Figure e fatti di Susanna Marzolla
Figure e fatti Sono arrivati a Milano dalle regioni settentrionali e centrali Duecentomila a Piana del Duomo per la sciopero dai metalmeccanici La manifestazione è durata tre ore - Novecento pullman hanno trasportato i lavoratori nel capoluogo lombardo • Hanno parlato i tre segretari del sindacato unitario NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE MILANO — Slogan, fischi, tamburi, striscioni, bandiere rosse. E un mare di gente, di lavoratori. Per oltre tre ore il centro di Milano è stato invaso dai metalmeccanici. Sei cortei attraverso la città, comizio finale in piazza Duomo dei tre segretari nazionali della Firn. Bentivogli, Galli e Mattina. Decine di migliaia, quasi duecentomila, secondo le stime sindacali: alla vigilia della ripresa delle trattative per il contratto i metalmeccanici sono riusciti a dare una grande prova di forza. La mobilitazione comincia di prima mattina. Novecento pullman e otto treni straordinari sono arrivati dal Veneto, dal Piemonte, dalla Liguria, dalle Marche. dall'Emilia, dalla Toscana. La manifestazione è interregionale: otto ore di sciopero: quattro invece, per i lavoratori di Milano e. provincia. Per solidarietà gli addetti alle autostrade hanno scioperato dalle 6 alle 8. In piazza ci sono anche molti studenti invitati dalle leghe dei disoccupati e dagli stessi lavoratori; ci sono rappresentanti di altri sindacati; i cortei sono lunghi, vivaci, e molto compatti. «Era da tempo che non si sentivano gridare tanti slogan-, dice qualcuno. Non è solo «contrattocontratto» cadenzato a gran voce. Sono in maggioranza slogan contro il padronato, contro il governo. «E' ora è ora di cambiare, la classe operaia deve governare-: è la parola d'ordine che percorre tutte le manifestazioni, con la valenza «il pei deve governare- dove il partito comunista ha le maggiori rappresentanze. L'accavallarsi del contratto con la prossima (quasi certa) scadenza elettorale è stato chiaro negli interventi degli oratori. «C'è chi vorrebbe — ha detto Mattina — che noi rinviassimo a dopo le elezioni le trattative per il contratto. Sarebbe troppo comodo. Noi non vogliamo dare spazio a chi vorrebbe ripetere un nuovo '68. Le nostre lotte — ha aggiunto — serviranno a riportare al centro dello scontro elettorale i problemi più vivi e drammatici del Paese-. Prima di lui Bentivogli aveva detto che «questo governo nasce morto. Con la nostra piattaforma vogliamo portare avanti una linea di condizionamento die parte dalla fabbrica e si allarga a tutte le scelte di politica industriale-. Duramente criticato il «no» della Confindustria sul problema del controllo degli investimenti. L'ultima parola è spettata a Pio Galli: « Vogliamo sapere — ha detto — se il padronato vuole la linea della chiusura o se invece si farà strada una riflessione die crei le condizioni per uno sbocco rapido e positivo della vertenza. Siamo alla resa dei conti. Il padronato sappia che non ci sarà da parte nostra alcuna ritirata, non sfuggiremo allo scontro». «Lotta dura senza paura» gli ha risposto la piazza. C'era anche l'ironia e la fantasia, come i pupazzi di cartapesta raffiguranti Andreotti. Carli, Gianni Agnelli e Pandolfi preparati dagli operai della Fiat Mirafiori. O come lo striscione con il faccione di Andy, il personaggio dell'Altra Domenica, che diceva «no buono» alle «svendite del contratto». C'era anche la pioggia, che a metà della manifestazione ha cominciato a cadere inclemente. Bandiere e striscioni sono diventati ombrelli, ma nessuno se n'è andato. Poi, con l'oratore che ricordava: «I metalmeccanici resisteranno sempre un minuio più del padrone» e con il suono dell'Internazionale, la manifestazione si è sciolta. La coda dell'ultimo corteo era riuscita a entrare ir/ piazza solo da pochi minuti. «Siamo forti. Se qualcuno aveva dubbi sulla nostra unità, sulla nostra combattività oggi ha avuto la risposta-, commentava un lavoratore. Una risposta di massa, senza dubbio, ma proprio dalle sue parole traspare il senso di incertezza che aveva pesato anche su questa manifestazione. Nessuno dimentica le difficoltà in fabbrica, il disimpe-i gno e il qualunquismo che hanno fatto capolino nelle assemblee, i molti dubbi che ancora adesso accompagnano la piattaforma. «Ho paura — diceva un altro operaio — che questa manifestazione, bella, forte, sia solo un rito. I problemi, le difficoltà, invece restano». E un impiegato di Genova: «C'è sfiducia, manca la partecipazione-. Dice un lavoratore di Milano: «Stamattina era quasi inutile fare un picchetto. Non si sono presentati neppure i crumiri più accaniti». Un altro: «Questo sciopero è stato sentito. Da tempo tra gli operai non si registrava una simile carica di tensione». Dice ironicamente un lavoratore di Torino: «Molto merito ce l'hanno anche i padroni che hanno scelto la linea della contrapposizione dura, anche sui problemi aziendali». E il fatto che forse presto ci saranno le elezioni? «Certo, conta anche questo. La classe operaia vuol dire la sua sul governo e su tutti i problemi del Paese. La campagna elettorale non la faranno solo i partiti. La faremo anche noi. con le nostre lotte». Susanna Marzolla Milano. Piazza Duomo gremita dalle migliaia di metalmeccanici durante il comizio dei segretari
Persone citate: Andreotti, Bentivogli, Carli, Galli, Gianni Agnelli, Pandolfi, Pio Galli
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