Berlinguer: «Sono possibili maggioranze senza il pci» di Francesco Santini

Berlinguer: «Sono possibili maggioranze senza il pci» Da Napoli, decretata la fine della politica di unità Berlinguer: «Sono possibili maggioranze senza il pci» Pur di evitare le elezioni - Ma, ha aggiunto, «non sta a noi suggerirle» - Rivelati i colloqui dell'ultimo vertice di giovedì con la de DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — Enrico Berlinguer, nel pieno di Una crisi di governo «tortuosa e convulsa», decreta a Napoli la fine della politica di unità nazionale. Torna all'opposizione e con toni gravi lancia ai democristiani e ai socialisti un'ultima sfida: "Sono possibili maggioranze senza il pei, non sta a noi suggerirle. Non ci si dica però che non c'è altra soluzione se non le elezioni anticipate. Non ci possono chiedere di sottostare a ricatti, di subire tracotanze, abbiamo dimostrato di non essere né rigidi né faziosU. Al cinema Metropolitan, zeppo di locandine rosse e blu di Superman, c'è molta attesa per questo discorso della domenica. Una domenica bVersa per Napoli che lega il suo sedicesimo congresso ad una pagina «chiave» della politica italian. La sala tace, attenta, in suspense. Un sorso di tè e Berlinguer riprende: «E' stato l'ineffabile • Donat-Cattin, vice segretario democristiano, a rivelare l'intenzione che le elezioni anticipate sono coltivate al vertice del suo partito'. Un discorso di due ore, dal quadro internazionale al nodo italiano, al tema di Napoli e del Mezzogiorno. Tredici milioni di voti passano all'opposizione perché «è molto meglio per gli interessi della collettività che al posto di questa maggioranza larga ma inerte e vuota ci sia un governo sorretto da una maggioranza magari più ristretta con un'opposizione che esercita il suo roto di critica e di controllo, di stimolo e di proposte costruttive: un ruoloche, trattandosidelpci, nessuno può mettere in dubbio che si esplicherebbe sul terreno del pieno rispetto delle regole democratiche e delle norme costituzionali». In sala si respira il clima delle elezioni. Berlinguer costruisce il lungo discorso per gradi. Descrive i passaggi della crisi, ne fa la storia, infine, d'improvviso, una rivelazione: svela, con battute rapide, il colloquio avuto con Zaccagnini, la notte di giovedì, a Montecitorio. Fu in quell'incontro che, commentò poi Craxi, si decise di far fallire La Malfa, caduto, nell'allegoria del segretariosocialista, «a causa di chi ha voluto sfare di notte quello che veniva fatto di giorno*. Dice Berlinguer: » Abbiamo chiesto l'incontro, giovedì notte, con la delegazione democristiana per chiarire l'opposizione de a tutte le nostre proposte. Il primo quesito è stato: "Perché vi opponete ad un governo di coalizione democratica?". De — Ci sono ragioni internazionali che non è il caso di approfondire. Pei — No, approfondiamole! Le preclusioni vengono forse da un governo straniero?^ tal caso non potremmo tollerarle! De — No, nessuna preclusione diretta di governi stranieri: è la situazione internazionale che si sta acutizzando. Pei —Proprio per questo il quadro italiano richiede un governo unitario, di maggior, compattezza. A giudizio del segretario comunista la democrazia cristiana non è pronta a «fare il passo» con il pei. Non può accettare la collaborazione dei comunisti al governo perché deve tener conto «degli umori degli uomini e degli elettori e non è disposta a pagare alcun prezzo». Riprende il racconto. Pei — Date allora un appoggio esterno al tentativo di La Malfa se non volete in alcun modo stare con il pei. Potreste far cadere La Malfa quan dvorrete. De — E' indispensabile la nostra inamovibilità dal governo. Pei —Perché non accettate allora gli indipendenti di sinistra? De — Il giorno che decidessimo di collaborare con i comunisti preferiremmo farlo direttamente. Berlinguer ha ripreso rievocando una sequenza di no democristiani, ad ogni proposta, anche a quella di collab Dare «per i cast difficilissimi delle giunte della Calabria e della Campania». Poi altri no. «Infine — con tono calmo ha detto — ci hanno invitato a restare nella maggioranza: questo è troppo — ha gridato —, vogliono sequestrare i nostri voti e la nostra libertà di decisione». Nel silenzio ha domandato: «Come può la democrazia cristiana pretendere che noi restiamo docili e tranquilli nella maggioranza? La sola spiegazione possibile è che la de vuole costringerci a farle da sgabello, a subire tutto, senza darci alcuna garanzia». Berlinguer respinge la consultazione elettorale, nell'interesse del Paese, ma anche «se dolessimo guardare soltanto a ragioni di partito, tutti sanno ette le elezioni parziali, da un anno in qua, indicano una flessione dei nostri voti, nella parte fluttuante del nuovo elettorato». E' a Napoli che più gravi sono le preoccupazioni del pei dinnanzi all'ipotesi dello scioglimento delle Camere e nessuno ha interrotto il segretario. La platea si è mostrata aggressiva quando Berlinguer parlava dei socialisti e più paziente quando il richiamo era per i democristiani. Un solo commento, gridato dalla galleria del cinema Metropolitan, l'ha infastidito. Ripercorreva le cappe dell'«offensiva ideologica» del psi sul tema del leninismo. Dal fondo si sono scagliati contro «Craxi, sempre il solito Craxi». E Berlinguer: «Non mi piace questo modo di fare perché non dobbiamo esasperare gli animi, compagni, nei confronti dei socialisti». Nessun richiamo, invece, a «ladri; mariuoli», urlato dalle ultime file quando Berlinguer accusava la de napoletana. Su Napoli s'è articolata l'ultima parte del discorso. Lo stato del partito, la vivacità del dibattito al congresso, «con spirito critico — ha detto — come è bene che si continui a fare». Ha denunciato i difetti e i limiti dell'esperienza comunista partenopea. Ha parlato di «insufficienze soggettive». Dal fondo, qualcuno ha tentato: « Viva Valenza», avviando un applauso per il sindaco. Una voce non raccolta nel grande cinema Metropolitan. Francesco Santini

Luoghi citati: Calabria, Campania, Napoli