L'intervista di Baffi sull'Italia e sullo Sme

L'intervista di Baffi sull'Italia e sullo Sme L'intervista di Baffi sull'Italia e sullo Sme Secondo il governatore delia Banca d'Italia la partecipazione al sistema monetario è coerente con la strategia di crescita stabile (Continua da pag. I) nello sciogliere quei nodi che impediscono la ripresa di un processo stabile — e quindi non inflazionistico — di accumulazione e di sviluppo. «Ma appunto l'esistenza di fattori interni di rigidità (essenzialmente nei riguardi del costo del lavoro e del disavanzo corrente del settore pubblico) richiede quegli elementi di gradualità e flessibilità nel processo di irrigidimento dei cambi, per cui ci siamo battuti in sede di definizione dello Sme e che crediamo di avere in larga misura acquisiti, anche se speriamo di dovercene valere solo raramente e in modo ordinato». Ritiene che i meccanismi di credito predisposti dal nuovo sistema monetario europeo siano sufficienti per dissuadere la speculazione? «SI. se a livello dei singoli paesi della Comunità si assisterà ad una graduale, ma progressiva convergenza delle variabili economiche di' fondo». . Sono noti i suoi timori che nello Sme i riallineamenti possano essere effettuati soprattutto per 11 tramite di svalutazioni delle monete deboli. Crede lei che sia stato fatto tutto il possibile per evitare una tale eventualità? Ritiene che la Comunità debba definire ancora meglio la sua strategia nei riguardi del dollaro e con quali mezzi? «Pur essendo convinti del fatto che la chiusura del ventaglio dei tassi di inflazione dovrà essere fatta verso il basso, riteniamo che la durevolezza del nuovo sistema monetario europeo dipenderà in larga misura da una effettiva simmetria di obbligazioni fra forti e deboli. Per questo abbiamo sollecitato nelle trattative una rigorosa definizione degli obblighi del Paese divergente e un trattamento particolare dei debitori involontari, il mantenimento ai fini del calcolo della divergenza della lira sterlina nel paniere, la definizione di una strategia nei confronti del dollaro. «Ove il movimento di riflusso dal dollaro connesso all'intensificarsi del processo di diversificazione dei portafogli in valuta delle autorità e dei privati dovesse continuare, la domanda di valuteriserva alternative tenderebbe presumibilmente a concentrarsi sulle monete europee più forti. Queste, a loro volta, in assenza di una politica concertata a livello europeo verso il dollaro e di una effettiva simmetria nell'accettazione delle conseguenze degli interventi, trascinerebbero verso l'alto il paniere Ecu ad una velocità che potrebbe rivelarsi difficilmente sostenibile per le meno forti. «Proprio la necessità di evitare che il problema del dollaro possa accentuarsi e rappresentare un elemento disgregatore per lo Sme richiede di accelerare il processo di reale convergenza monetaria in Europa. E' molto importante a questo riguardo aver ottenuto dai nostri associati l'impegno a considerare i primi mesi di attuazione dello Sme come un periodo di sperimentazione, che metterà capo ad una revisione delle regole operative. Ed è importante che il presidente del Consiglio italiano abbia avuto le assicurazioni di cui ha dato comunicazione al Parlamento il 12 dicembre "nel senso che il nostro Paese non sarà chiamato a subire un sensibile apprezzamento del cambio medio effettivo della lira, soprattutto ove ciò derivasse da spostamenti di fondi verso i poli di maggior forza monetaria in Europa, dovuti a movimenti speculativi contro monete terze". «Come dimostra la recente controversia franco-tedesca sui montanti compensativi, un problema che si porrà in occasione dei riallineamenti delle parità di cambio sarà quello di decidere in quale misura comparativa i mutamenti dei cambi dovranno realizzarsi per via di svalutazioni e per via di rivalutazioni (in termini di Ecu). La rivalutazione di una moneta comporta infatti la riduzione dei prezzi agricoli regolamentati, politicamente assai difficile, nel Paese che rivaluta, o la creazione di un montante compensativo. I paesi a moneta forte insisteranno che i riallineamenti delle parità si facciano per via di svalutazione delle monete deboli. L'esistenza di un mercato agricolo regolamentato aggiunge quindi difficoltà alla vita dello Sme» La lira nello Sme, secondo quanto da lei recentemente detto, «entra benissimo». Prevede che nel 1979 possa ripetersi l'attivo di bilancia dei pagamenti, come nello scorso anno? «Ho recentemente affermato che "nel sistema mone-, tario europeo la lira entra as¬ sai ben difesa. L'avanzo della bilancia dei pagamenti è larghissimo, le riserve valutarie elevate, il credito internazionale dell'Italia ristabilito e l'offerta di prestiti insistente". «Alla fine del 1975 la banca centrale aveva debiti verso l'estero per 6.3 miliardi di dollari, mentre le valute convertibili di cui disponeva erano ridotte a 1,2 miliardi. Il 1978 si è chiuso con un debito inferiore ai 3 miliardi di dollari e con valute convertibili superiori ai 10 miliardi (salite ancora a circa Ila fine febbraio 1979). L'indebitamento netto a breve termine delle banche italiane sull'estero, pari a 0,7 miliardi di dollari alla fine del 1975, dopo essere salito fino ad una punta di 6.5 miliardi al luglio 1977, ha preso a scendere attestandosi, a fine gennaio, a circa 5.9 miliardi. Ma a rafforzare la posizione valutaria del Paese non è stata solo la capacità di attrarre movimenti di capitali verso l'Italia della quale hanno dato prova le