La ruota del pavone di Giovanni Arpino

La ruota del pavone La ruota del pavone C'è una malavoglia primaverile che dietro i germogli mette vermi. Il celebre verso d'un poeta italiano, «m'accori, dolente rinverdire», torna alla memoria come una condanna fisiologica. Di questa malavoglia, di questa sotterranea neghittosità, ci rendiamo conto sia leggendo le cronache che riferiscono d'un congresso di partito, sia osservando piccoli fatti quotidiani, anche banali e però traumatici. I lunghi applausi a Ingrao, ad Amendola, durante l'ultimo raduno comunista a Roma, sapevano di affetti quasi straziati, di nostalgie per lontani e ormai irrecuperabili «anni puri». La crudeltà del gioco politico d'oggi non lascia spazio ai moti del sentimento che anche in un uomo di partito ebbe valore. La tensione morale è un atto di volontà, che si offre a orecchi troppo assordati C'era, in tempi lontani, •una tristezza operaia che poteva tradursi solo in impegno politico», come fu scritto. Ma oggi la scacchiera impone di giocare con altri cavalli, altre torri. E il ricordo di quella sobria «tristezza» appartiene anch'esso a una primavera tardiva, impigrita, dubitosa. La gente preferisce la rissa, e anzi la trasforma in una sorta di faida personale o corporativa. Per il sindacalista Benvenuto è più facile colloquiare col chirurgo Stefanini in televisione che non alzare il dito davanti alla «hostess selvaggia». L'economista si affretta a sottoscrivere appelli a protezione della Banca d'Italia e dei suoi reggitori, ma così provoca altri irrigidimenti da parte di alcuni magistrati, che non vorranno certo perdere in tale braccio di ferro. A Londra il primo ministro, alla vigilia del voto che lo costrinse a dimettersi, asserì, con una frase che non sarebbe affatto dispiaciuta a Churchill: «Per la prima volta assistiamo a un fenomeno singolare: i tacchini fanno di tutto per anticipare il Natale che li vedrà sgozzati». E anche questo è un soprassalto dialettico della nostra primavera europea, che con tanti simboli e matitone ed emblemi si avvia al giugno elettorale. Stiamo facendo ruote d'amore, come accade ai pavoni negli zoo. Sono ruote di alta bellezza ornamentale, di impeccabile grazia geometrica, ma sempre pavoni (o tacchini) si resta: buoni per un fotocolor, assai meno buoni per dare un indirizzo alle nostre storie, alle vicende che ci schiacciano e. ci condizionano. Sonnolenti iddìi ingom-, brano i nostri poveri crani. I giovani invecchiano precocemente, e i più miti tra di loro risultano vittime di ragnatele burocratici'", di sistemi che ansimano. Un buon maestro, un buon guardiano di museo, un buon operato, un qualsiasi ventenne volonteroso debbono infrangere settemila barriere per approdare a un posticino. Vi arriveranno già stremati, e resi docili, ma anche induriti da nuovi timori, nuovi egoismi, altrettanto corporativi. Il «dolente rinverdire» si annida non solo nelle fogliatine che spuntano, ma negli atteggiamenti, nelle combriccole, nelle ghenghe governate da mille statuti diversi e spesso contraddittori. L'uomo non guarisce: si commuove per la foca bianca o il capodoglio che scompaiono, ma nei riguardi di se stesso rimane l'unico, vero, spasmodico teppista dell'universo. Terribile — quasi una condanna — è la mancanza di fantasia. La si voleva al potere, questa stessa fantasia, nel '68. Magnifico slogan, ma in quel '68 persero tutti, sia i pretendenti al gesto fantastico sia i difensori del grigio tradizionale. Anclie il termine fantasia è parola vuota se non la si sa riempire di «cose». Ripetiamo dunque il nostro naturale «rinverdire» con gesti vuoti, millantando «svolte». I politici conducono discorsi di tre ore intere per significare concetti riassumibili in dieci sillabe. Siamo uomini «a puntate», come i romanzoni considerati deteriori. Discutiamo di scienza sema tener conto dei pareri degli scienziati, ■così come i tifosi discutono idi pallone senza avere mai saputo toccarlo su un prato. La ruota del pavone continua, rende più leggiadro lo zoo: ma dura un attimo. Subito dopo, il povero pennuto torna ad apparire un animaletto qualunque, che trascina il suo luminoso tesoro per terra. Chi grida: il mio regno per un cav.illo? La storia dell'uomo tira tale quando una parola significava subito l'atto. D ''■ queste cose oggi ridiamo, e li risata è già bestemmia. La primavera continua a svg rireal sangue dell'uomo q nto il vivere sia difficile: è un sussurro troppo cato, non lo afferriamo % La ruota del pavone di Giovanni Arpino

Persone citate: Amendola, Churchill, Ingrao, Stefanini

Luoghi citati: Londra, Roma