Il sole non può risolvere i nostri problemi

Il sole non può risolvere i nostri problemi I possibili impieghi dell'energia solare nei Paesi in via di sviluppo Il sole non può risolvere i nostri problemi VARESE — Oltre trecento studiosi, amministratori pubblici ed operatori economici di novantadue nazioni (Africa Equatoriale, Sud America, Sud-Est asiatico) partecipano a Varese, negli splendidi locali della villa Ponti, ad una conferenza sull'impiego dell'energia solare nei Paesi in via di sviluppo. Il convegno, organizzato per iniziativa della Comunità europea, e in particolare dal centro di ricerche di Ispra, si propone di fare il punto sullo stato attuale e indicare le grandi linee dell'azione futura da svolgere nel promuovere lo sviluppo di «tutte» le energie alternative, o rinnovabili, di fronte al consumo dei combustibili fossili, carbone, gas naturale e soprattutto petrolio. Nel momento stesso in cui gli Stati dell'Opec aumentano ancora il prezzo dell'oro nero (e dopo i fatti dell'Iran ciò era fin troppo prevedibile) e mentre in pari tempo il fabbisogno totale d'energia nel mondo continua a crescere, è sempre più necessario — come ha ricordato il commissario Cee per la ricerca e l'energia Guido Brunner ed ha riconosciuto il nostro ministro Antoniozzi — giocare contemporaneamente su tutte le tastiere. Una cosa va detta. Allo sta¬ to attuale della tecnologia disponibile l'uso dell'energia solare diretta non può certamente supplire alla minacciata e progressiva carenza dei combustibili fossili, né rendere superflua la «scelta nucleare» già troppo a lungo dilazionata. In particolare per quanto riguarda la produzione in scala massiccia di energia elettrica, la più usata nell'industria e la più versatile, non sembrano aprirsi prospettive consistenti e le stesse intraprese in corso (ad esempio la centrale solare da un megawatt in costruzione ad Adrano in Sicilia ad opera della Cee) non vanno al di là d'un valore puramente sperimentale o al più di impianto-pilota. Anche la conversione diretta delle radiazioni solari in corrente elettrica (cellule fotovoltaiche) non può servire che ad usi del tutto eccezionali, ad esempio nei satelliti artificiali, per un semplice problema di costi. L'energia solare, diluita e poco concentrata com'è per sua natura, distribuita variamente durante le stagioni e lungo la giornata, e riducentesi a zero nelle ore notturne, può soddisfare tutt'al più, secondo calcoli ancora ottimistici, un cinque-sei per cento del fabbisogno mondiale d'energia. Ma que¬ sta percentuale, dalla quale siamo tuttora lontani, è pur sempre qualcosa e, insieme a tutte le altre fonti, non va trascurata. Ecco quindi lo sforzo rivolto dalla Comunità europea per promuovere le ricerche in questo settore che potrebbe anche avere sviluppi non prevedibili (non è questione di fantascienza, le tecnologie possono migliorare e si possono fare scoperte rivoluzionarie, si pensi soltanto ai ventilati, avveniristici piani di giganteschi collettori in orbita) e che soprattutto permette un impiego dell'energia solare in compiti altrimenti trascurati (per esempio nell'agricol- tura e nell'irrigazione dei Paesi meno sviluppati, dall'India al Sahel) dove una larga parte del fabbisogno energetico per un'economia di villaggio viene soddisfatta dalla legna e dal concime animale. In pratica la ricerca Cee è incentrata sull'utilizzazione dell'energia solare in campo agricolo per pompaggio, irrigazione, desalinizzazione e. a lungo termine, per la trasformazione delle biomasse. Tutto ciò è suscettibile di un incremento notevole e può sollevare visibilmente — molto al di là di quanto lascerebbe supporre un semplice calcolo globale del consumo energetico — la situazione economica di Paesi nei quali una endemica povertà di risorse si accompagna ad un'esplosione demografica con conseguenze non prevedibili. Contribuendo a questo sforzo, attraverso la ricerca scientifica, l'applicazione tecnologica (in particolare, più redditizi sistemi di stoccaggio), la collaborazione operativa, la standardizzazione degli strumenti di rilevamento e delle metodologie e mediante piani comuni per progetti integrati, la Cee pone le premesse per uno sviluppo complessivo dei programmi energetici mondiali. Ricerche di questo genere permetteranno altresì (vedasi il progetto Habitat in corso di completamento ad Ispra) di avviare al traguardo dell'economicità anche l'impiego dell'energia solare nei paesi medio-temperati per la climatizzazione, il riscaldamento e i servizi sanitari e domestici nelle abitazioni private, negli istituti scolastici, ospedali e così via. Anche qui non c'è da farsi illusioni, ben difficilmente arriveremo a scaldare con il sole estivo le nostre case dai rigori del freddo invernale. Ma — unitamente all'importantissimo risparmio ottenibile nei nuovi edifici da costruirsi con severi criteri di isolamento termico, pareti, tetto, infissi ecc. — è anche questo un settore che può progredire e rivelarsi prezioso in circostanze e zone particolari. E i paesi altamente sviluppati dell'Europa potranno dare un validissimo contributo in capacità e in prodotti tecnici ai paesi della fascia equatoriale, che non hanno petrolio e hanno invece molto sole. I benefici, perché l'aspetto economico di ogni iniziativa resta sempre in ultima analisi decisivo, in ogni tempo e in ogni paese, si faranno sentire anche nella «vecchia» Europa. Umberto Oddone

Persone citate: Antoniozzi, Brunner, Umberto Oddone