi di prova contro il proprio assistito, e il modo migliore di farlo è quello di dire die non hanno valore di prova o che non esistono affatto-. Il procuratore dice che l'inchiesta «procede bene sotto la prospettiva della ricerca della verità-. Aggiunge: «Anche gli interrogatori proseguono secondo le nostre esigenze istruttorie. Fino a questo punto possiamo ritenerci soddisfatti del nostro lavoro-. E conclude affermando che se ne vedranno gli sviluppi. Intanto l'avvocato Giuseppe Di Lorenzo ha presentato alla pretura di Padova una denuncia in cui si fa l'ipotesi del reato di «omissione di atti d'ufficio- nei confronti degli inquirenti: questa azione giudiziaria riguarda alcune di¬ sposizioni previste dal regolamento carcerario. Alcuni imputati, sostiene il legale, non hanno avuto la facoltà di avvertire «persone di loro fiducia». L'avvocato Di Lorenzo ha anche inviato un telegramma di protesta al Presidente della Repubblica per il messaggio con cui Pertini ha elogiato i magistrati della procura della Repubblica padovana. Mentre il sostituto procuratore di Padova tira i fili di questa inquietante indagine, c'è una dichiarazione del preside della facoltà di Scienze politiche, che conta cinque tra gli arrestati, fra docenti e precari». Il Consiglio di facoltà ha tenuto stamane nella sede di via Del Santo un dibattito definito «franco e pacato». La riunione s'è conclusa con due mozioni. «Si auspi¬ ca — è scritto nella prima — che la magistratura faccia quanto prima luce su eventuali atti criminosi attuati o tentati dagli indiziati e che non si tragga occasione in alcun modo per operazioni di coartamento della libertà di ricerca, di dibattito e di espressione politica». Con il secondò documento, la facoltà padovana di Scienze politiche rivolge un pressante invito alla magistratura perché fornisca con la massima celerità e possibilmente tramite un processo per direttissima, dati di fatto, elementi probatori, notizie certe che facciano superare l'attuale incertezza in cui possono prosperare, invece, le illazioni e le supposizioni più varie, le strumentalizzazioni politiche di ogni tipo. g.m.

Luoghi citati: Padova, Roma, Veneto, Venezia