1900 ANNI FA L'ERUZIONE DEL VESUVIO I ALLA VIGILIA DEL VOTO PER IL PRIMO PARLAMENTO EUROPEO

1900 ANNI FA L'ERUZIONE DEL VESUVIO I ALLA VIGILIA DEL VOTO PER IL PRIMO PARLAMENTO EUROPEO ALLA VIGILIA DEL VOTO PER IL PRIMO PARLAMENTO EUROPEO Gli inglesi sono ancora inglesi? Come l'Italia, l'Inghilterra sta cambiando -1 conservatori ammettono che, se Margaret Thatcher andrà al governo, lo dovrà «al picchettaggio e agli scioperi arroganti» - C'è chi teme un «fascismo di sinistra», chi una «dittatura di destra» - Ma è probabile che il Paese, dopo tensioni e scontri, riuscirà a salvare i suoi invidiabili istituti politici e i suoi costumi sociali DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LONDRA — Picket, dice il Concise of dietionary, ha, per primo significato, quello di «asta puntuta ficcata nel terreno ecc.»; per secondo significato, picket (anche piquet o picquet; vuol dire (nuli •drappello di soldati spedito a controllare il nemico ecc.., per terso (verbo al plurale •uomini disposti in gruppo o individualmente dai sindacati per dissuadere altri dal la-' vorare durante uno sciopero». / picchetti, nell'Inghilterra italianizzata di questi anni, sono l'anima militante delle Trade Unions. I conservatori ammettono che se Margaret Thatcher andrà a Douming' Street lo dovrà, .al picchettaggio duro ed aggressivo e agli scioperi arroganti», causa della ribellione antilaborìsta di un'Inghilterra «pacifica e sonnolenta, preda imbelle del sindacato». Questo è stato il linguaggio della grande stampa inglese per mesi e mesi, e ha certamente lasciato delle tracce, anche se non sappiamo quanto profonde. Può darsi che l'«Inghilterra dei picchetti» si ritrovi alle prossime elezioni tutta conservatrice. Può darsi invece, che le speranze tory vadano deluse, e questo non perché gli inglesi amino i conflitti sindacali, ma anzi perché molti temono che un governo duro conservatore, il quale tenti d'imporre una legge severa al sindacato, provocherebbe soltanto altri scontri. Ho parlato in queste settimane delle Trade Unions con molte persone esperte e intelligenti, e ho continuato a ricevere analisi e immagini contraddittorie, assolutamente inconciliabili le une con le altre. La destra estrema, in questo arco di opinioni è rappresentata da ex laboristi convertiti al « thatcherismom. Paul Johnson, che fu direttore del New Statesman, mi ha esposto minuziosamente la sua tesi che in Gran Bretagna stia crescendo, nel partito laborista e nelle Unions, una specie di «fascismo di sinistra» che potrà portare questo Paese al totalitarismo («può essere che io esageri, ammette, ma se è così è uno sbaglio nella giusta direzione»;. Johnson giudica che i sindacati e il partito laborista siano stati deliberatamente, «penetrati» da gruppi comunisti e ultracomunisti («è il' fatto più importante della vita politica inglese »); è convinto che la strapotenza del sindacato sia il risultato dei suoi privilegi legali, analoghi a quelli di cui godeva la Chiesa medioevale, e che soltanto l'abolizione di questi privilegi, o la loro limitazione per legge, per una rivolta della Camera dei Comuni, potrà ristabilire la giustizia. La legge inglese — spiega Johnson — consente al datore di lavoro, quando sia stato raggiunto un accordo col sindacato che impone il closed shop, cioè l'iscrizione di tutti i lavoratori al sindacato stesso, di licenziare senza indennizzo i lavoratori non iscrìtti Vi sono stati episodi di lavoratori espulsi dal sindacato (ad esempio, per avere sabotato uno sciopero) che sono stati perciò licenziati e che hanno trovato gravi difficoltà a occuparsi altrove. Questi sono casi infrequenti (in generale, chi si rifiuta, per ragioni di principio, d'iscriversi al sindacato, viene invitato a versare una somma equivalente alla tassa d'iscrizione a un istituto di beneficenza e la cosa