«Se non ha una doppia vita è solo un autore difficile» di Lietta Tornabuoni

«Se non ha una doppia vita è solo un autore difficile» Il direttore della Feltrinelli parla di Negri «Se non ha una doppia vita è solo un autore difficile» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Nella sua casa editrice, la Feltrinelli, alla colpevolezza di Toni Negri non credono. «Se fossi avvocato e dovessi difenderlo in tribuna-, le. farei una cosa sola: leggerei^alla giuria i suoi libri», dice direttore Giampiero Brega. «Sono libri complessi, macchi nosi. estremamente elaborati, di alto livello scientifico. Basterebbe leggerne una pagina per capire che a delinquere non possono istigare nessuno, che con la mano armata non c'entrano niente». Altrettanto incredulo, telefona da Parigi il filosofo Althusser: «Ma per quanto ne avrà? Perché dobbiamo cominciare...»: il seminario sul marxismo del professor Antonio Negri all'Ecole normale supérieure era previsto ai primi di maggio. Per la televisione. Negri è «12 capo storico e ideologico dell'autonomia operaia». Per la magistratura di Padova è imputato di insurrezione contro i poteri dello Stato, di attentato alla Costituzione, di associazione sovversiva, di concorso in formazione e partecipazione a banda armata, di legami strettissimi con le Brigate rosse, d'aver partecipato al rapimento e all'uccisione di Moro. E al di là. al di fuori di questo? Per i conoscenti. Antonio Negri è un professore universitario padovano magro, con gli occhiali e con tanti capelli, quarantaseienne d'educazione cattolica, ex dirigente dell'organizzazione degli universitari cattolici divenuto marxista, socialista e poi d'estrema sinistra. Uno che ha sempre la casa piena di gente, che una volta ha avuto noie con la giustizia (per un suo ospite con troppe carte d'identità, durante i falli di Bologna nel 1977) ed è andato assolto o i prosciolto. Uno che vive a Mi! lano in un bel palazzo del priI mo Novecento da cui dovrà andarsene per via dell'affitto fattosi troppo caro con l'equo canone: che si veste come capila e guida una vecchia Renault: che ama vivere bene, mangiare bene, e il vino va a ! cercarselo in Veneto nei posti I dove è cresciuto. Uno che I viaggia molto, che va molto d'accordo con la moglie Paola, professoressa insegnante adesso al corso delle 150 ore I dell'Alfa Romeo, e con i due I figli Anna e Francesco. Per gli estremisti dell'autonomia estremista, che da {tempo lo attaccano, è un baj rone rosso, una «talpa della carta», un «tipo da tavolino». Per gli studiosi marxisti stranieri è un collèga molto apprezzato: la Austin University l'ha invitalo a fare un semestre d'insegnamento in America: per l'università di Parigi ha tenuto quest'anno a Jussieu. nella sua materia che è la dottrina dello Stato, un corso sui Grundrisse. pubbli- cato ora in Francia e in via di pubblicazione in Italia con il titolo «Marx oltre Marx»; le sue opere sono tradotte negli Stati Uniti, in Germania. Francia. Portogallo e Spa- , ^™- tra 1 suoi allievi, quelli ^IL!0"^1.1;'!".'^^.?.": tati come Massimo Cacciari sono disseminali a insegnare nelle università straniere. Marazzi a New York. Cabrai a Oxford, altri a Brema. Per i suoi lettori italiani, che non sono molti (la tiratura media dei suoi libri è di 7-8000 copie, quella minima di 5000 copie) è un generoso poligrafo. Scrive moltissimo, saggi sulle riviste scientifiche, articoli per le pubblicazioni politiche militanti, soprattutto libri: e sono libri dalla stesura lunga e travagliata, centinaia di pagine elaborate, del tutto impraticabili come incitamento alla lotta violenta anche a causa dell'alta difficoltà di lettura. Dal 1970 ha scrino otto testi principali: .Descartes o della ragionevole ideologia», un'analisi del pensiero razionalistico francese; «Crisi dello Stato-piano»; «Crisi e organizzazione operaia»; «Proletari e Stato», la sua opera di diffusione più larga. 14 tesi economiche contro il compromesso storico: «Il dominio e il sabotaggio», un pamphlet d'occasione all'esplodere del dissenso giovanile nel 1977; «La forma Stato», uno studio sulla Costituzione italiana. E per il suo editore? «E' un intellettuale puro». dice Giampiero Brega. Tra i suoi temi prediletti, il «lavoro-zero», ossia il rifiuto del lavoro, i nuovi soggetti sociali, la fabbrica diffusa che è divenuta la società. E poi: «Negri rifiuta la nostra democrazia imperfetta, irrealizzata e decaduta, per ipotizzarne un'altra, per tentare di costruire un modello diverso. Il gusto della coerenza e del rigore, tipico dei migliori nella storia del pensiero, viene da lui portato all'assurdo, le sue idee si dilatano sino all'estremo limite, ed è giusto: anche in laboratorio si arriva a spaccare certi materiali per sperimentarne la consistenza e resistenza. Negri è il tipico intellettuale che ha un rapporto molto mediato con la realtà, che gioca con le idee: ma non con le armi, nè con gli esplosivi o le spranghe. Non tutti i teorici del gioco della guerra sono stati guerrafondai: al contrario-. Le imputazioni contestale a Negri stupiscono e indignano il suo editore: «Qui si fa risorgere il reato d'opinione, ci si butta alla ricerca del dissidente, si apre la strada a una verità di regime di fronte a cui le altre verità non hanno diritto d'esistere o diventano reato». A quanto ne sa. dice. Negri non svolge attività di organizzazione politica e tanto meno militare: «A meno che non abbia una doppia vita, non sia il dottor Jeckyll e anche mister Hyde». Lietta Tornabuoni