Scomparso nel nulla lo svedese arrestato per ordine di Stalin

Scomparso nel nulla lo svedese arrestato per ordine di Stalin STOCCOLMA CERCA LA VERITÀ' SUL «CASO WALLENBERG» Scomparso nel nulla lo svedese arrestato per ordine di Stalin STOCCOLMA — Crisi economiche o di governo, centrali nucleari e difesa dell'ambiente a parte, nulla interessa di più gli svedesi che la sorte di un loro diplomatico arrestato dai sovietici nel 1945. dichiarato morto in carcere dal Cremlino ma che tutti, dai parenti al ministero degli Esteri, dagli amici all'opinione pubblica, credono ancora in vita in un campo di concentramento, come hanno più volte assicurato ex prigionieri di ogni nazionalità. In Svezia la famiglia più famosa, più ricca e più importante nel campo industriale, commerciale e finanziario si chiama Wallenberg. Un membro di questa famiglia. Raoul, nato nel 1912. ottenuta la laurea in architettura fu inviato in diverse parti del mondo per acquisire esperienza nei campi più disparati. Durante i suoi soggiorni negli Stati Uniti e in Australia ebbe occasione di fare amicizia con molte famiglie ebree e quando tornò in Svezia nel 1935 prese a occuparsi seriamente di problemi ebraici. Invece di seguire le orme del padre e dei fratelli nel campo bancario fece domanda per essere assunto dal ministero degli Esteri: dopo una rapida carriera, fu nominato segretario d'ambasciata e all'inizio della guerra inviato presso le legazioni svedesi di Praga e Budapest con l'incarico, tra l'altro, di seguire attentamente le persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei. Aiuti agli ebrei Raoul Wallenberg. uomo in genere piuttosto timido, resosi conto della situazione, prese a sviluppare una attività febbrile e imponente: contattate famiglie ebree specialmente quelle con bambini in tenera età. organizzò il loro espatrio verso la Svezia. Fattosi ricevere da Himmler e da altri capi della Gestapo. barattò la vita di decine di migliaia di persone contro centinaia di migliaia di dollari che si faceva mandare dai suoi amici americani. Una volta conclusa la transazione economica (la Germania era alla disperata ricerca di valuta forte), con il beneplacito del governo di Stoccolma rilasciava passaporti svedesi, organizzando con ogni mezzo (treni, autocarri della Croce Rossa e persino biciclette e marce a piedi) i trasferimenti verso i porti del nord ove ad aspettare i profughi faceva trovare navi svedesi. Informata dell'attività di Raoul Wallenberg, la Casa Bianca diede via libera per gli aiuti più incondizionati con soldi, materiale di ogni genere e la garanzia del ricovero negli Stati Uniti della gente salvata dai nazisti. Il diplomatico svedese, mettendo sotto il naso dei gerarchi della Gestapo consistenti mazzi di dollari acquistò a Budapest le ville e gli alloggi che potè trovare vuoti, li dichiarò territorio svedese e vi sistemò moltissimi ebrei di ogni età e condizione. Organizzò nel frattempo spedizioni da Stoccolma di cibo e medicine a mezzo di colonne di autocarri che attraversavano la Germania in guerra ricoperti con bandiere gialloblù. Alti membri della Gestapo presero a protestare, ma inutilmente, con Hitler. Sembra persino che una volta Wallenberg potè corrompere i gerarchi nazisti con la promessa dell'invio di una consistente partita di cuscinetti a sfere che in effetti il governo di Stoccolma destinò alla Germania in cambio di 300 bambini ebrei. Il 13 gennaio Budapest fu occupata dall'Armata Rossa e Wallenberg si mise in contatto con il comando delle truppe. Il 17 gennaio, con evidente disprezzo dell'integrità territoriale e diplomatica, lo svedese fu prelevato nel suo ufficio da un gruppo di militari sovietici e da allora è scomparso. Sembra che l'ordine dell'arresto (perché ora si sa che venne arrestato, anche se per errore come ha sostenuto il Cremlino) fosse stato dato da Stalin in persona su proposta di Abakumov. uno dei personaggi del terrore della polizia segreta sovietica. Dopo qualche tempo (occorre ricordarsi che si era ancora in guerra). Stoccolma cominciò a fare ricerche del suo diplomatico chiedendo spiegazioni a Mosca. A una richiesta personale del re di Svezia Stalin ebbe l'impudenza di rispondere con un laconico telegramma: «Le autorità sovietiche non hanno mai avuto niente a che fare con persone eoi nome Wallenberg». In dieci