finisce lì), ma che hanno suscitato molta indignazione. Johnson ritiene che questi privilegi ealtri ancora che pongono di fatto il sindacato «al di sopra della legge comune», rendendo/o 7ion perseguibile per danni in tribunale, dovranno essere aboliti regolamentando anche il picchettaggio. Sono queste le leggi che Margaret Thatcher, se vincerà le prossime elezioni promette d'imporre. Ma lo farà? Il suo 'ministro del Lavoro» nel governo-ombra, Prior, si è già pronunciato contro l'abolizione del closed shop; molti imprenditori lo preferiscono infatti a una ingovernabile frammentazione del corpo sindacale. In questa incertezza si riflette un problema di fondo della società democratica occidentale a economia mista. Essendo esclusa, in un ambiente libero e pluralista, quella irreggimentazione della classe operaia che è consentita ai regimi autoritari (fascisti o comunisti) s'impone una difficile alternativa. Se i sindacati sono deboli e divisi si finisce spesso per avere una conflittualità anarchica e distruttiva. Se invece il sindacato è potente e autorevole la conflittualità è più controllata; ma la stessa forza sindacale, assicurando ai lavoratori occupati alti salari e poco lavoro, può renderedifficile l'accumulazione e l'espansione produttiva e provocare alla fine una crisi dello sviluppo. Questa è, in fondo, la crisi inglese (e quella italiana): come si può uscirne? I laboristi anche i leaders dell'ala moderata socialdemocratica, come Callaghan, sostengono che la colpa principale di questa situazione non è del sindacato: è la logica del mondo moderno che impone al leader sindacale di fare una politica dura Essi sperano che si uscirà dalla crisi dando prova di spirito di conciliazione, con un «concordato» basato sul buon senso. Jack Jones, che è stato il grande leader delle Trade Unions fino al suo pensionamento, un anno fa (l'ho incontrato alla London School of Economics, della quale è ora fellow;, è sicuro che l'esperienza di questi anni d'intensi conflitti non sia stata vana: «Noi sindacalisti inglesi, mi dice, come quelli italiani, abbiamo dovuto fronteggiare una difficile crisi economica e abbiamo dovuto dar prova della nostra forza, dimostrare cioè che il sindacato non tradiva i lavoratori organizzati. Perciò abbiamo adottato atteggiamenti più combattivi. La gente spesso non capisce che il dirigente, prima di tutto, deve mantenere la fiducia dei lavoratori, per poterli guidare: non può fare di testa sua, deve persuadere. «E abbiamo avuto ragione di agire cosi, spiega Jones: le iscrizioni ai sindacati aumentano sempre, la gente che lavora sa che il sindacato la protegge. (In Gran Bretagna, come in Italia, la sinda-y calizzazione ha superato il 50%: la media più alta dell'Occidente, n.d.rj. Ma la nostra politica, come quella dei sindacati italiani, è oggi molto cambiata. Noi non diciamo più, come dicevamo, che i salari sono una variabile indipendente; riconosciamo che i salari influiscono sul movimento dei prezzi e su tutta l'economia e siamo disposti a tener conto, nelle nostre rivendicazioni, della situazione economica generale». Ma i conflitti di questo inverno, gli aumenti salariali del 14-15%, quando il governo proponeva il 5, non sono segno di «strapotenza sindacale»? «No, rispoTide Jones. Sbagliava il governo a proporre cosi poco. Non dimentichi che noi usciamo da una serie di anni in cui i salari reali sono diminuiti. Nel '75-'76 abbiamo avuto aumenti dei prezzi del 26 o 27%, contro aumenti salariali del 5 o 10%. Ancora nel '77 i prezzi sono saliti del 12 e i salari del 5. Abbiamo ricuperato terreno soltanto lo scorso anno e quest'anno, quando l'inflazione è scesa ali'8% e i salari aumentano del 14. In avvenire, purché non si voglia imporre per legge una politica salariale, che non è tollerabile per più di uno o due anni, si otterrà, con un concordato tra governo e parti sociali, una conflittualità moderata, che consenta di contenere i costi unitari del lavoro». Ascolto argomentazioni analoghe da Frank Chappel, segretario del sindacato degli elettrici, oggi leader del gruppo laborista moderato che, quasi venti anni fa, strappò con una dura battaglia questo sindacato ai comunisti che lo controllavano. Anche Chappel sostiene, con molte buone ragioni che in Gran Bretagna non sono alti i salari ma i costi unitari e che buona parte della responsabilità ricade su un'imprenditoria scadente e su une burocrazia pesan te e inefficien te. Ma nell'insieme Chappel è tanto pessimista quanto l'anziano Jack Jones è fiducioso. II più giovane dei due vede l'Inghilterra tutta in crisi; non teme uno scontro duro tra governo e sindacati anche se vincesse la Thatcher, perché è convinto che «alla fine i conservatori, per difendere i privilegi di casta, le loro RollsRoyce e le loro scuole private, scenderanno a patti, come hanno sempre fatto». Ma questo compromesso sociale, senza una forte guida politica, sindacale o imprenditoriale, non arresterà la decadenza produttiva che è ora mascherata dal petrolio del Mare del Nord, ma è destinata un giorno a esplodere in gravi conflitti Cosi se Paul Johnson teme che in fondo alla strada si sia un «fascismo di sinistra», Frank Chappel dice di temere una dittatura di destra. D'istinto, io sono convinto che sbaglino tutti e due, che questo Paese riuscirà cioè a salvare i suoi invidiabili istituti politici e costumi sociali, e che abbia quindi ragione il vecchio Jack Jones quando giudica che le tensioni e gli scontri di questi anni non siano stati invano, che tutti abbiano imparato qualcosa e che l'Inghilterra di domani spezzato il circolo chiuso della conflittualità e del sottosviluppo, ritroverà la sua serenità. Del resto, non posso, da italiano, non notare che rimangono vistose differenze negli stessi comportamenti sindacali Per esempio, è un fatto che l'alta conflittualità inglese del 1978-79 fa seguito ad anni nei quali una severa politica salariale imposta dal governo aveva fatto diminuire sensibilmente i salari reali riducendo così l'inflazione dal 27 all'8%. In Italia invece i salari reali sono aumentati anche negli anni in cui il pro¬ dotto nazionale diminuiva, e la nostra inflazione resta il doppio di quella inglese. Ancora: rimane vivo in Inghilterra il costume dell'arbitrato, con il quale si risolvono fastidiose vertenze e che sembra destinato a svilupparsi; così come si svilupperanno sicuramente i meccanismi di consultazione istituzionale tra governo, sindacati e imprenditori oggi voluti da tutte le parti sociali mentre in Italia sono tutt'alpiù subiti. Ma resta vero che, in un'Europa che ha vaste zone di stabilità sociale, l'Inghilterra è, con l'Italia, un'area di. alta tensione: tanto più sconcertante quanto più anomala nel settore geopolitico, centro-settentrionale, a cui questo Paese naturalmente appartiene. Quello che, mi sembra, Italia e Inghilterra hanno soprattutto in comune è la fluidità stessa della loro identità politica e sociale. Sono Paesi che cambiano, e nel momento di cambiare tutto appare incerto, tutto possibile. Parafrasando un libro famoso (The Engllsh, are they human?;, intitolerei oggi il capitolo inglese di un'inchiesta europea chiedendomi: The English. are they engllsh?, gli inglesi sono (ancora) inglesi? o stanno diventando • umani., e per ciò stesso cessando di essere inglesi? Venfanni fa, fors'anche dieci non mi sarei mai sognato di porre questa domanda, che oggi invece sento sollevare, in forme diverse, dagli stessi inglesi E' una domanda a cui io non ho risposta. Ho l'impressione che una risposta sicura non l'abbiano nemmeno gli inglesi Arrigo Levi" Margaret Thatcher assicura, se vincerà le elezioni, di abolire i «privilegi» del sindacato