Le lettere della domenica di Vittorio Gorresio

Le lettere della domenica Le lettere della domenica Illuminista senza illusioni Ho letto con vivo interesse l'articolo di Vittorio Gorresio su La Malfa, dal titolo: «Un illuminista, ma senza illusioni». Quel «ma» mi sembra di. troppo. Non credo infatti che si possa accreditare l'immagine di un illuminismo di per sé carico di illusioni, poiché tale concezione tende a ridurre la portata del pensiero illuministico e ne impedisce la piena comprensione. Semmai, si dovrebbe parlare di un «illuminismo critico», in opposizione a quell'illuminismo incapace storicamente di fare i conti con la realtà, che comunque non è l'illuminismo «tout court». Una seconda osservazione riguarda una delle componenti più importanti della politica lamalfiana, che Gorresio ha tralasciato: il rapporto di collaborazione con il gruppo del «Mondo» di Pannunzio che La Malfa mantenne sempre Inalterato. Egli stesso ha scritto: «L'ambiente del "Mondo" per me fu paragonabile alle esperienze vissute all'Enciclopedia, nella frequentazione del grupp. rodano, di Giustizia e Libertà e di casa Mattioli». A proposito di La Malfa, Gorresio cita «il pessimismo dell'intelligenza» di Gramsci: mi sembra indispensabile richiamare invece l'illuminismo senza illusioni, «ma» senza rassegnazione che fu di Mario Pannunzio e dei suoi amici. Pier Franco Quaglieni, Torino Non c'è molto da invidiare Noto che continuiamo ad augurare all'Italia di portarsi a «livelli europei», si tratti di economia, di cultura, di comportamenti civili, di organizzazione di servizi. Ma siamo proprio sicuri che si tratti di una meta positiva? A me pare che, ad eccezione del minor numero di sequestri e del valore del marco tedesco, per tutto il resto anche i Paesi europei non offrano motivi di invidia. Lino Martinelli, Como Allora Pacciardi aveva ragione? Nell'articolo «La finestra del Quirinale» del 23 marzo si auspica In sostanza una riforma costituzionale per cui il Presidente della Repubblica venga eletto a suffragio universale e diretto. Anni addietro, cosi si espresse pure un ottimo articolista del giornale: Nicola Adelfi. Allora, aveva dunque ragio- ne Randolfo Pacciardi quando negli Anni Sessanta usci dal partito repubblicano, non aderì al centrosinistra e con altre personalità fondò l'Unione democratica per la Nuova Repubblica, nel cui statuto veniva, per l'appunto, contemplata l'elezione del Capo dello Stato a suffragio popolare e diretto? Prof. Teresio Raineri Pinerolo (To) Il disordine e la grammatica Vorrei segnalare una citazione da Montaigne, che mi pare curiosamente attuale, con le opportune correzioni storiche: «La maggior parte delle occasioni di disordine nel mondo sono grammaticali: i nostri processi derivano da discussioni sull'interpretazione delle leggi, e la maggior parte delle guerre dall'impotenza di esprimere chiaramente i patti e le convenzioni nei trattati tra i re». G. Fumara, Messina Etichetta sbagliata per i detenuti Con molta amarezza ho letto, il 25 marzo, il servizio dal titolo: «I delinquenti rapinano e uccidono, poi si danno un'etichetta politica». Ancora più del titolo, e del contenuto dell'articolo, mi ha colpita e ferita, come cittadina democratica prima ancora che come segretaria della «Lega non violenta dei detenuti», la fotografia che sottolineava, peggiorandolo, il giudizio di valore contenuto nel drastico titolo di cui sopra. La foto mostrava alcuni detenuti sui tetti nell'atto di protestare per la mancata applicazione della legge 354 o legge di riforma carceraria, e di issare un cartello con la scritta «Riforma carceraria», appunto. Che cos'è autorizzato a pensare, in base al suddetto titolo ed alla suddetta foto, l'uomo della strada che ignora la reale drammaticità dei problemi carcerari specifici? Che sia proprio la legge di riforma carceraria queir «etichetta politica» di cui i «delinquenti» si avvalgono per le loro azioni delittuose, e che quindi la legge 354, varata dal Parlamento della Repubblica italiana, sia una legge criminogena. Evidente mi sembra la mistificazione politica legata all'immagine ed alle parole accostate arbitrariamente: nulla, infatti, ha a che vedere la riforma carceraria (elementare cerniera di diritti civili, umani e costituzionali, e per giunta disattesa negli articoli più importanti e vitali) con 1'«etichetta» politica di cui si parla nel servizio e riferita evidentemente alle mille e una denominazione dei gruppi terroristici. Semmai, potremmo a buon diritto dire che proprio la mancata applicazione della legge di riforma penitenziaria ha portato a tanti guasti nel tessuto carcerario ed è stato un sicuro elemento criminogeno e patologico, alimentando disfunzioni e tensioni nelle carceri. Giuliana Cabrini, segr. naz. Lega non violenta dei detenuti Se gli applausi sono troppi La polemica sul Teatro Regio di Torino mi ha molto divertito e mi ha fatto rievocare 1 vecchi tempi della gran passione scaligera. Non voglio entrare nel merito del contendere, avendolo già fatto in tanti; mi accontento di fare un appunto al pubblico e, per quel che gli compete, al responsabili del Teatro. Ho assistito ad alcune rappresentazioni al Regio, ma sono rimasto profondamente stupito per l'inciviltà degli spettatori. In sintesi: gli applausi, spesso a casaccio, interrompono l'orchestra e l'azione scenica; quando non si applaude, si chiacchiera tranquillamente; tutti i gradini e i passaggi sono occupati, per cui pare di trovarsi in un accampamento. Gli spettacoli sono divertimento, cultura, educazione musicale: il silenzio rigoroso non è un artificio, ma un atto di civiltà, di rispetto e di intelligenza. Luigi Gazsola, Milano Alla fame provvedano altri Nelle iniziative dedicate all'«anno del bambino» sembra prevalere l'attenzione alla fame che pesa su milioni di persone fin dalla nascita. Di qui le varie proposte affinché governi nazionali e locali stanzino somme di denaro a favore di queste popolazioni. Nulla da eccepire sugli eventuali aiuti pubblici, ma a me il chiedere, a volte anche in modo arrogante, che siano «altri» a fare atti di solidarietà verso 11 prossimo fa sempre una brutta impressione. Perché non si sollecita in¬ vece l'individuo, ciascuno di noi, a fare ciò che può? Certo, suscita più clamore predicare agli impersonali apparati burocratici; costa un po' di più ed è meno spettacolare sacrificare qualcosa dalle nostre tasche o dai nostri comodi. E forse è per questo che si passa indifferenti accanto alla «fame», materiale o morale, del nostro vicino. Maria Petra, Cagliari «Pianser li figli le colpe dei padri» Disse il più Illustre ospite di Verona: «Già molte fiate pianser li figli le colpe del padri». Dire di ciò al signor Pannella e al professionisti della beneficenza sarebbe flato sprecato, ma se quello 0,X del reddito nazionale lordo (al netto?) chiesto per la fame nel mondo dovesse servire per sterilizzare quei «padri», cioè 1 fabbricanti di affamati, ad incominciare da quelli di casa nostra, ben venga la legge. Bertoldo Marco, Verona Senilmente invaghito d'una regina Cosi Carducci, secondo Buzzolan, a 43 anni sarebbe stato «senilmente invaghito» della regina, alla quale scrisse la famigerata ode. A che età ci è permesso «invaghirci» non senilmente? Manuel Sole, Roma Gli animali non votano, noi sì I nostri governanti si appresterebbero ad abolire la centenaria istituzione della Protezione animali, che ebbe origine a Torino ad opera di Giuseppe Garibaldi. Certo, tra centinaia di enti veramente inutili e mangla-miliardl, la Protezione animali, — che non costa nulla allo Stato — è un ente scomodo che mal figura. La sua abolizione deluderà chi, quando quasi più nessuno serve un ideale senza tornaconto, ha scelto la causa protezionista. Inoltre, in mancanza delle volontarie guardie zoofile, 11 «113», i commissariati di Ps e le stazioni dei carabinieri riceverebbero centinaia di richieste d'Intervento per reati a danno di animali, per bracconaggio, per trarre in salvo cani e gatti eccetera, venendo cosi distolti dai loro primari compiti istituzionali. Se è pur vero che gli animali non votano, votano però protezionisti e zoofili, che pr> trebberò rispondere con un'astensione o un voto di protesta. Gruppo giovanile Enpa Torino Il gioco dei perché parlando di caccia Alla lettera «Degradata a suolo lunare», del 25 marzo, rispondo cosi: è altrettanto strano che i paladini della caccia ignorino che i contadini sono costretti all'uso di antiparassitari, chimici In particolare, per arginare l'Invasione di bruchi di ogni genere, che invadono e distruggono le colture. Perché? Perché non ci sono più uccelli per distruggerli, naturalmente e gratuitamente. E sa perché non ci sono più uccelli? Oscar Bo, Torino Fa sciopero il proprietario Dopo il varo della legge sull'equo canone mi son detto: finalmente il mercato degli affitti si rimetterà In movimento. Dopo un palo di mesi tutto era ancora fermo e ho pensato: ci vorrà un periodo di assestamento, ma poi 11 giro riprenderà. A muoversi invece sono stati i pretori anche se i loro interventi, come leggo sul giornale, non sembrano ineccepibili dal punto di vista del diritto. Sta di fatto che ora comincio a convincermi che, se i proprietari non vogliono dare in affitto gli alloggi e preferiscono venderli o tenerli vuoti, non c'è santo che possa far qualcosa. E questo mi spaventa sul piano pratico, perché ho bisogno di cambiar casa, e sul piano generale: il blocco del mercato degli affitti è un'arma molto potente che mi pare paragonabile a scioperi nei servizi pubblici prolungati a tempo indefinito. G. Boieri, Novara Corrispondenza con il ministro Sono un ex macchinista delle Ferrovie dello Stato, in pensione dal 20 marzo 1955, dopo quaranta anni di servizio. La sera del 20 ottobre 78, alla televisione ho sentito il ministro Scotti dire che aveva in programma un nuovo decreto legge che avrebbe portato da dodici a diciassette milioni e mezzo la pensione degli statali. Poiché il ministro affermò che coloro che avessero voluto un chiarimento avrebbero potuto scrivergli, assicurando che avrebbe risposto, gli ho scritto la mattina dopo ricordandogli che la mia pensione, dopo una lenta rivalutazione, è di lire 4 milioni 891.000 annue; e che lo pure, come altri nelle mie condizioni, devo anche mangiare, dopo aver pagato tasse, luce, gas eccetera. Son passati quattro mesi e io sono ancora in attesa della risposta. Enrico Cardinali, Pescara Senza entusiasmo meno profitti Sono d'accordo con quel lettore che denuncia la delusione di chi ama il proprio lavoro e vede invece un appiattimento generale di ogni stimolo, per cui si è costretti a lavorare con l'unica motivazione della necessità dello stipendio fletterà «Pensione o li berazlone» del 25 marzo). C'è però un aspetto di questa realtà cosi diffusa che non so spiegarmi: l'azienda, per sua natura, dovrebbe desiderare 11 massimo e 11 meglio dal suoi dipendenti; con quali vantaggi, allora, applica una politica del personale che soffoca gli entusiasmi e una partecipazione più attiva, e quindi più produttiva? Non è una contraddizione? Mi pare meno misterioso l'atteggiamento dei sindacati: passati dalle rivendicano ni quasi esclusivamente economiche alle pressioni di tipo politico, probabilmente hanno più spazio con una «base» delusa e indifferente. Giuseppe Carli, Trieste Tanti osanna per Bankitalia Bellissima la campagna di osanna per la Banca d'Italia: finalmente un'Istituzione perfetta, onesta, efficiente guidata da uomini infallibili. Per fortuna i lettori non sono privi di capacità critica e rido cono questo trionfalismo a più obiettive proporzioni, sen. za togliere meriti a nessuno. Ma 11 tutto mi suggerisce alcune domande. Solo ora si ricorda il diritto-dovere della «presunzione di innocenza» verso gli Imputati, fino alla sentenza? Che l'Intervento del magistrato possa anche essere conseguenza diretta o Indiretta di una manovra politica e/o giornalistica è un dato obiettivo, anche se spiacevole: ma perché questa ipotesi viene considerata solo In certi casi e non In altri? Franco Colombi Milano Otto poliziotti per una bimba Sabato 24 marzo eravamo riuniti in casa di parenti, in tutto dieci persone, tra cui una signora separata dal marito Insieme con la sua bambina di otto anni. L'ex marito, forte della sentenza a suo favore, sapendo che la figlia si trovava in nostra compagnia, non ha esitato a chiamare il 113. Cosi ci vediamo arrivare due auto con otto poliziotti, 1 quali senza tanti complimenti e con tono autoritario hanno Imposto alla madre la consegna della bambina (la sua •colpa» era di aver tardato di qualche ora a riportarla al padre). SI può facilmente immaginare il disagio nostro, lo spavento dei bambini presenti, il pianto della piccola interessata, la curiosità dei vicini. Mio marito, che timidamente cercava di spiegare che nessuno aveva intenzione di sottrarre la bimba al padre, è stato zittito In modo cosi perentorio che mia figlia di 14 anni si è sentita male. E io, con tanta rabbia in corpo, ho dovuto spiegarle che il maresciallo faceva 11 suo dovere. E' con questo comportamento che si tutelano 1 minori? Se l'Intervento era proprio necessario, avrebbero potuto mandare un'assistente sociale, che avrebbe appianato le cose con tatto. Quello che ho visto sul viso della bimba mi rimarrà sempre impresso: terrore per gli agenti, per gli urli del padre in strada; l'unica che non ha perso la testa è stata la madre che con 11 suo comportamento civile è riuscita a calmarla. E noi, onesti cittadini in casa di un onestissimo pensionato, che impressione possla mo trarne? Visto che non dovevano arrestare nessun delinquente, potevano agire con più accortezza e umanità. Carla Fontanone, Torino Giocatori in compra-vendita Non approvo la compravendita di giocatori di calcio a suon di miliardi, ma non approverei neppure che le loro prestazioni fornissero miliardi ad altri senza che essi ne traessero vantaggi. Tuttavia, negli articoli sull'eventuale asta per Paolo Rossi trovo un fondo moralistico un po' contraddittorio: come si fa a parlare di uno «stile» della Juventus in queste faccende, uno stile di avvedutezza e risparmio, dimenticando 11 non dimenticato acquisto di Virdis. anche quello a suon di miliardi e non certo oculato? Luciano Fabris, Vicenza