anni la Svezia inviò otto richieste di spiegazioni e ventitré note di protesta, senza ottenere mai una risposta soddisfacente. Nel 1956. durante una visita ufficiale di Kruscev a Stoccolma, il governo svedese pose un ultimatum: o notizie sicure di Wallenberg o il congelamento dei rapporti culturali e commerciali con l'Unione Sovietica. Nel frattempo fu consegnata a Kruscev una petizione della madre del diplomatico, un volume di microfilm con le firme di quattro milioni di svedesi che avevano scritto a Stalin chiedendo la liberazione di Wallenberg. nonché la copia delle note inviate a Mosca sull'argomento dai governi degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna. Quattro mesi dopo la visita. Mosca comunicò ufficialmente che «una persona di nome Raoul Wallenberg. arrestata per errore, era morta nel luglio 1947per un attacco cardiaco nel carcere della Lubjanka». Alla richiesta della famiglia di avere le spoglie. Mosca comunicò che il corpo era stato cremato. Si ha ragione però di ritenere che Mosca abbia men¬ tito e menta ancora. Ex prigionieri ungheresi, polacchi, tedeschi e cecoslovacchi, riusciti a raggiungere in un modo o nell'altro l'Occidente, hanno raccontato di avere incontrato nel campo di concentramento un diplomatico svedese arrestato a Budapest alla fine della guerra. Le rivelazioni, indubbiamente veritiere, hanno avuto come conseguenza ripetute note di Stoccolma a Mosca, ben quindici in tutto, alle quali è stato sempre risposto che Wallenberg era morto. Altra versione Col tempo i sovietici hanno cambiato qualcosa: ad uccidere Wallenberg sarebbero stati i fascisti ungheresi negli ultimi giorni del conflitto, per vendicarsi di cosa aveva fatto a favore degli ebrei. D'altra parte, i racconti degli ex prigionieri concordano non solo su diversi dettagli della prigionia, ma anche sul modo come Wallenberg ha raccontato loro il suo arresto. Aveva chiesto al comando dell'Armata Rossa di potersi muovere liberamente per rifornire di cibo i suoi protetti, ma fu isolato in uno stanzone d'una caserma. Il 20 gennaio venne trasferito per aereo a Mosca e consegnato al Kgb. Accusato di spionaggio, venne condannato a 25 anni di carcere e destinato a un campo di lavoro del Nord della Siberia. L'ultimo che ha parlato di lui è un ungherese, ora in Israele, che cosi ricorda Wallenberg: «Dopo trent'anni di carcere, aveva lo spirito intatto e il suo corpo noti denunciava le sofferenze patite'. Se per Mosca la questione è chiusa, non lo è per Stoccolma. E soprattutto non lo è stata mai per la mamma di Raoul, morta in questi giorni a 89 anni, dopo avere dedicato tutte le sue forze e il suo patrimonio alla ricerca di notizie sul figlio. E' di questi giorni una rivelazione del tutto tragica e sconcertante. Nel '73. attraverso conoscenze, la mamma di Raoul riuscì ad arrivare fino a Kissinger, chiedendo il suo aiuto. I collaboratori dello statista americano, raccolta un'ampia documentazione su cosa aveva fatto Wallenberg per gli ebrei, prepararono una nota per l'ambasciata americana a Mosca con l'ordine di fare «energiche pressioni sul governo sovietico per la liberazione dello svedese, certamente ancora vivo». Erano i giorni del Vietnam e dell'atteggiamento antiamericano del governo svedese. Per le strade di Stoccolma. Palme, allora primo ministro, faceva fiaccolate contro gli Stati Uniti a braccetto dei delegati del Nord Vietnam. Kissinger, furibondo con gli svedesi (richiamò persino l'ambasciatore) non autorizzò l'azione a favore di Raoul. La nota per Mosca, già sulla banda telex, fu annullata. E' stata ora ritrovata negli archivi del Dipartimento di Stato con la parola «disapproved» e la firma di Henry Kissinger. Mentre Stoccolma continua a protestare, e mentre pacchi di firme vengono regolarmente inviati a Mosca chiedendo la verità, le speranze d'un ritorno in patria di Raoul Wallenberg si stanno ulteriormente affievolendo. Ma in Svezia si crede ancora fermamente che sia vivo e che solo il puntiglio sovietico ne impedisca la liberazione. Al Cremlino, dicono coloro che sono iniziati alla questione, sull'affare Wallenberg ci sono documenti molto compromettenti per parecchi degli attuali dirigenti sovietici. Fino a che non moriranno o non saranno estromessi, il mondo occidentale non potrà mai sapere la sorte del diplomatico. Walter Rosboch