banche italiane; è stato soprattutto il miglioramento delle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Le. imprese italiane, e particolarmente quelle di medie e piccole dimensioni, hanno mostrato una forza di penetrazione sui mercati internazionali che ricorda gli anni migliori del nostro sviluppo economico. Vi sono anche segni di una accresciuta attitudine ad economizzare le scorte di materie prime per certi livelli di produzione. «Il 1978 è stato, sotto questo profilo, un anno particolarmente favorevole per il cooperare di diversi fattori: margini di competitività ancora buoni, assenza di importanti rinnovi contrattuali' e dunque di troppo forti spinte dal lato dei costi, livello basso della domanda interna, ragioni di scambio favorevoli nei rapporti con i fornitori di materie prime. Per il 1979 si deve prevedere, e in un certo senso sperare, una configurazione in parte diversa. La crescita della domanda interna dovrebbe essere più forte e cosi quella delle importazioni soprattutto se, tra le componenti della domanda interna, gli investimenti rappresenteranno il fattore più espansivo. Tanto più necessario sarà allora il mantenimento di una dinamica dei costi interni coerente con la necessità di un flusso adeguato di esportazioni. «Le previsioni del programma triennale recentemente presentato dal Governo sono basate sull'ipotesi che. nonostante il prossimo rinnovo di gran parte dei contratti di lavoro, resti invariato nell'industria il costo del lavoro per ora lavorata in termini reali. Anche in questa ipotesi, per la cui realizzazione occorrerà da parte di tutti forte consapevolezza delle compatibilità economiche e finanziarie, si prevede che il saldo attivo della bilancia dei pagamenti del 1979 si riduca a poco più della metà di quella del 1978. Negli anni successivi, se la crescita del prodotto interno lordo si manterrà su un tasso del 4 per cento circa e se si realizzerà un aumento della quota degli investimenti nella domanda interna, l'avanzo esterno tenderà gradualmente ad annullarsi». Negli ultimi tempi i tassi di interesse sui mercati esteri hanno iniziato nuovamente a salire. Pensa che l'Italia possa essere costretta a seguire questa tendenza? «Negli ultimi tempi il rialzo dei tassi di interesse sui mer¬ cati internazionali ha pressoché interamente annullato il differenziale esistente con i tassi interni. Nell'aprile 1978. il rendimento nominale dei buoni ordinari del Tesoro semestrali superava di 4,6 punti il tasso a sei mesi sul mercato dell'eurodollaro. Nel corso dell'ultima settimana di febbraio, questa differenza era di appena 0,6 punti. E' vero anche che il tasso di inflazione negli Stati Uniti è 'oggi assai più prossimo a quello italiano che all'inizio del 1978, ma ciò non è sufficiente a compensare del tutto il mutamento delle posizioni relative. Ne risulta at-t tenuata, per 1 capitali in cerca di investimento sul mercato internazionale, la spinta a dirigersi verso l'Italia. D'altra parte anche nelle ultime settimane l'afflusso di valuta al nostro Paese è stato abbondante, né va trascurato il pericolo di ostacolare, proprio nel momento in cui si sta rafforzando, una ripresa produttiva che consente alle imprese guadagni di produttività ed è pertanto benefica sul fronte stesso dell'inflazione. La politica dei tassi dovrà trovare un compromesso soddisfacente tra queste esigenze in parte contrastanti». Lo Sme accresce l'urgenza di affrontare i nodi della situazione italiana, ossia la dimensione del disavanzo pubblico e la dinamica dei redditi in moneta. L'azione del governo, secondo lei, cosi come si è finora articolata, è sufficiente per riportare nel circolo virtuoso l'economia italiana? «L'urgenza di affrontare i nodi della situazione italiana non è nata con l'adesione allo Sme: essa è stata avvertita in misura crescente fino dalla seconda metà del 1976. Alcune azioni compiute hanno permesso un notevole miglioramento della situazione monetaria negli ultimi due^ anni. Il miglioramento rimarrà precario finché non verranno superati in modo più duraturo gli ostacoli che in questi anni hanno impedito una crescita stabile. Il primo di questi ostacoli si localizza nella finanza pubblica ed è rappresentato dal livello elevato del disavanzo e da una composizione della spesa nella quale troppo bassa è la quota degli investimenti pubblici. Il secondo è rappresentato da una dinamica del costo del lavoro che dal 1973 ■ad oggi ha ecceduto largamente (soprattutto in termini nominali) quella propria di altri Paesi industriali ed ha impedito una creazione di posti di lavoro sufficienti. «Negli ultimi sei mesi l'azione del Governo si è indirizzata a questi obiettivi sia ,con la presentazione, a fine agosto, del documento Pandolfi, sia con la legge finanziaria sul 1979, sia, più recentemente, con la presentazione del programma triennale. In quest'ultimo vengono indicate le condizioni e le politiche necessarie per affrontare i nodi della situazione italiana: da un lato un'espansione degli investimenti pubblici che sia accompagnata da una diminuzione del rapporto tra disavanzo corrente della pubblica amministrazione e prodotto interno lordo; dall'altra una sosta nella crescita dei salari reali, in un contesto non inflazionistico. Questi sono i due momenti complementari di una strategia di crescita stabile. La partecipazione allo Sme è coerente con questa strategia». Intervista di Giinther Depas

Persone citate: Baffi, Pandolfi

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti