Un'accusa a Negri «Voleva far rapire Agnelli e Fanfani»

Un'accusa a Negri «Voleva far rapire Agnelli e Fanfani» Indiscrezioni sull'interrogatorio Un'accusa a Negri «Voleva far rapire Agnelli e Fanfani» a i e o DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PADOVA — Toni Negri aveva progettato il rapimento di Gianni Agnelli, Amintore Fanfani e del giudice Guido Viola? Pietro Calogero, il magistrato che conduce l'inchiesta sugli ideologi di Autonomia operaia, ha contestato al professore padovano anche questa accusa, durante il drammatico interrogatorio di lunedi scorso. Soltanto oggi siamo riusciti a conoscere un ampio riassunto del lungo verbale. Secondo il giudice, nel corso di riunioni di Potere operaio (al quale Negri apparteneva), furono discussi anche i sequestri di Ettore Amerio e di Idalgo Macchiarmi, poi realizzati dalle Brigate rosse. Il leader di Autonomia ha replicato, già era stato scritto, alle prime parole del magistrato con una secca dichiarazione: -Io sono disposto a rispondere a tutte le domande, purché si riferiscano a fatti-. Pietro Calogero ha replicato: -Le contesto le prove principali che io ho acquisito agli atti: la avverto che di elementi specifici dovrà rispondere in un successivo interrogatorio'. Poi, sempre secondo quanto si è riusciti ad apprendere, Calogero elenca a Toni Negri cinque elementi che egli ritiene probanti: prima di tutto l'appartenenza di Negri a Potere operaio. A questo punto il giudice comincia un lungo di scorso sulle origini e sull'atti vita di questo movimento del l'ultra-sinistra e si sofferma sulle teorie che l'hanno ispirato. Il secondo elemento che il magistrato contesta all'ideologo di Autonomia è questo: durante riunioni di aderenti a Potere operaio, sostiene Pietro Calogero, si discussero «azioni di lotta armata', tra le quali appunto il rapimento di Amintore Fanfani e di Gianni Agnelli, il sequestro del giudice milanese Guido Viola, i rapimenti di Ettore Amerio della Fiat a Torino e di Idalgo Macchiarini della Sit-Siemens di Milano: questi due ultimi progetti, precisa il giudice padovano, nacquero dentro l'area di Potere operaio e furono realizzati dalle Brigate rosse. Pietro Calogero, durante il tesissimo interrogatorio di Toni Negri, sostiene di avere qualcosa di più nel cassetto. -In base agli elementi agli atti- insiste nell'affermare che verso la metà del 1973 Negri -entra nella direzione strategica delle Brigate rosse, pur rimanendo nell'area di Potere operaio-. E ripete, il magi¬ strato padovano, che ciò è de-' sumibile -dagli elementi acquisiti agli atti-. Il difensore del leader di Autonomia, avvocato Francesco Piscopo, replica: -Ma insomma, ci dica quali sono questi atti di cui va parlando-. Ma non c'è risposta da parte del giudice. Cosi, l'interrogatorio va avanti con le contestazioni sommarie. Un altro aspetto che Calogero ritiene probante è che dal '74 ad oggi Toni Negri «non ha cambiato posizione-. E il magistrato di Padova espone la sua ultima contestazione nei confronti del leader degli «autonomi»: afferma che la -risoluzione strategica- della direzione delle Brigate rosse, datata nel febbraio dello scorso anno e fatta giungere ai giornali insieme con il quarto comunicato sulla prigionia di Aldo Moro, «riprende le tesi che Toni Negri ha espresso nel condurre il movimento dell'autonomia-. Così termina il colloquio tra il giudice padovano ed il docente di dottrina dello Stato, che torna momentaneamente nell'isolato carcere di Rovigo: pare che entro poche ore Toni Negri verrà trasferito a Roma, dove sarà «messo a disposizione» del consigliere istruttore Achille Gallucci. che ha spiccato un mandato di cattura a suo carico accusandolo di partecipazione alla vicenda Moro. Stando alle indiscrezioni, il mandato firmato dal consigliere istruttore di Roma a carico del professor Negri poggia su cinque punti: un rapporto della Digos di Padog.m. (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Luoghi citati: Milano, Padova, Roma, Rovigo, Torino