Italia e Sme

Italia e Sme INTERVISTA A PAOLO BAFFI Italia e Sme Il governatore della Banca d'Italia esamina i problemi attuali e futuri del sistema monetario - Rapporto diffìcile fra cambi fluttuanti e restrizioni commerciali Paolo Baffi è governatore della Banca d'Italia dal 1975, dopo esserne stato per 15 anni direttóre generale. Come rappresentante del governo e della banca centrale italiana ha ricoperto numerosi incarichi nei principali organismi finanziari internazionali. Per i contributi da lui forniti alla scienza economica, è considerato uno dei maggiori esperti mondiali soprattutto nel campo della politica monetaria, di cui è professore alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Roma. Baffi è socio dell'Accademia nazionale dei Lincei. Nei lavori preparatori per l'avvio del nuovo sistema monetario europeo ha svolto un ruolo di primo piano sia come negoziatore dell'ingresso dell'Italia sia per la predisposizione degli strumenti tecnici di funzionamento dello Sme. Nell'intervista che ha rilasciato ad «Europa», il governatore della Banca d'Italia tocca una serie di punti essenziali: Ola politica agricola comune, in assenza dei montanti compensativi, comporta riduzioni di prezzi regolamentati nei Paesi che rivalutano: operazione politicamente impossibile. Questa necessità si evita solo con una convergenza di politiche economiche e monetarie che eviti, o distanzi molto nel tempo, i riallineamenti monetari. ©in difetto di convergenza, i cambi rigidi cesserebbero con tempo di rispecchiare i valori relativi delle monete in termini di potere d'acquisto e di competitività. Ne nascerebbero tensioni sulla bilancia dei pagamenti e la tentazione di trattarle con il protezionismo. Dal male del cambio fluttuante si cadrebbe in quello peggiore delle restrizioni commerciali. ©la frequenza degli scatti della scala mobile accelera l'inflazione in tutta la misura necessaria ad assorbire il potere d'acquisto monetario eccedente messo in circolazione. Si ritorce quindi.r.ontro i prestatori d'opera perché: primo, riconduce alfingiù il potere reale di spesa; secondo, falcidia i risparmi; terzo, crea un'incertezza nel clima monetario che deprime l'investimento; ultimo, sposta l'attenzione della classe politica dallo sviluppo alle crisi monetarie e del cambio, generando fasi di restrizione e arresti della crescita economica. Signor Governatore, il governo italiano ha faticato non poco prima di esprimere l'assenso definitivo in favore dell'ingresso della lira nello Sme. Quali sono i fattori che hanno maggiormente contribuito ad alimentare le perplessità italiane sia nei confronti del metodo della trattativa, sia per quanto riguarda il contenuto degli accordi raggiunti? «Il Governo italiano aveva' dato, dopo Brema, una piena adesione di principio al progetto di creare una zona di stabilità monetaria in Europa. Si era. tuttavia, consapevoli delle difficoltà che si sarebbero incontrate nella definizione tecnica di un sistema in grado di assicurare il funzionamento di accordi di cambio di qualche severità tra economie ancora assai diversificate sotto il profilo monetario, senza richiedere alle economie più forti un grado di inflazione e alle più deboli un grado di compressione della domanda, non coerenti con il sistema di obiettivi che ciascun Paese si pone in termini di stabilità e sviluppo. Le incertezze e le contraddizioni dell'Allegato tecnico al comunicato di Brema hanno comportato un affastellamento di problemi che non è stato possibile risolvere prima del vertice di Bruxelles, nonostante il ritmo incalzante della trattativa internazionale a livello di Comitato dei Governatori, Comitato Monetario, Comitato di Politica Economica e Consiglio Economia e Finanze. ..Nei riguardi della realizzazione dei vari punti concordati a Brema, la posizione quale si presentava dopo l'Ecofin del 20 novembre era all'incirca la seguente: la condizione di realizzare un sistema altrettanto stretto quanto il serpente sembrava avviata a realizzarsi articolando il nuovo sistema su tre elementi: la sussistenza del serpente; la creazione di una fascia allargata nella quale avrebbero potuto inserirsi i Paesi con moneta fluttuante; l'utilizzo di un indicatore di divergenza basato sulla definizione di un paniere di monete comunitarie da usa- re come numerario del sistema. «L'assegnazione di un valore operativo alla divergenza comportava l'obbligo per il Paese divergente di intervenire in acquisto (o in vendita) sul mercato dei cambi, e la definizione di qualche agevolazione per i debitori involontari a carico dei quali si sarebbero formati questi accumuli di valute. All'Ecofin l'opinione di maggioranza aveva definito questo obbligo di intervento come una regola, o una forte presunzione soggetta ad eccezioni da giustificare da parte del Paese divergente verso l'alto: la questione del trattamento dei crediti sorgenti a carico del debitore involontario era stata rimessa ai Capi di Stato e di Governo. «Su entrambi questi punti il Consiglio Europeo non ha realizzato progressi per la resistenza dei Paesi a moneta forte: alla formula della "eccezionalità" essendosi sostituita quella delle "speciali circostanze" e la definizione del trattamento del debitore involontario essendo stata rinviata di sei mesi. «Anche l'attuazione con- creta di una coordinazione delle politiche di cambio nei confronti di terzi Paesi, specialmente importante in vista della crisi del dollaro e dell'ampiezza potenziale dei movimenti di fondi tra l'area del dollaro e l'Europa, è rimasta ferma agli enunciati di Brema, senza che abbiano trovato definizione le conseguenti linee operative. «Per quanto riguarda le «misure economiche parallele», le richieste italiane — chiaramente delineate nei lavori preparatori del vertice — si imperniavano sulla necessità che ai Paesi meno prosperi andasse un aiuto sostanziale (come riconosciuto a Brema) della Comunità per poter superare, integrando le necessarie politiche economiche interne. Ir difficoltà che essi avrebbero incontrato per l'adesione allo Sme. Lo spirito di queste richieste era quello di inserire nella politica comunitaria, in analogia con quanto avviene a livello nazionale, l'obiettivo di redistribuzione delle risorse quale nuovo elemento nella gestione del Bilancio comunitario; principio attualmente assente come è dimostrato dal fatto che la presente gestione ha sotto questo profilo effetti sostanzialmente perversi. «Anche nel campo delle misure parallele sembra dunque potersi rilevare nelle conclusioni di Bruxelles un certo arretramento rispetto a Brema. «La pausa di riflessione chiesta dal Governo italiano prima dell'adesione è sorta quindi dall'esigenza di valutare attentamente i vari elementi dell'accordo emerso a Bruxelles e dall'opportunità ;di ottenere alcune garanzie ed assicurazioni dai nostri partners. sulle quali mi soffermerò nelle successive risposte». Ritiene che il modo con cui è stato congegnato lo Sme sia in linea con gli sforzi del governo italiano per raggiungere un più alto tasso di crescita del sistema? La lotta contro l'inflazione non peserà troppo sullo sviluppo? «Inflazione e sviluppo non sono complementari: soltanto nel caso in cui un'inflazione da costi sia combattuta con il solo strumento monetario, senza il concorso di adeguate politiche fiscali e dei redditi, si può avere nel breve periodo un effetto di rallentamento dello sviluppo. L'obiettivo fondamentale del programma triennale del Governo italiano consiste (Segue a pag. Ili)

Persone citate: Baffi, Brema, Paolo Baffi, Paolo Baffi Italia

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia